La scuola pitagorica: cosmologia e metafisica
di Paolo Scroccaro - 12/01/2006
Fonte: filosofiatv.org
(nozioni essenziali, esposte tramite il simbolismo pitagorico dei “Numeri”)
1)PREMESSA: I PITAGORICI DAL MITO AL LOGOS ?
Impiegando questa espressione, la manualistica solitamente traduce logos con ragione, con lo scopo di sostenere che nelle scuole pitagoriche sarebbe in atto un passaggio verso la razionalità ed un progressivo (anche se non completo) abbandono della cultura mitologica. Il progresso verso la razionalità, secondo tale tesi, sarebbe dimostrato dalla scienza pitagorica dei Numeri, vista come un controbilanciamento degli aspetti misticoidi e irrazionalistici ancora presenti nella “setta”.
2) ALCUNI SIGNIFICATI DI “LOGOS” NELL’ANTICHITA’
Come opportunamente ha segnalato G. Reale, in realtà Logos “ricopre in greco una vastissima gamma di significati e in nessuna lingua moderna ne esiste uno corrispondente”; in ogni caso, non è mai riducibile al nostro termine “ragione”, come si può constatare a partire dai contesti greci in cui Logos figura, evidenziando un significato incomparabilmente più ampio, così da estendersi ben oltre la “ragione”. Nei casi più semplici, si può tentare di tradurre con “Intelligenza”, come fanno alcuni autori più avveduti, intendendo con ciò non la semplice “ragione”, bensì l’irradiamento della capacità conoscitiva soprattutto verso l’alto, così da includervi anche il Nous (Intelletto intuitivo sovrarazionale e sovraindividuale).
3)L’INTEGRAZIONE DI MITO, LOGOS E RAGIONE
L’opposizione mito-logos, o mito-ragione, è ampiamente utilizzata come criterio interpretativo dalle storiografie moderne; essa però non è riscontrabile né nei Pitagorici né nei loro eredi Platonici e Neoplatonici, che testimoniano di continuo non la divaricazione oppositiva, bensì l’intreccio relazionante e unitivo. Ciò d’altronde non comporta alcun irrazionalismo, poiché la ragione comunemente intesa è presente a pieno titolo in tali filosofie, senza però che ciò comporti una prevaricazione nei confronti di ciò che è irriducibile ad essa. In luogo di un aut-aut esclusivista, ritroviamo così un ospitale et-et inclusivista.
4)LA MATEMATICA “QUANTITATIVA” E “QUALITATIVA” DEI PITAGORICI
La matematica è ritenuta dai moderni la scienza razionale per eccellenza, assieme alla logica, e si ammette che i Pitagorici ne fossero grandi esperti (così da considerarli degli anticipatori della scienza galileiana). Tali apprezzamenti riguardano la cosiddetta matematica “quantitativa”, che è quella a noi familiare. In aggiunta, nei Pitagorici si riscontra la presenza di un altro versante della matematica, quello “qualitativo” e mitico-simbolico, che per essi era molto più importante, in quanto punto di riferimento essenziale per esporre la loro Cosmologia e la loro Metafisica. Tale versante "qualitativo" non si occupa della “quantità”, poiché si rivolge invece alle energie cosmiche primordiali ed al loro Principio.
5)MITI E SIMBOLI, SUPPORTI DELLA MATEMATICA “QUALITATIVA”
Applicando il metodo suggerito da Giamblico nell’ ESORTAZIONE ALLA FILOSOFIA, cioè sorreggendo il pensiero meditante con l’aiuto di potenti immagini mitico-simboliche, che fungono da “segnavia” lungo il sentiero, è possibile avvicinarsi più agevolmente alla meta (segue breve repertorio di immagini ad hoc).
6)LE FORZE DEL CIELO E DELLA TERRA: LA LORO SEPARAZIONE E LA LORO UNIONE, TRADOTTE NEI “NUMERI” PITAGORICI
I più antichi frammenti pitagorici che abbiamo a disposizione risalgono al medico Alcmeone di Crotone e a Filolao di Taranto: entrambi espongono una visione cosmologica fondata sull’opposizione e sull’integrazione di energie opposte, riportabili ai simbolismi del primo numero dispari (il 3) e del primo numero pari (il 2), i cui significati convergono con quelli attribuiti nelle antiche mitologie alle forze del Cielo e della Terra, o a simbolismi equivalenti.
7)I NUMERI COSMOLOGICI E LE LORO INNUMEREVOLI APPLICAZIONI NELLE SCIENZE E NELLE ARTI TRADIZIONALI
Innumerevoli esempi vengono forniti dagli antichi circa le applicazioni di tale dottrina dei Numeri nei vari ambiti cosmologici (praticamente in tutti). Detta dottrina, considerata nei tratti più essenziali, verrà ripresa nelle scuole platoniche e in altre, e resterà vitale anche nel corso del Medio Evo, come testimoniano non solo i testi cosmologici, ma anche i numerosi simbolismi rappresentati nelle costruzioni e nelle opere d’arte.
V. anche le analogie con il Taoismo.
8)DALLA “DUALITA’” COSMOLOGICA ALL’UNO QUALE PRINCIPIO DEI NUMERI
Vari autori, sulla base di una confusa percezione della dottrina degli opposti, hanno ricavato la conclusione che quindi la filosofia pitagorica sarebbe dualistica . In realtà, il dualismo può riguardare la cosmologia, ma non l’intera visione pitagorica, che è orientata verso l’Uno, cioè verso il superamento di qualsiasi “dualità”. Detto altrimenti, le forze opposte (simbolizzate dal 3 e dal 2) non sono principi a rigore assoluti, poiché non esauriscono la totalità del reale, essendo compresi in una dimensione più ampia e incircoscrivibile, che nel linguaggio pitagorico (ma non solo) prende il nome di Uno, il quale è detto così anche perché trascende tutte le opposizioni dualistiche.
9)DALLA CONTEMPLAZIONE DELLE “ARMONIE COSMICHE” ALLA CONTEMPLAZIONE-REALIZZAZIONE DELL’UNO SENZA-DUALITA’.
La contemplazione delle “armonie cosmiche” comporta un grado di realizzazione spirituale e di ri-composizione interiore, che è una prefigurazione dell’Unità Principiale e di una Pace Unitiva più ampia e perfetta di quella sperimentabile “quaggiù”.