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Oltre le elezioni

di Paolo De Gregorio - 29/02/2008


 

So di dire cose note, almeno in passato, ma parlare di democrazia quando vai a votare per una sostanziale similarità programmatica fra i due maggiori partiti, è un po' difficile, soprattutto se si dimentica che le classi sociali esistono, e che tra gli industriali, i commercianti, i liberi professionisti, gli agrari, coloro che vivono di rendita, e i salariati, stipendiati, precari, disoccupati esiste un abisso di qualità di vita per cui il "liberismo" è per gli uni il paradiso e per gli altri una condanna a vita.
La questione più presente da digerire, e che costituisce la struttura vera e dittatoriale della nostra società, è che almeno la metà del popolo italiano è nel suo lavoro dispensato dal pensare, e deve solo obbedire, eseguire mansioni, in ambienti spesso pericolosi e nocivi alla salute, e non ha altro possibile orizzonte di vita se non quello di vendere la propria forza lavoro, cervello escluso.
Fare il salariato a vita non è una "libera scelta", come non lo è quella di andare a fare il soldato mercenario nelle varie operazioni militari all'estero. Sono le uniche occasioni per sopravvivere in una società profondamente spaccata la cui parte dirigente e dominante, oltre a fabbricare le merci, e far soldi, fabbrica e fa circolare le idee più adatte per far proseguire il "sistema".
L'altra "metà del cielo", i lobotomizzaiti non possiedono alcuno strumento per farsi sentire, non costituiscono nulla di antagonista, sono stati traditi da partiti e sindacati che parlano a loro nome, si sono fatti dividere e precarizzare, hanno subito il fenomeno della immigrazione che ha fatto il gioco dei datori di lavoro, non riescono nemmeno a pretendere condizioni di sicurezza e crepano per incidenti evitabili. Sono deboli e divisi di fronte al granitico sindacato unico dei padroni che è la Confindustria.
Nessun partito, che io sappia, vuole superare questo blocco sociale, anzi l'unica prospettiva ritenuta utile è un aumento di produttività e di consumi.
Oggi la questione ambientale, se viene compresa in tutta la sua importanza, può scardinare questo sistema, perché è evidente che il modo capitalistico di produrre e vendere merci, oggi globalizzato (e ancor più nocivo all'ambiente per il via vai di merci da e per tutto il mondo) si sta rivelando letale per l'ecosistema e deve essere sostituito da una economia eco-compatibile guidata da persone competenti che dettino le regole.
Oggi il sistema globalizzato sembra inarrestabile, ma ha due enormi talloni di Achille, che lo rendono fragile e passibile di una rapida e fragorosa caduta, che sono: il prezzo del petrolio e la sua prossima crisi di riserve, l'evidenziarsi dei danni ambientali dovuti al riscaldamento globale,
Quando queste due contraddizioni scoppieranno si salverà solo chi avrà provveduto a uscire dalla globalizzazione producendo per la domanda interna, e  avrà riconvertito la produzione energetica con energie rinnovabili, il solare in testa.
Uscire dal "grande modo di produrre" (multinazionale) significa andare necessariamente a produrre in modo diverso, più legato al territorio, di scala più piccola, di tipo cooperativo, dove venga superata la schiavitù del lavoro salariato.
Anche l'energia solare deve seguire questa logica, quindi non mega-impianti in mano a grosse società, ma microgenerazione diffusa, in ogni casa e in ogni unità produttiva.
Libro dei sogni? No. Strada obbligata se si vuole portare la vita sulla terra sul terreno della sostenibilità, processo indispensabile che va aiutato anche con una saggia diminuzione delle nascite e con il blocco dei flussi immigratori.
La ragione, la razionalità, il buon senso, indicano questa strada. I matti criminali sono quelli che vogliono continuare nella follia consumista e nel mito dell'eterno sviluppo.
Difendere la VITA, nella sua accezione più ampia, è difendere l'ecosistema da una economia folle e distruttiva, ma guarda caso, i preti che si accalorano a difendere malati terminali  (che invocano di staccargli la spina), feti surgelati e che vogliono impedire alle donne di abortire, di fronte alla desertificazione che avanza, alla deforestazione, al riscaldamento globale, alla sovrappopolazione, stanno con coloro che non vogliono alzare un dito.