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Oceano mare

di Marco Boschini - 25/02/2008

 

Mare

Per la prima volta è stata mappata l’impronta complessiva delle 17 attività dell’uomo sugli ecosistemi marini: la pesca, i cambiamenti climatici e l’inquinamento hanno lasciato un forte impatto sugli oceani. La situazione è allarmante perché gli scienziati hanno dimostrato che più del 40% dell’ecosistema marino è stato profondamente colpito.

Le conseguenze sono maggiori di quelle previste nel Mare del Nord, nel mare cinese del Nord e del Sud, nei Caraibi, nel Mediterraneo, nel Mar Rosso, nel Golfo Persico, nello Stretto di Bering, lungo la costa Orientale del Nord America e in gran parte del Pacifico Orientale. Sembrano escluse le calotte polari, seppur profondamente colpite dallo scioglimento dei ghiacci.

Sono stati colpiti svariati ecosistemi su diversi livelli: lo studio ha rivelato che quasi il 50% delle barriere coralline sono state pesantemente danneggiate. Altre aree interessate dall’impatto umano sono le foreste di mangrovie, le catene montuose sottomarine, le piattaforme continentali e le scogliere rocciose. Gli ecosistemi più vicini alla superficie hanno subito profonde modificazioni non sempre ripristinabili.

A differenza dei precedenti studi incentrati su una singola area geografica o per lo più di un solo fenomeno su scala globale, questo studio dovrebbe guidare lo sviluppo e la gestione futura delle risorse marine, per progettare il trasferimento delle attività ad alto impatto lontano dalle aree più delicate.

I risultati, pubblicati sulla rivista Science, testimoniano una condizione critica ma migliorabile tramite una serie di politiche di tutela ambientale. Istituire delle zone in cui è vietata la pesca, riorganizzare le rotte commerciali marittime e regolamentare lo sfruttamento delle risorse sono solo alcune delle politiche da intraprendere per conservare l’ecosistema marino e permetterne l’utilizzo sostenibile.