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Kosovo: una menzogna che dura da 10 anni

di Gian Carlo Caprino - 25/02/2008


 

Nel giugno 2001 comparve un articolo sul "Corriere della Sera", a firma Francesco Cossiga, che affermava come, già nell'autunno 1998 dopo la caduta del governo Prodi, la diplomazia USA avesse fatto pressioni sul governo e il parlamento italiani affinché non vi fossero elezioni anticipate poiché servivano le basi di NATO di Aviano per bombardare il territorio serbo, avendo la Grecia (più vicina al teatro operativo) rifiutato le proprie basi. Per tal motivo Clinton ci chiedeva continuità di governo, non potendoci noi italiani consentirci un buco normativo di alcuni mesi per la campagna elettorale.

Massimo D'Alema, sotto il governo del quale si svolsero gli sciagurati bombardamenti "umanitari", confermò, pubblicando anch'egli un articolo ancora sul "Corriere", la versione data da Cossiga, aggiungendo che, nell'autunno 1998, era già stato dato al comando generale NATO lo "Activation Order" per un prossimo bombardamento NATO sulla Serbia, a data da destinarsi.

I successivi "colloqui" di Rambouillet, del febbraio 1999, furono quindi una squallida farsa, in cui il governo serbo non aveva nessun margine di intesa, in quanto quello che gli USA e la NATO volevano in realtà era la caduta cruenta di Slobodan Milosevic (lo stesso Milosevic che appena un anno prima era uno dei garanti dei trattati di Dayton sulla Bosnia), non la fine della repressione della guerriglia in Kosovo. Ma come provocare il fallimento di Rambouillet? Se ne incaricò Madeleine Albright, segretario di Stato agli esteri del governo Clinton, imponendo alla commissione serba di firmare, se non volevano essere bombardati, un dispositivo (noto come "Annex B") che prevedeva l'ingresso in tutta la repubblica federale jugoslava, e non solo in Kosovo, delle truppe NATO senza restrizione alcuna e senza dover chiedere alcun permesso alle autorità federali su dove porre le loro basi.

Naturalmente nessun governo avrebbe mai potuto accettare tale diktat, come ammise sommessamenta anche Lamberto Dini, allora nostro ministro degli esteri; così i bombardamenti poterono incominciare, naturalmente a causa dell'"ostinazione" dei serbi che non avevano voluto "trattare".

La guerra contro la Serbia fu quindi un atto ostile e deliberato contro il regime di Milosevic ed il suo nazionalismo, non una reazione alla presunta "pulizia etnica" che tale regime avrebbe avuto in animo nei confronti del kosovari albanesi. Milosevic ed il suo regime dovevano cadere ed egli doveva essere trascinato in un tribunale speciale per i crimini di guerra (costituito apposta in Olanda dagli USA, ma mai riconosciuto nei confronti dei propri soldati), mentre il croato Tujiman ed il bosniaco Itzebegovic, le cui truppe avevano anch'esse commesso crimini bellici, dovevano essere del tutto risparmiati dalle indagini internazionali

Ma la guerra e la situazione che ne seguì non fu solo questo, fu un atto ostile verso verso tutto il popolo serbo, come vedremo.

Se infatti l'ostacolo alla pacificazione della regione balcanica era legato alla presenza ingombrante di Milosevic, si deve notare che questi, politicamente prima e fisicamente poi, non ha avuto più alcun peso in Serbia sin dall'ottobre 2000; i governi e le presidenze che si sono succedute in più di 7 anni da quella data sono stati assolutamente filo occidentali e democratici, pronti al compromesso per il Kosovo, ai cui leaders dell'UCK avevano offerto un'amplissima autonomia amministrativa, molto simile ad una vera sovranità.

Perché, allora, in tutti questi anni i governi europei della NATO, partecipanti all'occupazione del Kosovo, non hanno spiegato all'UCK che quello era territorio serbo da secoli, che vi era una risoluzione ONU (la 1244) che lo riaffermava, che un'eventuale secessione, giustificata solo su basi etniche, sarebbe stata improponibile sul piano del diritto internazionale?

Perché non hanno spiegato che non vi era più nulla da temere da parte delle nuove autorità serbe in termini di buona volontà e di democrazia per una reale integrazione tra le due comunità, che comunque loro (tramite la NATO) sarebbero rimasti a sorvegliare ancora per molto che la ripresa della sovranità serba si svolgesse nel miglior modo possibile per la componente albanese del Kosovo?

Perché non hanno spiegato all'UCK che, se per assurdo si fosse legittimata la secessione del Kosovo, la NATO avrebbe dovuto occupare anche, ad esempio, l'Irlanda del nord, i Paesi baschi e la Corsica, per appoggiare le altrettanto "legittime" richieste di indipendenza dai governi centrali?

Nulla di tutto questo è accaduto; i governi europei, in 7 anni, si sono limitati ad "auspicare" negoziati diretti tra le parti, ben sapendo che gli USA avevano promesso, sin dal 1999, l'indipendenza alla componente albanese del Kosovo, indipendenza che sarebbe stata imposta con l'immenso arsenale militare americano, contro un'improbabile reazione della Serbia, ancora dissanguata dai 78 giorni di bombardamenti americani partiti da Aviano.

Si sono lavati le mani della questione, insomma, decidendo di non decidere e lasciando tutta l'iniziativa nelle mani degli USA.

Si è così giunti ai giorni nostri, dove un funereo Prodi ed un accigliato D'Alema "prendono atto" ipocritamente degli accadimenti, dopo che 4 governi italiani, il primo dei quali presieduto dallo stesso D'Alema, non hanno mosso un dito per risolvere veramente il nodo kosovaro, pur mettendo a disposizione delle forze d'occupazione ben 2600 uomini.

L'Italia e l'Europa (ad eccezione, forse, della Spagna) non si sono nemmeno adoperati per tentare di ritardare la decisione di forzare la mano da parte di Bush il quale, sentendo odore di fine mandato, ha deciso di accelerare i tempi della secessione, prima che un eventuale Barak Obama rimescolasse le carte e desse ragione ai serbi.

Un'ultima considerazione: le elezioni sono alle porte e spesso si dibatte sulle differenze tra il novello PD e la nuova "cosa" berlusconiana (non ricordo quale nome abbia).

Ebbene, se a posto di Prodi e D'Alema ci fossero stati ieri Berlusconi e Fini, le differenze sostanziali ci sarebbero state, e come!

Avrebbero sicuramente riguardato la mimica facciale: mentre i primi ostentavano, come detto, un'aria da funerale, gli altri avrebbero battuto le mani a Bush come foche ammaestrate, ostentando sorrisi a 64 denti.