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Iraq, Il sogno di Londra: Bassora come Dubai

di Ornella Sangiovanni - 06/03/2008


Gli inglesi se ne sono andati – di fatto – dall’Iraq, ma sembrano decisi a continuare ad avere un ruolo. Quello che si sono scelti è promuovere lo sviluppo economico del Paese, in particolare del sud.

Elemento centrale della loro strategia è l’idea della Basra Development Commission (BDC) – la commissione per lo sviluppo di Bassora, una iniziativa che arriva direttamente dal Primo Ministro Gordon Brown.

Di cosa si tratta? Di un organismo composto da “business leader” – britannici, iracheni, e “della regione” – il cui ruolo fondamentale dovrebbe essere quello di fornire consulenza alle autorità irachene nel campo dello sviluppo economico della provincia. Essa dovrebbe fare inoltre da collegamento con altri due organismi: la Basra Investment Promotion Agency (agenzia per la promozione degli investimenti) e il Basra Development Fund (fondo per lo sviluppo di Bassora). Compito di quest’ultimo dovrebbe essere quello di fornire crediti alle piccole e medie imprese. Entrambe queste agenzie – che ancora non sono state create - verrebbero gestite dagli iracheni.

A capo della BDC è stato invece nominato Michael Wareing, inglese e chief executive di KPMG International, una cooperativa internazionale di società leader nei servizi di revisione contabile e di consulenza fiscale, giuridica e finanziaria, che attualmente occupa circa 113 000 collaboratori in 148 Paesi.

Chi mette i soldi? Secondo il Financial Times, il Dipartimento per lo sviluppo internazionale, una sorta di ministero britannico della cooperazione. Anche se il suo responsabile, Douglas Alexander, rispondendo a una interrogazione ai primi di gennaio, ha detto che il Dipartimento non ha stanziato fondi destinati specificamente a spese per la commissione.

Ma da Londra, proprio al Dipartimento, confermano a Osservatorio Iraq che di soldi ne sono stati stanziati: un milione di sterline, per la precisione. Però, dicono, si tratta di costi di "start-up". "Assistenza tecnica", è la definizione. E non sono solo per la BDC, ma anche per gli altri due organismi ad essa collegati.

Un buon investimento

Che si tratti di un buon investimento è indubbio.

Sull’importanza economica di Bassora non si discute. La provincia possiede il 70% delle riserve petrolifere accertate di tutto il Paese, e gli unici porti, da cui partono le esportazioni di greggio, e non solo. Fornisce il 90% delle entrate dello Stato.

Lo scorso dicembre, il Primo Ministro, Nuri al Maliki, durante un forum economico tenutosi nella città, aveva definito Bassora il “polmone” dell’Iraq.

Una delle zone più ricche del Medio Oriente, potenzialmente è una sorta di Dubai.

Per ora, tuttavia, la situazione è molto diversa.

La seconda città del Paese, infatti, è un campo di battaglia fra milizie (sciite) rivali, che si contendono il controllo del territorio, e dei profitti – in gran parte illeciti – che derivano dallo sfruttamento delle sue risorse: contrabbando di petrolio innanzitutto, ma anche dogane, e via dicendo. Vi operano anche numerose bande criminali, e i cittadini vivono terrorizzati in  mezzo alla violenza. Gli omicidi sono all’ordine del giorno, in particolare contro i professionisti, così come i sequestri di persona. La situazione delle donne è terribile – almeno 100 quelle uccise lo scorso anno. Le forze di polizia, in gran parte infiltrate dalle milizie, sono impotenti – oppure conniventi.

Niente di tutto ciò sembra avere scoraggiato Wareing, che a metà febbraio è stato per la prima volta in Iraq. Solo a Bassora, perché una tempesta di sabbia lo ha costretto ad annullare il volo per Baghdad, dove avrebbe dovuto incontrare il Primo ministro iracheno Maliki, e il generale americano David Petraeus, che ha il comando della cosiddetta “Forza multinazionale”.

Wareing, che ha assunto il suo incarico – non retribuito – dietro espressa richiesta del premier britannico Gordon Brown, vede come possibili settori di investimento i porti, gli aeroporti, l’agricoltura, e, ovviamente, il petrolio.

La situazione della sicurezza non sembra preoccuparlo, almeno stando a quanto ha dichiarato all’Observer, nella sua prima intervista da quando è a capo della BDC.

Parlando, addirittura, di miglioramenti “significativi” negli ultimi mesi, dice che questo non rappresenta comunque più un problema per gli investitori.

“Se si guarda a molte altre economie nel mondo, in particolare quelle ricche di petrolio, molti di questi posti sono Paesi notevolmente impegnativi nei quali fare affari”, ha osservato con il settimanale britannico. “Francamente, se è possibile operare con successo nel delta del Niger, questo è un punto di riferimento molto diverso dall’immaginare che Bassora debba essere come Londra o Parigi”.

Anche per quanto riguarda gli investimenti nel settore petrolifero, la questione principale, a suo avviso, non è quella della sicurezza, ma l’assenza di una legge sul petrolio, che fissi i termini in cui le compagnie possono operare, e il modo in cui verranno ripartiti i profitti.

Insomma, dopo avere consegnato - in dicembre -  il controllo della provincia di Bassora agli iracheni, gli inglesi sembrano prepararsi a rientrare nel settore che gli è più congeniale: quello del business.

Prossimi appuntamenti, annunciati da Wareing: una conferenza per gli investitori questo mese, in Kuwait, che ha per target privilegiato gli iracheni che vivono all’estero, e un evento in aprile, questa volta a Londra, rivolto alle compagnie europee, e, forse, anche a quelle statunitensi.