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Washington e Bogotà contro Hugo Chávez

di Salim Lamrani* - 10/03/2008


Il Venezuela non pone agli Stati Uniti solo un problema politico: detiene delle risorse energetiche di cui essi un domani avranno bisogno. Per questo, essendo più volte fallita l’opzione del colpo di Stato, Washington ha in vista l’azione militare indiretta, tramite la Colombia. In tale prospettiva, l’amministrazione statunitense inizia a costruire diverse intossicazioni mediatiche per giustificare un conflitto. Salim Lamrani ritorna sulle azioni di traffico di droga.

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13 febbraio 2008

L’ostilità dell’amministrazione Bush nei confronti del governo venezuelano ha segnato, il 19 gennaio 2008, un nuovo passo in avanti con le dichiarazioni dello « zar antidroga » statunitense John P. Walters. Nel corso di una visita in Colombia, quest’ultimo ha affermato che il presidente Hugo Chávez « si sta trasformando in un grande favoreggiatore del traffico di cocaina verso l’Europa e altri luoghi dell’emisfero » [1]. Questo nuovo attacco contro il più popolare dei leader latino-americani, lungi dall’essere gratuito, fa parte della strategia di demonizzazione dell’amministrazione bolivarista, orchestrate dalla Casa Bianca al fine di giustificare un’azione più radicale contro il Venezuela. Ormai, Washington e Bogotà tentano di collegare il Venezuela al traffico internazionale di droga al fine di offuscare l’immagine del presidente Chávez [2].
Attacchi contro il Venezuela
Alcuni giorni dopo, il 24 gennaio 2008, il ministro colombiano della Difesa Juan Manuel Santos ha dichiarato, senza fornire maggiori dettagli, che almeno tre capi delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia (FARC) vivono in Venezuela. Contemporaneamente, il vicepresidente colombiano Francisco Santos ha accusato il sindaco di Maracaibo, Gian Carlo Di Martino, di fornire armi alla guerriglia colombiana e, più precisamente, all’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), basandosi su un video rivelatosi falso. Lungi dal fare marcia indietro, egli ha pure affermato che il Venezuelano era stato catturato e condotto in Colombia [3]. Da parte sua, Di Martino ha denunciato « una montatura che rivela il piano degli Stati Uniti […] e del governo colombiano di provocare un processo di destabilizzazione alla frontiera venezuelana [4] ».
Anche i servizi segreti colombiani, facendo seguito alle dichiarazioni del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, hanno accusato il Venezuela di fornire munizioni alle FARC e all’ELN [5]. L’’opposizione venezuelana ha seguito passo passo Washington e Bogotà. Un’ex responsabile dell’Ufficio Nazionale Antidroga (ONA), Mildred Camero, ha dichiarato che dei sospetti narcotrafficanti aono « protetti dalle autorità venezuelane ed agiscono in assoluta libertà [6] ».
Il punto comune tra tutte queste accuse è l’assoluta mancanza di prove o di fatti concreti che avvalorino le diverse dichiarazioni. Il presidente Chávez ha denunciato le manovre colombiane e statunitensi. « Su questo argomento metto il mondo in stato di allerta : l’impero nordamericano sta creando le condizioni per generare un conflitto armato tra la Colombia e il Venezuela », ha sottolineato. « In meno di una settimana il capo delle forze armate dell’impero si è recato in Colombia [seguito da] lo zar antidroga il quale ha detto che io sono un grande favoreggiatore del narcotraffico », ha aggiunto, stigmatizzando nella stessa occasione le dichiarazioni del ministro colombiano della Difesa [7].
Anche il presidente del Nicaragua Daniel Ortega ha messo in guardia la comunità internazionale contro il pericolo rappresentato dall’attuale campagna destinata a collegare il Venezuela al traffico di droga. « Gli Stati Uniti stanno utilizzando il territorio colombiano […]. si tratta di un paese che è militarmente occupato dagli Stati Uniti, per tentare di distruggere lo spazio che si sta aprendo in America Latina », ha fatto notare. « Speriamo che il popolo colombiano possa frenare l’atteggiamento del suo governo, affinché esso non commetta la follia di provocare uno scontro [8] ».
Alvaro Uribe e la Drug Enforcement Agency coinvolti nel traffico di droga
In realtà, l’unico alto dirigente ad essere implicato nel traffico di droga è il presidente colombiano Alvaro Uribe, come sottolinea una fonte al di sopra di ogni sospetto : un rapporto informativo del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti del settembre 1991 riferisce nei particolari le relazioni di costui con il cartello di Medellín e con i paramilitari. Questo documento confidenziale elencava 104 « delinquenti, assassini, trafficanti e avvocati sospetti » tra cui « Alvaro Uribe, uomo politico e senatore colombiano dedito alla collaborazione con il Cartello di Medellín ». Il rapporto aggiungeva che « Uribe è stato legato a […] dalle attività di narcotraffico negli Stati Uniti […], ha lavorato per il Cartello di Medellín ed è amico prossimo di Pablo Escobar Gaviria [9] ».
Un memorandum elaborato dal procuratore del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti Thomas M. Kent rivela anche che l’Agenzia di lotta contro la droga (Drug Enforcement Agency – DEA), che fa parte del dipartimento della Giustizia, ha regolarmente collaborato con i narcotrafficanti colombiani e i paramilitari e che i suoi funzionari « sono degli agenti corrotti nella guerra contro la droga ». Questo documento costituisce un’implacabile requisitoria contro la DEA e afferma, tra l’altro, che numerosi funzionari sono al soldo di criminali colombiani, che sono complici di omicidi di informatori e direttamente implicati nel sostegno alle operazioni di riciclaggio di denaro degli squadroni della morte. Il memorandum aggiunge inoltre che gli agenti corrotti godono della protezione delle più alte istituzioni governative [10].
Il memorandum di Kent, datato 19 dicembre 2004, si è basato sulle dichiarazioni di agenti della DEA in Florida estromessi dal servizio per aver osato denunciare i casi di corruzione. Secondo il procuratore statunitense, questi ultimi hanno dovuto affrontare « dei rischi terribili per le loro carriere e per la loro sicurezza, nonché per la sicurezza delle loro famiglie » per aver rivelato « i nomi di quelli che sono direttamente implicati nell’attività criminale a Bogotà e negli Stati Uniti [11] ».
Secondo Kent, un agente della DEA è stato implicato in un’attività criminale collaborando con gli squadroni della morte dell’organizzazione paramilitare Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), responsabile di parecchie migliaia di omicidi. Il memorandum espone «il suo coinvolgimento nel riciclaggio di denaro delle AUC ». Lungi dall’essere portato di fronte alla giustizia, quello stesso agente è stato promosso e « si occupa ormai di numerose indagini sugli stupefacenti e sul riciclaggio di denaro ». Il procuratore afferma che i funzionari del dipartimento della Giustizia hanno classificato il caso come compromettente senza dargli un seguito. « Nel giugno 2004, la OPR [Office of Professional Responsability [una branca della DEA] e la DEA […] hanno chiesto al mio agente incaricato del caso di fornire loro tutte le informazioni […]. Una settimana dopo, l’indagine sul riciclaggio di denaro è stata chiusa [12] ».
Il memorandum di Kent descrive in dettaglio tre casi di coinvolgimento di agenti della DEA in Colombia. I funzionari in questione hanno partecipato ad una cospirazione al fine di assassinare degli informatori che hanno finito per confessare. « Hanno effettuato clamorose rivelazioni sugli agenti della DEA a Bogotà. Hanno affermato di essere stati assistiti nelle loro attività di narcotraffico dagli agenti. In particolare hanno specificato che gli agenti fornivano loro informazioni sulle indagini e su altre attività in Colombia », ha scritto il procuratore. Gli agenti di Bogotà hanno poi incontrato l’informatore autore della confessione. « Uscendo dalla riunione, egli è stato assassinato », afferma il memorandum. « Anche altri informatori […] che hanno lavorato con il gruppo della DEA in Florida sono stati assassinati. Ogni assassinio è stato preceduto da una richiesta di identificazione da parte di un agente della DEA [13] ».
Gli agenti della DEA a Bogotà hanno anche impedito a numerosi informatori di recarsi negli Stati Uniti per testimoniare. Mentre erano incaricati di occuparsi del loro viaggio, i funzionari di Bogotà hanno proceduto al loro arresto. Il memorandum sottolinea che « gli informatori sono stati detenuti per nove mesi mentre esplodevano le accuse. Una volta dimostrato che gli agenti a Bogotà mentivano, gli informatori sono stati liberati. Uno degli informatori è stato sequestrato ed assassinato a Bogotà, dove si nascondeva [14] ».
Del resto, gli agenti della DEA in Colombia hanno impedito ad un informatore di incontrare degli agenti giunti dalla Florida nel quadro di un’indagine che li riguardava. Essi non hanno badato a mezzi. « Un agente di Bogotà recatosi a Washington ha affermato quella volta che l’informatore era un pedofilo. L’indagine è stata accantonata. L’agente è stato sollecitato a suffragare le sue affermazioni, ma non ha più addotto alcuna prova [15] ».
La legittimità morale di Washington e di Bogotà messa in crisi
Le rivelazioni del procuratore Kent sono schiaccianti sia per la Colombia che per gli Stati Uniti e mettono a mal partito la loro legittimità morale di ergersi a impartire lezioni. Quanto al presidente Uribe, il rapporto del dipartimento della Difesa è nei suoi confronti implacabile e dimostra il suo coinvolgimento nel crimine organizzato e nel traffico internazionale di droga.
Uribe non è il suo alto responsabile colombiano ad essere implicato nel traffico di stupefacenti. Un generale in pensione dell’esercito colombiano, Pauselino Latorre, ex comandante dei servizi segreti, nonché suo nipote Leobardo Latorre, anche lui procuratore dell’unità anti-narcotici del Parquet, sono stati arrestati nel gennaio 2008 per riciclaggio di denaro e associazione con le mafie della droga. Avevano elaborato un sistema per inviare consistenti quantità di cocaina (10 tonnellate al mese) non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa e in Africa [16].
Una realtà diversa
È il caso di richiamare alcuni elementi indispensabili circa la problematica del traffico delle droghe e di fare luce sulla campagna di discredito lanciata da Washington e Bogotà contro il Venezuela. In effetti, il maggiore produttore di cocaina e il più importante consumatore al mondo di tale sostanza non è il Venezuela, ma la Colombia. Poi, gli Stati Uniti restano il più importante consumatore di droghe del pianeta e non hanno mai agito contro le istituzioni finanziarie implicate nel riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga [17].
L’amministrazione Bush tenta di far credere al mondo che il Venezuela sarebbe diventato il punto di convergenza del traffico di droga del mondo. Del resto, il dipartimento di Stato ha messo il paese, per il terzo anno consecutivo, nella lista delle nazioni che più hanno fallito nella lotta contro il traffico di droga. Tuttavia, il rapporto mondiale sulle droghe delle Nazioni Unite del 2007 contraddice tali affermazioni:
« Le spedizioni verso la Spagna sembrano transitare frequentemente per il Venezuela, il Brasile e per un certo numero di altri paesi, tra cui l’Ecuador, la Repubblica dominicana, l’Argentina e — nuova tendenza — per il Messico. Tuttavia da due o tre anni, la nuova tendenza principale è la spedizione di cocaina in Africa occidentale, generalmente lungo le coste del Capo Verde, della Guinea-Bissau e delle Isole Canarie, nonché in altri paesi situati lungo il Golfo di Guinea, tra cui il Ghana, la Costa d’Avorio, il Togo, la Nigeria e, più a ovest, la Guinea, la Sierra Leone e la Liberia, in vista di un’ulteriore consegna in Europa [18] ».
Peraltro, al Venezuela viene riconosciuta la sua attiva lotta contro il traffico delle droghe. Dopo la rottura della collaborazione con la DEA nel 2005, le autorità bolivariste sono passate dalle 43,25 tonnellate sequestrate nel 2004 alle 77,52 tonnellate del 2005. In Venezuela, la DEA si era resa colpevole di attività cospirative e di spionaggio a favore dell’opposizione golpista. La DEA aveva pure preso più volte in giro la legislazione venezuelana procedendo all’arresto di numerosi individui, mentre ciò era competenza esclusiva delle autorità del paese. Caracas aveva denunciato « una flagrante violazione della sovranità nazionale » e una messa « in pericolo della sicurezza e della difesa della nazione [19] ».
Infine, è difficile accusare le autorità venezuelane di attendismo o di immobilismo nella lotta contro il traffico di droga. In effetti, secondo l’Ufficio nazionale contro le droghe (ONA), nel 2007 sono stati sequestrati sul territorio nazionale 57 tonnellate di droghe e 53 aerei. Tredici laboratori di produzione di cocaina sono stati distrutti alla frontiera colombiana, nonché 50 piste di atterraggio clandestine. Inoltre, sono in via di smantellamento altre 126 piste. Più di 178 tonnellate di sostanze chimiche sono state sequestrate e 23 immobili, 25 imbarcazioni, 18 aerei, 53 fattorie e 106 veicoli utilizzati in questa attività criminale. Il Venezuela ha pure proceduto all’estradizione di tre individui verso la Colombia nel marzo e aprile 2007, rispondendo favorevolmente ad una richiesta del dipartimento amministrativo di sicurezza (DAS) di quel paese. Anche un cittadino statunitense è stato estradato, in seguito ad una richiesta di Washington [20].
Il Venezuela ha investito 480 milioni di dollari nell’installazione di radar che permettono di controllare lo spazio aereo nazionale e, più in particolare, la frontiera con la Colombia. Più di 380 funzionari dei servizi di sicurezza dello Stato sono impiegati a tempo pieno nella sorveglianza degli eventuali traffici illeciti e nell’analisi delle immagini satellitari per individuare le coltivazioni illecite. Nel dicembre 2007, sono stati effettuati non meno di 14 sorvoli della zona di frontiera [21].
Le istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, ma anche l’Organizzazione degli stati americani hanno salutato gli sforzi venezuelani nella lotta contro il traffico di droga, specialmente a livello dell’utilizzo del sistema interamericano dei dati uniformi sul consumo delle droghe, sull’applicazione dei programmi di prevenzione, sulla realizzazioni di indagini nazionali, sulla creazione di un registro nazionale delle sostanze chimiche da controllare, sulla promulgazione della legge organica contro il crimine organizzato, sul sistematico sradicamento delle coltivazioni di droga e sulla ratifica di numerose convenzioni internazionali di lotta contro le droghe [22].
Così. Il rapporto 2007 della Commissione internazionale per il controllo dell’abuso di droghe (CICAD) ha riconosciuto gli sforzi realizzati dal Venezuela. Caracas ha inoltre firmato 50 accordi bilaterali con 37 paesi riguardanti la lotta contro il traffico di droga. L’Ufficio nazionale antidroghe si è fatto no0tare per la sua efficacia dalla maggior parte dei paesi della regione e anche da nazioni come la Spagna, il Regno Unito o i Paesi Bassi. [23].
Il governo bolivarista ha inoltre elaborato una strategia nazionale per lottare contro il traffico di droga costruendo tre aeroporti a Maracaibo, Margarita e La Guaira i quali saranno i soli punti di entrata e di uscita per gli aerei privati e permetteranno così di esercitare un miglior controllo del flusso aereo. È stato messo in piedi un sistema di identificazione (IFF) che permette di seguire la traccia degli aerei che entrano illegalmente nello spazio aereo del paese. È stata anche creata una rete nazionale antidroghe che coinvolge il complesso dei servizi sociali della nazione. Caracas ha infine lanciato un piano quinquennale (2008-2013) di innovazione per rendere più efficace la lotta contro il crimine organizzato in particolare con un miglior controllo delle vie marittime e aeree [24].
Va ricordato che gli Stati Uniti, i quali pretebdono di condurre una guerra mondiale contro il traffico di sostanze illecite e che accusano il Venezuela di non cooperare in questo campo, hanno impedito al governo bolivarista di acquistare degli aerei spagnoli indispensabili per la sorveglianza delle frontiere, perché essi contenevano dei componenti statunitensi. Per le stesse ragioni, Washington ha vietato pure al Brasile di vendere a Caracas 24 aerei Tucanos, i quali dovevano essere usati nella lotta antidroghe. Infine, l’amministrazione Bush ha deciso di ritirare due radar di sorveglianza che si trovavano sul suolo venezuelano [25].
La doppia morale Washington e le minacce di Bogotà
Come si può facilmente constatare, la Casa Bianca non dispone di alcuna autorità morale per stigmatizzare il Venezuela sulla questione della lotta contro la droga. La credibilità di Washington si ritrova fortemente scossa ed è il motivo per cui gli appelli del dipartimento di Stato e del suo portavoce Thomas A. Shannon a riprendere il dialogo con il Venezuela su questo tema non possono essere presi sul serio [26].
In più, a tale proposito Caracas non ha mai dato prova di ambiguità e, al contrario, si è mostrata molto chiara : « Il narco-traffico è un’attività criminale dalle conseguenze immorali e tragiche. Esso produce milioni di dollari per i cartelli della droga, ma distrugge fisicamente e moralmente milioni di esseri umani che popolano la terra. La lotta contro il narco-traffico è un obbligo etico [27] ».
Hugo Chávez ha reiterato la sua messa in guardia contro un’eventuale offensiva colombiana contro il Venezuela. I suoi sospetti sono inoltre stati confermati dai servizi segreti dei paesi della regione [28]. Egli ha annunciato la messa delle forze armate in stato di allerta, perché « è possibile che la Colombia si presti ad un’azione militare contro il Venezuela, ma se ne pentirebbe per cento anni [29] ». « Io accuso il governo colombiano di cospirare, agendo come un burattino dell’impero statunitense e di avere in vista una provocazione militare contro il Venezuela [30] ». Da parte sua, Washington ha negato una tale possibilità [31].
Durante una riunione con le famiglie di ostaggi colombiani, il ministro venezuelano degli Esteri Nicolas Maduro, ha ribadito il suo auspicio di mantenere relazioni cordiali e pacifiche con la Colombia e ha fornito con modestia il suo contributo in favore della liberazione di tutti gli ostaggi e della pace. Del resto, le FARC hanno annunciato la liberazione unilaterale di tre nuove persone [32].
La campagna di disinformazione lanciata dalla Casa Bianca e ripresa da Bogotà ha lo scopo di offuscare l’immagine del governo venezuelano, forse in vista di un intervento militare indiretto. In effetti, Washington non accetta di vedere una nazione del sub-continente affrancarsi dalla sua tutela e rivendicare la sua indipendenza.

* Insegnante, scrittore e giornalista francese, specializzato nelle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Ltimo lavoro pubblicato : Cuba face à l’empire : Propagande, guerre économique et terrorisme d’État, éditions Timéli.

[1] « Opération "Juste Cause" au Venezuela ? », di Romain Migus, Réseau Voltaire, 31 gennaio 2008.
[2] The Associated Press, « Venezuela rechaza acusación de zar antidrogas de EE.UU. », 21 gennaio 2008.
[3] Agencia Bolivariana de Noticias, « EEUU crea condiciones para generar conflicto entre Venezuela y Colombia », 26 gennaio 2008.
[4] Agencia Bolivariana de Noticias, « Di Martino : El video es un montaje », 26 gennaio 2008.
[5] Gonzalo Guillén, « Acusan a Chávez de suministrar balas a las FARC y el ELN », El Nuevo Herald, 21 gennaio 2008.
[6] The Associated Press / El Nuevo Herald, « Ex jefa antidrogas denuncia apoyo a narcos en Venezuela », 4 febbraio 2008. Vedi anche The Associated Press / El Nuevo Herald, « Denuncian protección de narcos en Venezuela », 3 febbraio 2008.
[7] The Associated Press / El Nuevo Herald, « Chávez : EEUU propicia conflicto armado Colombia-Venezuela », 26 gennaio 2008.
[8] Ibid.
[9] Agencia Bolivariana de Noticias, « EEUU conoce vínculos del presidente de Colombia con el narcetráfico y el paramilitarismo », 23 gennaio 2008.
[10] Agencia Bolivariana de Noticias, « DEA colabora con narcos y paramilitares en Colombia », 25 gennaio 2008.
[11] Bill Conroy, « Leaked Memo : Corrupt DEA Agents in Colombia Helps Narcos and Paramilitaries. Internal Justice Dept. Document Alleges Drug Trafficking Links, Money Laudering and Conspiracy to Murder », The Narco News Bulletin, 9 gennaio 2006.
[12] Ibid.
[13] Ibid.
[14] Ibid.
[15] Ibid.
[16] Agencia Bolivariana de Noticias, « General y ex fiscal colombianos arrestados por pertenecer a mafia de la droga », 25 gennaio 2008.
[17] Agencia Bolivariana de Noticias, « Discurso del Embajador Jorge Valero, Viceministro para América del Norte y Asuntos Multilaterales y Representante Permanente de Venezuela, ante el Consejo Permanente de la OEA », 23 gennaio 2008.
[18] Office contre la drogue et le crime, 2007, Rapport mondial sur les drogues, Nations Unies, 2007, p. 81.
[19] Agencia Bolivariana de Noticias, « Discurso del Embajador Jorge Valero, Viceministro para América del Norte y Asuntos Multilaterales y Representante Permanente de Venezuela, ante el Consejo Permanente de la OEA », op. cit.
[20] Ibid.
[21] Ibid.
[22] Ibid.
[23] Ibid.
[24] Ibid.
[25] Ibid. Vedi anche : The Associated Press / El Nuevo Herald, « Venezuela instalará nuevos radares para combatir narcotráfico », 24 gennaio 2008.
[26] Néstor Ikeda, « EEUU invita otra vez a Venezuela a ir al diálogo », The Associated Press / El Nuevo Herald, 23 gennaio 2008.
[27] Agencia Bolivariana de Noticias, « Discurso del Embajador Jorge Valero, Viceministro para América del Norte y Asuntos Multilaterales y Representante Permanente de Venezuela, ante el Consejo Permanente de la OEA », op. cit.
[28] Agencia Bolivariana de Noticias, « Présidente advierte que Colombia pudiera estar preparando ofensiva contra Venezuela », 3 febbraio 2008.
[29] The Associated Press / El Nuevo Herald, « Chávez : Militares en alerta ante posible amenaza de Colombia », 2 febbraio 2008.
[30] Jorge Rueda, « Chavez : Colombia Plans Aggression », The Associated Press, 26 gennaio 2008.
[31] The Associated Press / El Nuevo Herald, « Subsecretario de EEUU descarta conflicto armado Venezuela y Colombia », 23 gennaior 2008.
[32] Agencia Bolivariana de Noticias, « Canciller Maduro reiteró el compromiso del Gobierno de Venezuela con la paz », 5 febbraio 2008.

Fonte: Voltaire, édition internationale