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I mass media e la decrescita

di Andrea Bertaglio - 06/03/2008

 
È risaputo da più di due secoli che il mondo delle idee e della comunicazione influenza fortemente il mondo economico e della produzione in generale. Ciò fu sostenuto per la prima volta da Karl Marx nel diciannovesimo secolo, quando divise la società in sotto-struttura (produzione) e sovra-struttura (idee). Secondo il filosofo tedesco la sovra-struttura influenzava la sotto-struttura: “Le idee dominanti sono quelle della classe dominante”.Oggi, se guardiamo ai mass media come sovra-struttura e l’economia come sotto-struttura, la situazione non è molto differente. Ognuno può vedere come i media influenzino le nostre vite e anche quanto il mondo della comunicazione influenzi, direttamente o non, quello della produzione di beni. Ciò significa in sostanza che noi compriamo e produciamo quello che televisione, cinema, pubblicità, riviste e mass media in generale ci dicono di comprare e di produrre.

Osservando il comportamento degli adolescenti italiani, ad esempio, dimostra quanto questi si comportino come i loro idoli di MTV o addirittura come la gente che vedono sul “Grande fratello”, imitandone lo stile, l’abbigliamento, il linguaggio. Il “potere” dei media è profondo e sta influenzando non solo i nostri bisogni ed i nostri desideri, ma anche i nostri comportamenti, le nostre ambizioni e le nostre priorità.

Sfortunatamente questa influenza è per lo più negativa, poiché promuove generalmente uno stile di vita molto superficiale e consumistico, mentre avremmo bisogno del massiccio ed onnipresente potere dei mezzi di comunicazione per promuovere concetti quali la sostenibilità, la decrescita o, almeno, stili di vita più saggi.

Non sto dicendo che tutti i media oggi siano negativi. Ci sono molti esempi di ottimi articoli o interessanti documentari, anche se sempre meno spesso nel nostro paese. Network come la BBC o giornali come il “Financial Times” o l’”Herald Tribune” - per chi ha modo di vederne i documentari o leggerne gli articoli, ovviamente in inglese - propongono frequentemente tematiche interessanti ed educative.

Il problema è che le riviste ed i canali televisivi per ragazzi, e quindi rivolti alle nuove generazioni, nell’era del consumismo più sfrenato e nel delirio della cultura del “tutto e subito”, stanno cercando di educarli più come consumatori globali che non come futuri adulti intelligenti.

Se le tecniche usate dai canali di informazione ed i massicci mezzi a loro disposizione fossero usati in un modo oserei dire più “giusto”, fornendo non solo intrattenimento, ma anche una reale educazione - o ancora meglio un mix delle due - sono sicuro che tutte le società ne potrebbero trarre un enorme beneficio, non solo a livello morale, ma anche in termini di spesa pubblica.

Do a questo tipo di tematiche una tale importanza per due motivi principali.

Il primo è che non sono passati troppi anni da quando ero io stesso un adolescente, e questo mi da modo di ricordare bene la presa che hanno avuto su di me modelli e stili di vita che oggi, raggiunto un certo livello di maturazione, mi sembrano non solo insensati, ma anche sotto molti aspetti ingannevoli. Inoltre proprio una quindicina di anni fa i mass media iniziavano ad avere le caratteristiche pervasive a cui oggi siamo così abituati. Questo mette le persone come me, nate negli anni settanta, in una posizione particolare: una generazione-ponte che ha speso la propria infanzia assaporando ed essendo realmente a contatto con usi e valori di genuinità e semplicità quasi perduti, per ritrovarsi poi adulti in questo marasma di informazione più o meno pilotata e di marketing imperante ed estremo.

Il secondo e più importante motivo è dovuto al fatto che le mie passate esperienze lavorative nel mondo del cinema e della televisione mi hanno dato l’opportunità di vedere come ogni singolo dettaglio sia minuziosamente studiato e calcolato con il solo scopo di attirare la nostra attenzione, generalmente con l’ovvio intenti di venderci dei prodotti.

Per alcuni anni ho avuto modo di lavorare nel mondo dello spettacolo e quindi di entrare direttamente in contatto con quello dei mass media, studiando allo stesso tempo tecniche di comunicazione, regia, montaggio ed anche recitazione, insomma tutte materie mirate ad insegnare come attirare, mantenere e, perché no, manipolare l’attenzione del pubblico.

Durante quegli anni ho potuto vedere da vicino i “valori” che prevalgono in quel tipo di ambiente ed ho potuto constatare che non sono proprio i più sani, anzi, non sono sani affatto.

Per questo ho ritenuto ad un certo punto di poter usare il mio potenziale altrove. E dico questo senza alcun falso o insensato moralismo.

Osservare neanche troppo attentamente il nostro tipo di società dà continuamente conferma dell’impressionante influenza dei mezzi di comunicazione.

Ovviamente ci sono per il momento troppi interessi che non permettono uno sviluppo su vasta scala dell’idea di sostenibilità e tanto meno di decrescita, ma sono sicuro che creando una rete di persone con la stessa visione si potrebbero diffondere molto più efficacemente tali concetti ed educare meglio le giovani generazioni, le quali sono il futuro, ad assumere stili di vita molto più intelligenti, salutari e sensati.

Voglio precisare che questa non è la visione di un ingenuo idealista, ma il desiderio di una persona razionale e realista che sa guardare anche al futuro, augurandosi un mondo meno sprecone ed una società meno superficiale.

Per realizzare tale desiderio il modo migliore è decisamente quello di diffondere i profondi valori che rappresentano il concetto di decrescita. E questo è possibile solo rientrando in possesso dei mass media, oggi in ostaggio dei suoi più ostinati oppositori. E, soprattutto, facendo in modo di non permettere a nessuno di toccare la rete, imponendo paletti e censure varie, come stanno sfacciatamente cercando di fare negli Stati Uniti, in Gran Bretagna ed anche in Italia, o come stanno già facendo da molto tempo in Cina.

Facciamo sì che “decresca” l’attuale campagna diffamatoria nei confronti di internet, il più importante fra i mezzi che potranno davvero far tornare i media nelle mani delle masse.

Non lasciamoci togliere la possibilità di diffondere il sapere e la cultura dimenticati o insabbiati dei nostri padri e dei nostri nonni, che avevano ragione in così tante cose.

Facciamo in modo di unire la semplicità di ieri alle tecniche di oggi.

Del resto, che lo si voglia o no la decrescita ha già avuto inizio in tutto l’Occidente. Sta a noi renderla felice.