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Nuovo Iraq: la resa dei conti

di Gabriele Zamparini - 28/02/2008

Fonte: thecatsdream

 

La danza macabra di burattini, vampiri e zombi tra “riconciliazione” e spartizione


Il presidente-fantoccio del Nuovo Iraq, Jalal Talabani, ed il Premio Nobel per la Pace Shimon Peres, presidente israeliano e criminale di guerra, hanno molte cose in comune. "Il modo migliore per risolvere i problemi interni dell’Iraq è ricorrere al federalismo. Perché questo avvenga, sarebbe meglio che l’Iraq fosse diviso in tre regioni federali indipendenti”, ha dichiarato Peres in un’intervista su CNN turca. Talabani ha definito "realistiche" le affermazioni di Peres, aggiungendo che Peres è stato "bene accolto nel Kurdistan iracheno". [Si veda anche il quesito 6 in Il problema è ancora l’Iraq - Parte 2: il Nuovo Iraq degli Stati Uniti – Il quiz]

A Baghdad il governo fantoccio e settario della Zona Verde ha fatto chiudere la sede principale dell’AMSI, l’Associazione degli Studiosi Musulmani dell’Iraq. La Associated Press ha riferito che:

Mercoledì le autorità irachene hanno posto sotto sequestro la sede principale del più influente gruppo clericale sunnita del paese, isolando la zona che si trova nella parte occidentale di Baghdad e accusando l’organizzazione di appoggiare al-Qaida in Iraq. Il gruppo, l’Associazione degli Studiosi Musulmani, si è opposto a lungo alla presenza militare statunitense in Iraq ed ha spesso assunto pubblicamente delle posizioni a sostegno degli obiettivi dei ribelli sunniti. L’associazione aveva guidato il boicottaggio da parte dei sunniti delle elezioni del gennaio 2005 ed è entrata spesso in contrasto con il governo in prevalenza sciita. La tempestività della mossa rivela che il governo è più sicuro di poter agire contro i religiosi integralisti sunniti senza rischiare una reazione violenta all’interno della comunità sunnita e attacchi di rappresaglia da parte di al-Qaida ed altri gruppi di ribelli. (…) L’incursione contro il gruppo di religiosi ha avuto inizio alle 9 del mattino. Le forze di polizia irachene inviate da Sunni Endowment, agenzia governativa responsabile delle moschee e dei luoghi sacri sunniti, hanno circondato la sede dell’associazione presso la moschea di Um al-Qura ed hanno preteso che il personale si allontanasse entro mezzogiorno, ha affermato la stessa associazione in una dichiarazione pubblicata sul suo sito web.

Pochi giorni fa si è svolto un incontro di riconciliazione” tra gli Iracheni in una località turistica sul Mar Morto, in Giordania:

Questa settimana i leader iracheni si sono riuniti per un colloquio di riconciliazione nella vicina Giordania per tentare di superare il conflitto tra le sette e le etnie che dividono il paese, hanno affermato sabato i presenti. Circa 40 delegati, tra sunniti, sciiti e curdi, hanno discusso su quale forma di governo sarebbe più adatta per il futuro dell’Iraq, ha detto Nassar al-Rubaie, membro del blocco sadrista antiamericano guidato dal religioso rivoluzionario Muqtada al-Sadr. "Ci siamo trovati d’accordo sul principio del federalismo come parte del sistema di governo, ma a condizione che non sia basato sul settarismo", ha dichiarato al-Rubaie in un’intervista telefonica al suo ritorno a Baghdad. (…) L’incontro di quattro giorni, che ha avuto inizio lunedì in una località turistica sul Mar Morto, si è svolto con il patrocinio di un’organizzazione non governativa italiana ed ha visto la partecipazione di Richard W. Murphy, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Siria, come riferito da notiziari locali.

Qui si possono trovare ulteriori dettagli su questo “incontro di riconciliazione”.


Naturalmente qualsiasi piano per il futuro dell’Iraq dovrebbe presupporre almeno l’esistenza dell’Iraq, ma è a questa stessa esistenza che gli Stati Uniti ed i loro alleati manifesti o segreti miravano con la Lunga Guerra iniziata quasi due decenni fa. Oggi l’Iraq non esiste più [ci pensate? Questo è più di un genocidio. Un intero paese, membro delle Nazioni Unite, è definitivamente sparito] e la parola “riconciliazione” ha un suono macabro nel bel mezzo di una danza della morte eseguita dai tanti burattini, vampiri e zombi dell’Iraq corresponsabili di questa apocalisse, i cui crimini e le cui atrocità sono difficili da descrivere, e certamente impossibili da capire per un’opinione pubblica occidentale a cui la propaganda ha fatto raggiungere livelli che rasentano l’apatia.


Nuri al-Maliki, uno dei tanti uomini dell’Iran a Baghdad, ha iniziato ad abbaiare contro i suoi padroni statunitensi che gli hanno conferito la nomina di Fantoccio della Zona Verde. Come qualcuno “a sinistra” ed in quello che è conosciuto come “il movimento pacifista” in Occidente, questo Dracula iracheno è sempre a caccia di sangue fresco. Mentre galleggia in un bagno di sangue genocida di cui è corresponsabile, il vampiro ha ora sete del sangue di altri tre funzionari del partito Ba'ath: Ali Hassan al-Majid, Sultan Hashem al-Tai e Hussein Rashid al-Tikriti. “Insistiamo perché sia messo in atto il verdetto contro tutti gli imputati, e questi dovrebbero essere consegnati affinché la decisione contro di loro possa essere messa in atto”.


Dopo aver chiuso definitivamente la porta del suo fazioso governo fantoccio al blocco dei Sunniti, Maliki ha emesso un provvedimento secondo cui 18.000 membri delle milizie sciite starebbero per essere assorbiti nell’esercito, nella polizia e nei servizi di sicurezza del paese. Le reclute della nuova milizia appartengono al partito Dawaa, capeggiato da Maliki, e alla Brigata Badr, gruppo militare guidato dal Supremo Consiglio Islamico iracheno, il principale alleato sciita di Maliki nel governo.


L’Esercito del Mahdi, la milizia di Moqtada al-Sadr, colui che viene descritto come “l’uomo più potente in Iraq”, è stato escluso dalla decisione burattinesca. Vedremo come i famigerati trapanatori reagiranno a quest’altro insulto proveniente dal loro stretto alleato e se saranno felici di essere convertiti in “agenti culturali”.


Stratfor ha riferito che:

IraqSlogger, un notiziario online, ha comunicato il 14 novembre che l’Esercito del Mahdi – braccio armato del movimento radicale sciita iracheno guidato da Muqtada al-Sadr – è in procinto di essere ristrutturato come organizzazione convenzionale. Un elemento fondamentale di questo processo sarebbe l’istituzione di un esame d’ammissione che verifichi la conoscenza dell’Islam da parte dei potenziali membri. Gli esami saranno tenuti da ufficiali superiori dell’Esercito del Mahdi nella città sciita di An Najaf. Il servizio aggiunge che l’alto commando del blocco sadrista avrebbe ordinato ai miliziani dell’Esercito del Mahdi di astenersi dall’interferire negli affari pubblici, lasciando le questioni di ordine pubblico alla polizia. (…) La proposta di ottimizzare l’Esercito del Mahdi segue il modello dell’Organizzazione Badr (già Compagnia Badr o Brigata Badr), braccio militare del potentissimo movimento sciita iracheno, il Supremo Consiglio Islamico iracheno (SIIC). Il SIIC, guidato da Abdel Aziz al-Hakim, è stato incorporato nelle forze di sicurezza irachene e trasformato in una specie di sezione giovanile durante il periodo del governo provvisorio iracheno.

Riferendosi all’“esame d’ammissione” Stratfor ha commentato:

E’ qui che il procedimento di verifica della conoscenza dell’ideologia da parte dei potenziali membri potrebbe risultare molto utile per al-Sadr. Il procedimento è studiato per convalidare l’adesione all’Esercito del Mahdi. Un esame vero e proprio che misurasse la laicità di un potenziale membro potrebbe portare ad un significativo calo di adesioni, dal momento che gli elettori di al-Sadr provengono da ceti bassi, dove l’analfabetismo è un problema.

Forse Stratfor ha un atteggiamento classista e razzista poiché non c’è dubbio che gli uomini del Mahdi supererebbero l’esame a pieni voti, se questo vertesse sul sequestro di persona, sulla tortura e sul massacro, le nuove discipline di specializzazione del sistema scolastico del Nuovo Iraq.


L’International Crisis Group [Gruppo di Crisi Internazionale, ndt], da tempo sostenitore di Moqtada al Sadr e del suo Esercito del Mahdi, “ha esortato gli Stati Uniti ad adottare un approccio più imparziale verso la comunità sciita di maggioranza, affermando in una relazione che probabilmente le rivalità tra gli Sciiti influiranno maggiormente sul futuro dell’Iraq rispetto al conflitto settario tra Sciiti e Sunniti”, ha riferito la Reuters.

"Gli Stati Uniti hanno pienamente appoggiato [il Supremo Consiglio Islamico iracheno (SIIC)] in questa rivalità. Questa è una mossa rischiosa", ha detto il gruppo di esperti cha ha sede in Belgio. Gli esperti hanno rilevato che la fiducia riposta dagli Stati Uniti nei combattenti dell’Organizzazione Badr del SIIC come contrappeso della milizia dell’Esercito del Mahdi di Sadr è "destinata a ritorcersi loro contro, spaccando in due la comunità sciita e gettando le basi per un conflitto endemico all’interno degli Sciiti. Mentre Washington è intenta a stabilizzare l’Iraq, per esempio, (il SIIC) è deciso a governarlo", si afferma nella relazione. (…) "L’autorità conferita al SIIC attraverso la protezione ed il sostegno degli Stati Uniti può spalancare le porte ad un maggiore coinvolgimento dell’Iran, soprattutto quando le forze armate statunitensi inizieranno a ritirarsi", hanno detto.

Per quanto riguarda “l’uomo più potente in Iraq”, sembra si sia dato alla “clandestinità” per studiare, anche se qualcuno sembra essere scettico. "La sua intelligenza non gli permette di raggiungere alti livelli di studio", afferma uno studioso di rango elevato delle howza [scuole teologiche, ndt] degli Sciiti, il fior fiore del clero che contorna il Grande Ayatollah Ali Sistani. Comunque sia, se stia studiando in Iraq o nel natio Iran nessuno lo sa. Newsweek ha riferito che:

Da quando, lo scorso agosto, ha proclamato una sospensione delle ostilità per la milizia del suo Esercito del Mahdi, Sadr è completamente sparito dalla vita pubblica, designando cinque fidati collaboratori a parlare a nome suo. NEWSWEEK ha appreso che alcuni di quei rappresentanti si sono incontrati segretamente con il generale David Petraeus, il più alto comandante statunitense in Iraq, per discutere di una cooperazione in materia di miglioramento della sicurezza, secondo due fonti che hanno rifiutato di essere identificate a causa della delicatezza dell’argomento. Il portavoce del generale, il Colonnello Steven Boylan, ha rettificato quest’affermazione spiegando che, mentre Petraeus non si è incontrato con Sadr, "il comando ha avuto davvero dei contatti diretti con alcuni suoi uomini all’interno dell’organizzazione [di Sadr]… per favorire i tentativi di riconciliazione".

E i progressi e l’ottimismo? I mezzi d’informazione dello Stato aziendale ci hanno propinato per un po’ di tempo parecchie favolette del tipo “in Iraq va meglio”. “Lo dicono le statistiche, in generale”, ci ha detto ultimamente Jim Muir della BBC.


Ali al-Fadhily, stretto collaboratore di Dahr Jamail, ha riferito recentemente all’IPS [Inter Press Service, Informazione per lo Sviluppo, ndt]:

"Mi piacerebbe essere d’accordo con l’idea che la violenza in Iraq sia diminuita e che tutto vada bene", ha detto il generale a riposo Waleed al-Ubaidy all’IPS a Baghdad. "Ma la verità è ben più amara. Tutto ciò che è avvenuto è un cambiamento drammatico nella mappa demografica dell’Iraq". E come per Baquba ed altre zone dell’Iraq colpite dalla violenza, dice che una parte della storia a Baghdad è che non c’è rimasto nessuno a cui raccontarla. "La maggior parte dei giornalisti onesti se n’è andata". "Baghdad è stata squarciata in due città e in molte frazioni e quartieri", ha raccontato all’IPS Ahmad Ali, ingegnere capo di una delle municipalità di Baghdad. "Tanto per cominciare, ci sono attualmente la Baghdad sciita e la Baghdad sunnita. Poi, ognuna è divisa in piccoli frammenti, simili a cittadine, formati dalle centinaia di migliaia di persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case".

Pebe Escobar ha commentato di recente:

Il Pentagono – tramite il generale di divisione Joseph Fil, comandante delle forze armate degli Stati Uniti a Baghdad – sta inesorabilmente facendo intendere che ora c’è meno violenza nella capitale, un andamento "sostenibile". Queste sono stupidaggini. Fil non può ammettere neanche il fatto essenziale che Baghdad sia stata ridotta ad una collezione di ghetti isolati e circondati dalle esplosioni, alla ricerca di una città. Baghdad, che era per il 65% sunnita, ora è almeno per il 75% sciita. I residenti sciiti e quelli sunniti confermano allo stesso modo che la violenza settaria si è spenta perché di fatto non ci sono più quartieri su cui attuare una pulizia etnica.

Ecco un’altro Racconto di un Successo Improvviso.


Un buon servizio giornalistico del Guardian, Incontro con Abu Abed: il nuovo alleato degli Stati Uniti contro al-Qaida, offre un’altra immagine da brivido della vecchia strategia statunitense del divide et impera:

Abu Abed, membro del rivoltoso Esercito Islamico, è diventato di recente comandante dei "Cavalieri di Ameriya" sponsorizzati dagli Stati Uniti. Fa parte della nuova razza dei signori della guerra sunniti, che ora sono pagati dagli Stati Uniti per combattere al-Qaida in Iraq. Gli Statunitensi chiamano i loro nuovi alleati Cittadini Preoccupati. (…) Un ex funzionario dei servizi segreti e devoto sunnita, Hajji Abu Abed, ha l’aria di un capomafia. E per Abu Abed, come per un boss, le conoscenze sono tutto. Il suo ufficio è decorato da immagini che lo vedono abbracciato ad ufficiali statunitensi, tra cui il comandante supremo in Iraq, il generale David Petraeus, ed un certo Capitano Cosper. (…) Dopo esserci di nuovo accomodati nel suo ufficio, Abu Abed mi ha raccontato dei suoi grandi sogni. "Ameriya è solo l’inizio. Dopo che qui avremo terminato con al-Qaida, ci rivolgeremo verso il nostro nemico principale, le milizie sciitea. Libererò Jihad [un’area sunnita presso Ameriya sotto il controllo dell’Esercito del Mahdi], poi Saidiya e tutta la parte occidentale di Baghdad".

Alcuni commenti su tutto ciò si trovano nel blog di Imad Khadduri.


Think Progress ci narra di un altro fanatico neonazista statunitense:

Mort Kondracke, direttore esecutivo di Roll Call e collaboratore di Fox News, scrive oggi che se la politica di intensificazione del presidente Bush non dovesse funzionare, il suo piano B sarebbe "vincere giocando sporco", che implica "l’accettazione di un’autorità da parte di Sciiti e Curdi, consentendo loro di soffocare con la violenza la resistenza sunnita ed assicurandosi che gli Sciiti amichevoli nei confronti degli Stati Uniti risultino vincitori".

Mort Kondracke scrive: “La vittoria sarà sporca perché permetterà alle forze armate irachene controllate dagli Sciiti e ad alcune milizie sciite di decimare la ribellione sunnita. Con tutta probabilità ci saranno pulizia etnica, atrocità contro i civili e flussi massicci di profughi”


Svegliaaaaaa!! Ma dove ha vissuto negli ultimi quattro anni, sig. Mort? Meglio che pensi ad un Piano B un po’ più originale.


E’ questo il Nuovo Iraq degli Stati Uniti, un mostro partorito dal supremo crimine internazionale, la guerra di aggressione la cui illegalità, ai sensi del diritto internazionale, permane ancora. Il famigerato processo politico, con la sua costituzione imperialista redatta a Washington, e le sue bande di Quisling formate da signori della guerra, psicopatici e terroristi spietati corresponsabili del genocidio iracheno e dell’annientamento del paese, ben lontani dal rappresentare “la democrazia nascente dell’Iraq (che ha bisogno di tutta la legittimità che può avere)”come troppa propaganda cerca tuttora di spacciare all’opinione pubblica occidentale – è stato piuttosto l’epitaffio sulla tomba dell’ultimo paese arabo che abbia osato sfidare l’imperialismo ed il colonialismo dell’occidente.


Stiamo assistendo alla resa dei conti in cui tanti burattini, vampiri e zombi si mettono in posizione, aspettando la spartizione settaria di quello che un tempo era l’Iraq. Il "processo politico" orchestrato dagli Statunitensi è stato la ballata di questa danza della morte.


P.S. Democrazia usa e getta


Un sondaggio condotto in cinque paesi europei e negli Stati Uniti ha riscontrato un consenso molto scarso sull’utilità di attacchi militari contro l’Iran e un sostegno schiacciante al ritiro dall’Iraq delle truppe della coalizione formata da Stati Uniti ed altri paesi.


Il sondaggio, condotto da Harris Interactive Survey per conto della rete televisiva France 24 e del quotidiano International Herald Tribune che ha sede a Parigi, ha rivelato che l’uso della forza contro l’Iran è appoggiato solo dall’8% delle persone in Francia, dal 7% in Germania, dall’8% in Italia, dall’8% in Spagna, dall’11% nel Regno Unito e dal 21% negli Stati Uniti, mentre il 90% dei cittadini francesi è a favore di un ritiro dall’Iraq, così come il 75% dei Tedeschi, l’82% degli Italiani, l’84% degli Spagnoli, l’82% dei cittadini del Regno Unito ed il 67% degli Statunitensi.


E adesso?