Cara Delfina,

è proprio vero che stiamo diventando più poveri e che la quarta settimana sta diventando un problema per un numero sempre maggiore di persone. Me ne sono reso conto ieri mentre cercavo di mettere a posto le pile di carta stampata che mi circondano. L’illuminazione mi aspettava nascosta in mezzo ai ritagli di giornale che avevo accumulato negli ultimi mesi. Giaceva lì dal 31 dicembre dello scorso anno aspettando con pazienza il momento di manifestarsi. Era un’analisi (così almeno veniva presentata) che nell’occhiello veniva riassunta con queste parole, profetiche e drammatiche al contempo: «Per i consumi si annuncia una frenata». E una frenata dei consumi, si sa, è l’inizio di una catastrofe.
«Vari istituti di ricerca e associazioni - riassumeva l’autore dell’analisi - preannunciano un 2008 con i consumi in frenata. Frenata non significa calo assoluto (sarebbe impossibile riuscire a spendere di meno, con i prezzi che galoppano) ma progressione più lenta degli acquisti: se nel 2007 le uscite per le compere sono cresciute dell’1,8 per cento, nell’anno che viene sarà solo dell’1,5, corrispondente a uno 0,3 di mancati acquisti». L’italiano lascia a desiderare non meno della logica. Cosa sono questi mancati acquisti? Un incremento inferiore dello 0,3 per cento rispetto all’anno precedente. Che un incremento possa essere considerato una diminuzione perché leggermente inferiore a un incremento precedente, non ti sembra un cortocircuito logico? I mancati acquisti indicano quanto si comprerà di meno di quanto si comprerà di più. Sì, lo so che non ti intendi di economia, ma solo di agricoltura e per di più sei nata in provincia di Cuneo, ma dovresti riuscire a capire anche tu che con quel pasticcio di parole ci vogliono far credere che si può diventare più poveri anche acquistando di più. E la povertà è arrivata a un punto tale che è impossibile (impossibile) riuscire a spendere di meno, perché i prezzi galoppano.
Se è impossibile spendere di meno, vuol dire che si riesce appena a comprare ciò che è necessario per vivere. Questa deduzione è così ovvia che dovresti riuscire a farla anche tu senza difficoltà. Quindi ti aspetteresti che venissero riportati dati da cui si deduca in modo inequivocabile che gli italiani hanno raggiunto questa soglia. Invece l’articolo comincia segnalando il contrario: «Un segnale di opulenza: fra oggi e domani [31 dicembre 2007 e 1° gennaio 2008] gli italiani ingurgiteranno 7 mila tonnellate di cotechini e zamponi (con 4.500 tonnellate di lenticchie)». Ma subito dopo prosegue: «E un’indicazione di senso opposto: nei giorni scorsi il 75 per cento delle famiglie ha messo in tavola porzioni significative degli avanzi di Natale, perché di questi tempi la roba non si può mica buttare. […] Il secondo [dato], che fa pensare a una cinghia un po’ tirata, è farina del Codacons, secondo cui gli avanzi continueranno a essere mangiati anche nei prossimi giorni e solo una piccola parte finirà sprecata in pattumiera». Adesso devo proprio dirtelo il nome del giornalista che ha scritto l’articolo, si chiama Luigi Grassia, perché il suo commento a questa notizia non può rimanere anonimo: «Siamo a stecchetto?»
Non ci posso credere, Delfina, non ci posso credere. Abbiamo comprato per il pranzo di Natale una quantità di cibo sufficiente per più di una settimana e siamo a stecchetto? Solo perché invece di buttare gli avanzi nella pattumiera, il 75 per cento delle famiglie li ha mangiati nei giorni successivi? È davvero arrivato il tempo delle vacche magre. Non possiamo più buttare via il cibo come ai bei tempi delle vacche grasse. Quanto ne buttavamo allora! Ne compravamo sempre in eccesso per averne ogni giorno una certa quantità da buttare nei rifiuti. Ora non possiamo più: siamo costretti a tirare un po’ la cinghia. Invece che nella pattumiera lo mettiamo a tavola.
Lo so che voi in Val Maira non avete mai buttato nulla. Gli scarti della frutta e della verdura li date alle galline che vi danno in cambio le uova. Con bucce delle uova e delle patate fate il compost e con le ossa delle galline che mangiate nutrite il maiale. Con le cotenne del maiale nutrite il cane e col grasso fate il sapone. Voi sì che siete a stecchetto e tirate la cinghia. Non come noi napoletani che di rifiuti ne facciamo da scialare, tanto che non ci bastano più le discariche e ci riempiamo le strade. Anche in questi tempi di vacche magre per gli italiani, noi gli avanzi del giorno prima non li mangiamo. Lo stecchetto non sappiamo nemmeno che cosa sia. Quando facciamo la spesa compriamo sempre qualcosa in più di quello che ci serve, direttamente per la pattumiera.
Non ti deprimere, Delfina, se non ti puoi permettere di fare altrettanto e non lasciarti influenzare da quel giornalista. In fin dei conti, anche se i prezzi galoppano, tante cose non hai bisogno di comprarle perché le autoproduci. Anche se i tuoi mancati acquisti di quest’anno saranno più dello 0,3 per cento, i tuoi consumi non subiranno una frenata perché non hanno mai avuto un’accelerazione. Ma i soldi non sono tutto. È più importante la salute. E con l’aria che respiri e le cose che mangi credo che tu abbia ancora due belle guance rosse come quando ti ho conosciuta al tempo in cui facevo il militare a Cuneo. Bei tempi, anche se tiravo la cinghia e non avevo cibo da buttare nella spazzatura.

tuo Totò
L’articolo a cui si fa riferimento è: Luigi Grassia, Il potere d’acquisto calerà di 1600 euro, La Stampa, 31 dicembre 2007