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E le nanoparticelle artificiali?

di Stefano Montanari - 04/03/2008


 

tratto dal dvd L'insidia delle polveri sottili e delle nanoparticelle - di Stefano Montanari

Alcuni anni fa si scoprì che le nanoparticelle hanno proprietà che possono risultare estremamente interessanti se applicate a procedimenti e a prodotti industriali. Ma anche particelle solide e inorganiche di maggiori dimensioni possono essere vantaggiosamente sfruttate. Alcune di quelle applicazioni, sempre più numerose e diffuse in diversi settori merceologici, interessano pure l’organismo umano. Particelle micro e nanometriche vengono aggiunte a certi strati superficiali di cioccolato che ricoprono alcuni dolci per migliorarne l’aspetto e la resistenza. Altre sono aggiunte a gomme da masticare in modo da conferire loro qualità abrasive per liberare i denti dai residui alimentari. Altre ancora sono usate, e lo sono da tempo immemorabile, come eccipienti nei farmaci in forma di compressa. 

E, da ultimo, sono stati messi in commercio dentifrici contenenti nanoparticolato. Qual è il destino di quei materiali? La risposta è semplice: ciò che viene ingerito, in parte se ne va probabilmente con la defecazione e in parte resta indubbiamente sequestrato nell’organismo con tutte le conseguenze descritte. Anche la medicina usa più o meno sperimentalmente le nanoparticelle. Uno degli impieghi è quello di far arrivare particelle di ossido di Ferro nei tessuti cancerosi e di sottoporre questi tessuti all’azione di forti campi magnetici. Questo provoca un riscaldamento delle cellule malate che, così, vengono distrutte. Il problema resta il solito: qual è il destino di quel materiale la cui eliminazione dall’organismo non è mai stata provata? Particolato d’argento viene sfruttato per le sue qualità battericide in sistemi di depurazione delle acque e dell’aria. Resta tutta da provare la sua innocuità. Anche alcune creme per la pelle e diversi cosmetici sono addizionati di nanoparticelle, ma che queste riescano a superare la barriera cutanea non esiste prova certa. La sensazione netta che lo studioso di nanopatologie ricava dall’applicazione di tutti questi materiali è che l’approccio dell’industria sia piuttosto superficiale e frettoloso. Che le nanoparticelle abbiano proprietà stupende e che queste proprietà possano essere sfruttate a beneficio della società è un fatto indubbio. Occorre, però, non lasciarsi trascinare da un entusiasmo eccessivo e affrontare quello che non è un problema, ma una grande opportunità, con la prudenza del caso. In caso contrario, si ricadrà inevitabilmente nel parziale fallimento già sperimentato con gli organismi geneticamente modificati, che tante illusioni avevano generato. 

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