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Un convegno ai Lincei riesamina gli archivi del Sant’Uffizio

di Marco Guidi - 23/02/2008

Fonte: Il Messaggero

  
In occasione del convegno intitolato A dieci anni dall’apertura dell’archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede: storia e archivi dell’Inquisizione, Marco Guidi intervista lo storico Adriano Prosperi sul ruolo dell’Inquisizione durante l’età moderna. Nell’articolo si toccano temi quali la repressione da parte della Chiesa della stregoneria e dell’eresia, i processi contro ebrei e musulmani, i conflitti fra morale cristiana e medicina. Dallo studio della nuova documentazione emerge che nei processi contro le streghe l’arbitrio degli inquisitori viene molto limitato all’inizio del XVII secolo con la conseguenza che le condanne diventano rare, mentre se si era accusati di eresia, crimine accomunato alla lesa maestà, le probabilità della condanna erano altissime.

Quello che si terrà a Roma, all’Accademia dei Lincei dal 21 al 23 febbraio prossimi non è soltanto un convegno e un dibattito tra storici della Chiesa, archivisti, studiosi di teologia. Il titolo spiega tutto: “A dieci anni dall’apertura dell’archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede: storia e archivi dell’Inquisizione”. La parola Inquisizione risveglia nella mente del profano immagini di torture, di giudici feroci, di processi sommari. In realtà, come vedremo, le cose furono molto diverse. Ma non è tutto, quello che colpisce, anche solo esaminando il calendario dei lavori, è la vastità dei problemi, in gran parte ancora di attualità oggi che verranno dibattuti. Ma converrà prendere le mosse dall’inizio. Dieci anni fa, quando prefetto per la Congregazione della Fede era Joseph Ratzinger fu deciso di aprire agli studiosi gli archivi dell’Inquisizione romana. Archivi operanti dal 1593, ma che in realtà contengono documenti risalenti agli anni 40 del XVI secolo. Si tratta di verbali di riunioni del Sant’Uffizio, di documenti che riportano interrogatori, sentenze, ordini, decisioni, analisi teologiche, giuridiche e scientifiche.
In questa massa immensa di documenti appaiono ovviamente i processi per stregoneria, quelli per eresia. Ma anche, e qui sta forse la parte più attuale del convegno, vengono analizzati i rapporti dell’Inquisizione con ebrei e musulmani. E anche le ricerche, durate secoli e ancora in corso, sui conflitti tra morale e medicina. In altre parole si esaminano le posizioni della Chiesa sull’aborto, sui problemi di quando il feto diventa persona, di quando anima e corpo si uniscono. Naturalmente queste sono solo parti del convegno. Altri temi, dall’agire dell’Inquisizione nel Medioevo, in Spagna, dei rapporti con i riti usati tra i convertiti dell’India o della Cina, i rapporti con le donne...
Sui temi del convegno abbiamo parlato con il professor Adriano Prosperi, docente alla Normale di Pisa e relatore del convegno. E da questa conversazione sono apparse cose, se non nuove per gli studiosi certamente per i lettori normali. La prima riguarda i processi alle streghe. «Possediamo verbali preziosi di processi», dice Prosperi. «Ne cito uno per tutti, quello contro una “strega” toscana del XVII secolo, Caterina da Volterra. Imprigionata, torturata dall’inquisizione di Pisa, il suo caso fu spedito a Roma che decise che non esistevano prove consistenti per condannarla e ne ordinò la liberazione».

Quindi non è vera la leggenda che tutti i processi finissero male per gli inquisiti?
«No, anzi emergono fatti interessanti. Già agli albori del XVII secolo furono emanate istruzioni nuove sulle indagini per stregoneria. Istruzioni che imponevano la raccolta di prove certe, l’esistenza del corpus delicti, (ad esempio se una strega era accusata di aver fatto morire dei bambini si doveva verificare se si trattasse di morti inspiegabili o riconducibili a cause naturali) e si vietava di perseguire le sospette in base a prove dovute alla superstizione: bamboline perforate da aghi, filtri, gatti che la seguivano in modo inspiegabile... Le grandi stragi di streghe sono databili alla seconda metà del 400-inizi del 500. Pensi che Carlo Borromeo, che voleva usare le maniere forti nei riguardi di donne della sua diocesi, quella di Milano, fu bloccato dal no della Congregazione romana. Insomma, assistiamo al distacco tra le pratiche di giustizia e superstizioni e pregiudizi locali».

Le cose erano diverse nei casi di eresia?
«L’eresia era considerata un crimine eccezionale, un crimine di lesa maestà. Allora bastava un solo testimone, si raccoglievano le delazioni dei famigliari...». [...]

Sono interessanti anche i rapporti con gli ebrei e i musulmani...
«Quella degli ebrei era (salvo in Spagna e in Portogallo) una condizione tollerata. Perché gli ebrei sono testimoni della verità anche se non la accettano, perché possiedono la Bibbia. Certo, esistevano i ghetti, il controllo dei loro libri. Poi c’erano posti come Venezia o Livorno dove esistevano legislazioni speciali, ancora più tolleranti. Le cose erano diverse per i musulmani, che non avevano diritto di presenza in terra cristiana. L’Inquisizione vietava i commerci con musulmani ed eretici. In realtà le cose andavano diversamente».

[...] Qual era la posizione della Chiesa nei confronti del feto? Quando era considerato persona?
«Nel 1620 nuove teorie, dovute al progresso scientifico, sostituiscono quelle medievali, che riguardavano la coincidenza dell’anima con il corpo (nel Medioevo erano 40 giorni per il maschio e 80 per la femmina). Si considera che l’anima immortale si unisce al corpo già dal terzo giorno del concepimento. Da qui cambia la posizione sull’aborto [...]».

Ci sono poi altri problemi di grande interesse, come le discussioni sull’uso della confessione da parte di sacerdoti per sedurre le donne, sulle pratiche popolari folkloristiche di fede, fino al culto di santi locali, immagini che piangono... Insomma, una massa di materiale che, a ben vedere, non parla solo della Chiesa e della sua storia, ma di quella di intere società e dell’evoluzione di tutto l’Occidente.