Il granaio "cooperativo"
di Michele Mendolicchio - 12/01/2006
Fonte: Rinascita
Il rapporto tra politica e mondo economico è sempre al centro del dibattito politico.
E soprattutto al centro delle polemiche c’è il ruolo esercitato dalla Quercia nell’affaire Unipol.
Angius, esponente di rilievo della Quercia, difende a spada tratta la diarchia diessina: “Sono totalmente d’accordo con le analisi fatte da Fassino e D’Alema. Non accettiamo che su di noi si getti un’ombra morale, alludendo a presunte tangenti che noi avremmo preso”. Angius respinge sdegnosamente questa ipotesi “è falso” ed anche attraverso i conti correnti “non si troverà niente nei nostri confronti”.
E nella direzione dei Ds di oggi, che sarà piuttosto calda, il diessino Angius ha intenzione di porre all’attenzione lo sconfinamento dell’economia nel campo politico. Siamo alle solite dispute di lana caprina.
In verità il settore affaristico-lobistico continua a tenere sotto scacco la politica, ormai incapace di svincolarsi da questo abbraccio mortale.
Sul ruolo delle cooperative, Rizzo del Pdci chiosa: “Il nostro Paese ha bisogno che un patrimonio come quello che ha rappresentato il movimento cooperativo negli anni passati non vada disperso. Ciò che invece va ripensato con urgenza è il modo di fare cooperazione oggi, che deve al più presto tornare ad avere mutualismo e solidarismo come pilastri portanti”.
Nella diatriba ci si butta anche il centrodestra, che intende sfruttare a proprio vantaggio la defaillance del centrosinistra.
Il forzista Bondi, ex comunista ed ex funzionario delle coop, di questioni inerenti al mondo delle cooperative ne sa qualcosa. “Oggi -chiosa- abbiamo in Toscana, ma anche in tutta l’Italia, un sistema di capitalismo cooperativo, finanziario e bancario totalmente distorto, privo dei più elementari meccanismi di regolazione e controllo della trasparenza e legalità dei comportamenti degli attori più forti in campo, cioè sempre i Ds e correlati economico-finanziari. Altro che questione morale”. Insomma, il coordinatore di Fi viene dalla scuola delle coop e quindi conosce bene il ruolo della Quercia: “in Toscana, Umbria, Emilia Romagna i voti si prendono ricattando la società civile attraverso il mediatore politico vincente, che da quelle parti sono i Ds”. Quindi la supremazia morale viene meno, ma non solo: “Consorte non è altro che la cartina di tornasole di un sistema costruito in quasi sessant’anni di egemonia totale e di controllo globale e duro della società”.
Invece Capezzone, segretario radicale, chiede più dignità e più coraggio “mi piacerebbe che qualcuno avesse la forza di un discorso di verità, come quello che fece Craxi nel 1993”, che assumendosi in toto le sue responsabilità chiarì anche che “il sistema ha riguardato tutti, radicali esclusi”.
La responsabilità di quegli anni venne addossata in massima parte sulle spalle di Craxi, e i sopravvissuti si fecero belli con la questione morale. Ma voltata pagina il prodotto non cambia. Anzi la politica è diventata ostaggio del potere economico e non viceversa.
Per evitare il ricorso alle tangenti, i moralisti del Palazzo decisero il finanziamento pubblico dei partiti e invece, secondo Capezzone, hanno rubato il doppio. “E poi -conclude il segretario radicale- quando i cittadini hanno cancellato il finanziamento pubblico grazie a un referendum radicale, i partiti si sono ripresi tutto con gli interessi”.
La riflessione sul ruolo delle coop nell’ambito politico diventa interessante quando a parlarne è Marino. Chi sarà mai costui? E’ il presidente di confcooperative, che oltre a schierarsi a fianco di Fassino non trova di meglio che scagliarsi contro la posizione assunta da Bertinotti, piuttosto critico nei confronti delle coop. “In questi giorni -dice- Bertinotti ha fatto coincidere la storia della cooperazione con quella di una parte politica. Non è così. La posizione di Bertinotti, di cui non so se è consapevole, è la più drastica posizione anticooperativa che si sia ascoltata e letta in questi ultimi anni”.
Nel frattempo, nella direzione di oggi, le divisioni verranno meno. Nei giorni scorsi gli esponenti del correntone, in primis Salvi e Mussi, avevano sollevato più di una critica alla diarchia Fassino-D’Alema, ma ora sembra tutto rientrato. “Ho fatto una riunione -chiosa Mussi- con l’esecutivo dei coordinatori regionali della mia area e tutti convergono con la proposta che ho fatto: cioè cercare una posizione unitaria”.