Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Se il ghiaccio eterno si fa sempre più sottile

Se il ghiaccio eterno si fa sempre più sottile

di Guglielmo Ragozzino - 01/03/2008

 
Lo scioglimento dei ghiacci polari del Nord è in corso, nell'indifferenza dei grandi paesi, convinti di poter mettere le mani su enormi ricchezze


«Anche se divergono sulle cause del fenomeno, gli scienziati sono unanimi: l'Artico si sta sciogliendo. Secondo uno studio dell'Arctic Climate Impact Assessment (Acia), pubblicato nel 2004, nel corso degli ultimi trent'anni sono spariti 988.000 chilometri quadrati di banchisa», cioè oltre il triplo della superficie dell'Italia. Il passo che precede è tratto dal Monde diplomatique/il manifesto del settembre 2007 (Dominique Kopp, «Inizio di guerra fredda sui ghiacci polari»). L'articolo in questione descrive l'impatto accelerato dei cambiamenti climatici e la distorta percezione che ne hanno i potenti del mondo. Essi infatti ritengono opportuno e anzi indispensabile disputarsi le ricchezze minerali e le rotte della zona polare che risulteranno più raggiungibili o percorribili per lo scoglimento dei ghiacci. Nessuna prova migliore del fatto che i governanti del mondo considerano anche il cambiamento climatico come un'opportunità di conquista e una questione di strategia per impedire agli avversari di acquisire nuovi spazi, piuttosto che un'occasione, forse l'ultima, di fare qualcosa per salvare quel che resta del futuro umano.

L'articolo citato descrive le azioni che i vari governi presenti nell'area, in qualche forma, svolgono per stabilire di fronte al mondo il proprio diritto di proprietà e quello connesso di escludere tutti gli altri. L'atto formale, tra il successo sportivo, l'impresa scientifica e la conquista militare, è stato quello dei russi che hanno piantato un paio di bandierine al Polo, in fondo al mare, sotto il ghiaccio perenne.
Perenne? Gli scienziati, tutti, sono convinti che prima della fine del secolo, d'estate non vi sarà ghiaccio sopra l'Artico. E il ghiaccio si riformerà, sempre più sottile, nella stagione fredda. I più giovani degli scienziati probabilmente vedranno quel giorno, anche se alcuni, più generosi verso figli e nipoti, ne farebbero volentieri a meno. Per esempio «le acque lungo il Canada potrebbero essere quasi interamente libere dai ghiacci, in estate, fin dal 2050, addirittura fin dal 2030 per i più pessimisti - o i più ottimisti, secondo i punti di vista...» Se insomma lo scioglimento dei ghiacci dovesse accelerare ancora, la libertà sia pure estiva, dell'Artico, dai ghiacci un tempo eterni, si realizzerebbe verso il 2070 o forse prima. Rimarrebbe spazio per potenti marinerie, battenti diverse bandiere - russa, statunitense, canadese, danese e così via - lungo ogni sorta di rotte e progettate per resistere senza particolari problemi a una serie di iceberg di misura inusitata che galleggeranno con frequenza per il mare. Le navi porteranno merci e passeggeri da porto a porto nel modo più rapido e comodo. Altre navi, armate queste, serviranno a difendere pozzi petroliferi e miniere sottomarine. Tanto per citare un caso, nel triangolo rivendicato da Mosca, con un vertice al Polo, un'area di 1,2 milioni di chilometri quadrati, - scrive sempre Dominique Kopp - si troverebbero 10 miliardi di tonnellate di idrocarburi «l'equivalente delle riserve del Golfo Persico». E le pretese degli altri per altro spazio non sono molto differenti.
Il ghiaccio estivo si scioglie con una velocità imprevista. La valutazione delle fonti ufficiali, come l'Ipcc e che indica in un ulteriore 7,5% ogni decennio la riduzione dei ghiacci nella stagione estiva, sembra molto cauta alla maggior parte degli scienziati sul campo. Si ritiene più vicino al vero un valore del 9% ogni 10 anni.

Gli scienziati e tutti coloro che studiano i ghiacci e le condizioni estreme di quella vita, sono impressionati per la velocità con la quale si scioglie il permafrost, l'impasto di fango e ghiaccio sul quale erano stabilmente impiantati i locali di abitazione e i laboratori. Ora hanno visto il duro terreno sciogliersi sotto i loro piedi e poi intere città della scienza, la «casa» di chi dedica la vita a capire, divenire insicure e crollare. Arrivati nelle ricche città dei grattacieli e dei parchi, hanno cercato di spiegare gli avvenimenti ai rispettivi governi, ma senza ottenere troppo ascolto. Il riscaldamento globale è qualcosa di remoto, un problema per le generazioni future, che lo affronteranno, (per conto loro e quando sarà il momento). La verità degli scienziati del ghiaccio non ha corso. Essi sono considerati poco più che uccelli del malaugurio; si mettono di traverso, pronunciano minacce e tentano in ultima analisi di impedire la crescita del mondo.

Intanto, il riscaldamento globale non sta sciogliendo soltanto il ghiaccio che galleggia sull'Artico, con conseguente crescita del livello dei mari e sommersione delle zone costiere in gran parte del globo, non solo delle terre degli Inuit che si propongono di lasciarle le loro, invase ormai dall'acqua. Ancora più gravi saranno le conseguenze sui ghiacci della Groenlandia che ora subiscono un rapido scioglimento dalla parte del mare, più caldo, contrastata solo in parte dalle nevi invernali che aumentano lo spessore del ghiaccio.

Gli Inuit sono quattro milioni e vivono tutto intorno al grande mare, un tempo coperto dai ghiacci eterni. Dei ghiacci, del clima polare, dell'acqua, sanno tutto. Sono quattro milioni di guardiani, assai utili al resto degli umani, se solo questi ultimi gli dessero retta. Con la loro causa, mostrano di saper riconoscere anche altre cose: gli interessi, le ricchezze, le priorità, gli egoismi della gente del Sud, quel popolo senza criterio che ancora non ha capito come la grande onda non sommergerà solo loro, gli Inuit, e i loro villaggi sul permafrost. Non si fermerà tanto presto, ma investirà le città, le spiagge, i boschi e i castelli di tutto intero il Sud.