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Magistratura: il rispetto si conquista con l'imparzialità

di Gianfranco La Grassa - 23/02/2008

 

C’è da rimanere stralunati. Il Csm ha deciso di trasferire De Magistris, di fargli cambiare “mestiere” (non potrebbe più esercitare le funzioni di Pm); ciò perché ha leso la dignità degli indagati, non è stato diligente nel suo lavoro (in effetti, ha tentato di indagare perfino su Prodi; scarsissima diligenza nel prestare attenzione alla parte politica cui questi appartiene!). Anche la continua pubblicità e fuga di notizie gli viene in qualche modo addebitata. Ci si ricorda, intanto, di Mani pulite (dell’altro secolo, ma non di un secolo fa)? Rispettava talmente la dignità degli indagati che alcuni di loro si sono perfino suicidati (fra cui il presidente dell’Eni); quanto alla fuga di notizie – in specie tramite il “Corrierone”, giornale principe dell’establishment italiano – tutti si ricordano bene quanto era favorita da “mani ignote” (ma che certamente avevano accesso ai Tribunali). Basta tuttavia tornare a tempi più recenti: ad esempio, alle indagini su Tronchetti, ampiamente diffuse quando si cercava di sfilargli la Telecom a poco prezzo; o anche soltanto a qualche mese fa, ai tentativi di nuova incriminazione di Berlusconi, alle indagini sulle raccomandazioni a favore delle “vallette” (notizie apparse su giornali dei “soliti noti” industrial-finanziari, sempre schierati con il centrosinistra). Tutto questo nel mentre mai decollano le indagini sullo scandalo che dovrebbe infine investire come un tornado i vertici regionali e comunali campani.

Dopo queste belle prove, si invoca il rispetto verso la magistratura. Mi dispiace, più che altro questa incute paura; e ancor più paura fa la politica incapace – perché tutti hanno la coda di paglia – di contrastare finalmente, senza arroganza né prepotenza, questo “terzo potere” piuttosto fuori registro. Perfino i giornali di destra, anche il più berlusconiano, hanno attaccato i due (anzi tre con quello di Potenza) magistrati “non in linea”, i vari De Magistris, Forleo, ecc. In ogni caso, il rispetto non si chiede, si conquista assumendo una regola di vero equilibrio, di equidistanza dalle varie parti in causa, di uso dello stesso peso e misura in ogni occasione. Sembra incredibile che nessuno alzi la voce per ristabilire i criteri normali di una giustizia normale; non certo infallibile, ma che appaia – almeno alla superficie dei fenomeni – imparziale. Non serve a nulla, ma comunque dichiariamo senza veli la nostra preoccupazione per le sorti di un paese dove tutto sembra affidato a chi ha più forza, e anche faccia tosta nel “predicare bene”.

C’è stata una speranza di rigenerazione “morale e intellettuale”, ma tanto tanto tempo fa; e poi è stata molto enfatizzata e gonfiata ideologicamente. Da almeno 40 anni siamo ormai in discesa pressoché continua, con una accelerazione negli ultimi tempi. La storia non è però “finita”; insistiamo nel denunciare tutte le storture.