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L'altra Cuba, quella che estimatori e detrattori ideologici non considerano

di Mauro Maggiora - 25/02/2008

       

 

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Fidel Castro lascia la presidenza di Cuba, abdicando in favore del fratello Raul.
La demonizzazione, il paradigma della tirannide e dell’assolutismo oppure la mitizzazione che si perpetua, Davide contro Golia, il paradiso del socialismo più che reale.
E’ evidente che un paese di 11 milioni di abitanti, dall’importanza geopolitica pari allo zero assoluto, privo di fonti energetiche, privo di  minerali di valore, assolutamente innocuo ed isolato, in un’area assolutamente “periferica” rispetto al nuovo ordine mondiale, può diventare la rappresentazione del male solo nella delirante ed autistica logica della politica estera statunitense.
Che infatti reitera l’assurda, ottusa ed inumana pratica dell’embargo, che affama i popoli e rafforza la propaganda del regime, Cuba o Iraq poco cambia. Paradossalmente l’embargo ha generato il Fidelismo, come dicono i cubani. Cuba può minacciare solo sè stessa.
Per contro, chi scrive vorrebbe evitare la trita carrellata oleografica della scuola e della sanità cubana. Il limite più insopportabile per i cubani è quello della libertà di movimento e di espatrio, molto più delle censure e della mancata libertà di stampa e di opinione.
Ma Cuba è altro. Cuba è l’esempio massimo della decrescita, della desacralizzazione del consumismo, premessa del capitalismo e della globalizzazione.
Todo sirve todo se recupera”, recitano i cartelli sulle strade dell’isola.
Ogni oggetto, ogni supporto dell’esistenza vive, si rigenera, si esaurisce dopo una serie interminabile di cicli.
I “bricoleurs” cubani riparano ogni cosa: frigoriferi sovietici, biciclette antelucane, auto secolari. Il modernariato base primaria dell’economia cubana.
L’antidoto allo spreco, all’abuso di energia, propedeutico alla dannata società dei consumi. L’ambientalismo ante-litteram, le oasi naturali, la barriera corallina intonsa, l’ambiente preservato giocoforza, quasi inavvertitamente, come effetto indotto dalla negazione dello spreco e del superfluo.
Si prefigurano scenari apocalittici in caso di una “nordamericanizzazione turistica” per la Cuba naturalistica, quella di cui si parla poco. La Cuba antitetica al feticismo del consumo, che purtroppo inizia a scricchiolare, a dire il vero. L’elemento più puro che si potrebbe estrapolare e valorizzare, il senso profondo della decrescita.
Se solo abbandonassero il feticcio del marxismo e dessero libertà di opinione e di dissenso...