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Per Alan Greenspan «è recessione»

di Maurizio Galvani - 27/02/2008

 
La vendita delle case esistenti (comunemente noto come usato abitativo) e il loro prezzo medio sono nuovamente in discesa negli Stati uniti, nel mese di gennaio. Secondo il report pubblicato ieri dalla National Association of Realtors, l'Associazione degli agenti immobiliari, la vendita di case è diminuita dello 0,4% rispetto al mese di dicembre mentre il costo delle abitazioni è sceso del 4,6%, ovvero, è passato da un valore di 210.900 dollari a 201.100. Non c'è stato il tracollo previsto alla vigilia, tuttavia, questo è il valore più basso di vendita delle case dal 1999.

Inoltre si allinea con l'altra pessima notizia - rilasciata alcuni giorni fa - che la costruzione delle single-family (ovvero le villette unifamiliari che sono sempre state il sogno di ogni americano medio) è diminuita del 5% quest'anno, del 34% rispetto al dato diffuso un anno fa e, ben il 60%, rispetto al record di costruzioni raggiunto soltanto due anni fa. Non è meno importante il dato - a dicembre - che la diminuzione è il più basso degli ultimi 17 anni.
Manca poco perché negli Usa si dichiari apertamente da parte dell'amministrazione Bush o da dalla Casa Bianca che il paese è in recessione o in stagflation. Nemmeno nella campagna per le primarie, i singoli candidati si sono spinti a parlarne chiaramente. Sta di fatto che, invece, questo scivolone dei prezzi delle case preoccupa molto poiché dimostra che la crisi dei mutui ha allevato «un esercito» di consumatori poveri. Ad esempio da Abu Dhabi in Arabia saudita, dove si trova per tenere una conferenza, l'ex-presidente della Federal reserve (Fed) Alan Greenspan ha lanciato l'ennesimo allarme «sulla crescita zero statunitense» e parlato chiaramente «di un'eventuale recessione più profonda rispetto alle ultime due precedenti». Alan Greenspan ha ripetuto con nettezza: «i prezzi delle case sono diminuiti e questo dato ha un impatto forte sui consumi privati». Ovvero, non è re più possibile, che il consumatore possa ipotecare la «sua» abitazione per continuare ad avere soldi da spendere.

Il guru Alan Greenspan si scaglia contro l'attuale capo della Fed, Ben Bernanke e chiede interventi più efficaci e continui della banca centrale Usa per stimolare di più l'economia (a metà marzo la Federal reserve potrebbe abbassare il costo del denaro di un altro 50%) mentre oscura il particolare - non è irrilevante - che, durante la sua gestione della Fed, è scoppiata la bolla speculativa immobiliare.
Ieri, tra le altre cose, un annuncio shock. Per colpa degli effetti della crisi dei subprime e dei mutui, la banca statunitense Citigroup dovrà effettuare una ulteriore svalutazione di 12 miliardi di dollari. Altri 4 miliardi di dollari di svalutazioni in bilancio (write-down) li accusa la Merrill Lynch; 3,5 miliardi di dollari li accusa la Lehman Brothers, 3,1 miliardi di dollari la Morgan Stanley e 3,4 miliardi di dollari la JpMorgan. Inoltre la Bear Stearns che ha già denunciato un impatto sul bilancio pari a 1,4 miliardi di dollari. Per tutti questi grandi gruppi è previsto un forte calo degli utili nel corso del primo trimestre di quest'anno.

Intanto, riguardo alla tenuta possibile degli Stati uniti, si diffonde un certo pessimismo. Sulle sorti dell'economia, l'ultimo sondaggio fatto dalla National Association for Business Economics rivela che il 45% (35% un mese fa) degli specialisti ritiene che «il paese entrerà in territorio recessivo già a partire dal 2008». Un altro 55% è, invece, più ottimista e ritiene che «l'economia continuerà a crescere ma a ritmi ridotti».