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Due modi diversi di proteggere le foreste

di Marinella Correggia - 07/03/2008

 

 


AAA: Si affittano 830.000 ettari di pluvioforesta tropicale primaria, ricca di specie arboree ed erbacee e di animali selvatici, fra i quali elefanti e gorilla. Il prezzo di locazione sarebbe modico, in fondo: 1,6 milioni di dollari all'anno. Joseph Matta, ministro camerunese delle foreste, preferirebbe affidare/affittare la Ngoyla-Mintom a conservazionisti, ma in subordine è disposto a prendere in considerazione anche chi vorrà realizzarvi delle attività estrattive. Il rischio c'è perché è dal 2001, riferiva qualche giorno fa l'Economist, che il ministro non riesce a trovare un gruppo protezionista disposto a spendere quella cifra.
L'idea delle concessioni viene sviluppata intorno al 2000 dall'organizzazione statunitense Conservation International, dopo aver constatato che il costo delle concessioni di taglio del legname era in molti casi così basso da poter permettere una controfferta: concedete a noi la foresta e la terremo in piedi. Da allora l'organizzazione ha preso foreste in Guyana, Peru', Sierra Leone, Papua Nuova Guinea, Fiji, Messico. Ma per Ngoyla Mintom la richiesta governativa è apparsa fin dal 2001 troppo onerosa. Il ministro riteneva che la foresta in questione valesse la pena. E adesso vuole ancora più denaro, per compensare il paese dai mancati introiti - e dalle giornate di lavoro - che deriverebbero dalla vendita del legname; la foresta ne custodisce di estremamente pregiato.
Il ministro Matta ha di recente dichiarato che se un gruppo ambientalista non prenderà in affitto al più presto la Ngoyla Mintom egli, dopo aver tanto atteso, sarà costretto a telefonare ai boscaioli. Che non aspettano altro. Sembrava profilarsi un accordo: il Wwf proponeva di tenere intonsa un'area centrale finora non sfruttata della foresta mentre il resto poteva essere lasciato ad attività «sostenibili» forestali e di caccia. Il governo avrebbe dovuto assegnare la concessione agli ambientalisti a un prezzo ribassato. Che per il ministro Matta non era sufficiente, e oltretutto anche attività forestali leggere significherebbero fare strade, con tutti i pericoli che ciò comporta. Insomma non se n'è fatto nulla.
In questa situazione, con un offerente disponibile ma finora nessun «acquirente», la povera Ngoyla Mintomsta diventando un test interessante per valutare fino a che punto - finanziariamente parlando - è disposto a spingersi il mercato della conservazione delle foreste. L'altro meccanismo con cui agiscono le organizzazioni ambientaliste quando non hanno i soldi per ottenere in concessione le foreste, è la pressione locale e internazionale sui governi. Che a volte funziona: se è ben orchestrata, se ha molti diversi attori, se gli interessi avversi non sono giganteschi, se agisce in tempo e se ha di fronte un governo non tetragono. Poche settimane fa il governo di Papua Nuova Guinea ha deciso di non permettere più alla compagnia Vitroplant Ltd di deforestare il 70 per cento dell'isola di Woodlark per sostituirla con piantagioni di palma da olio (e dunque da agrodiesel, uno degli sbocchi ormai più gettonati). Ha avuto successo l'azione congiunta da parte di abitanti, media, internet. Un centinaio di isolani (su una popolazione di seimila) si sono recati ad Alotau, capitale della provincia di Milne Bay, per consegnare al governo locale una lettera di protesta. Diversi giornali regionali hanno pubblicato reportage sul saccheggio in atto nell'isola. Con la campagna di eco-internet sono arrivate da tutto il mondo 50.000 lettere di protesta. Scienziati di calibro hanno fatto sentire la loro voce. Infine il caso è arrivato sulle pagine del London Telegraph.. Che è stato bravo a toccare un punto sensibile: ricordando che Kevin Conrad, rappresentante del governo di Papua all'ultima conferenza mondiale sul clima, in dicembre a Bali, era diventato una specie di eco-eroe chiedendo nientemeno che agli Usa di andarsene a quel paese, se non volevano collaborare. A questo punto, noblesse oblige: per uno stato ecoeroe, l'impegno contro la deforestazione di Woodlark diventava obbligato.

Fonte il manifesto

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