La condizione umana all'alba del XXI secolo
di Fritjof Capra - 13/01/2006
Fonte: www.sgi-italia.org
Fritjof Capra, insigne fisico teorico, tra i fondatori della scienza dell'ecologia e autore di testi noti in tutto il mondo come Il tao della fisica e La rete della vita, chiama tutta la comunità mondiale a sviluppare una "cultura ecologica" per imparare a vivere, a gestire gli affari e l'economia senza interferire con l'attitudine intrinseca della natura a sostenere la vita
Con l'approssimarsi della fine del secolo ci troviamo di fronte a una gran quantità di problemi globali che minacciano in misura allarmante la biosfera e la vita umana, e che presto potrebbero diventare irreversibili. La questione ambientale non è più uno dei tanti "problemi particolari". È diventata invece il contesto di qualsiasi cosa: delle nostre vite, degli affari e della politica. La grande sfida del nostro tempo è quella di costruire e far crescere comunità sostenibili, cioè ambienti sociali, culturali e fisici in cui poter soddisfare i nostri bisogni e aspirazioni senza diminuire le possibilità delle generazioni future.
Dalla sua introduzione, all'inizio degli anni Ottanta, il concetto di "sostenibilità" è stato spesso distorto, strumentalizzato e persino banalizzato a causa dell'uso che ne è stato fatto al di fuori del contesto ecologico che gli conferisce un significato corretto. Dunque vale la pena di riflettere per un istante su che cosa davvero significa "sostenibilità".
Ciò che viene "sostenuto" in una comunità sostenibile non è lo sviluppo o la crescita economica bensì l'intera rete della vita dalla quale dipende la nostra sopravvivenza a lungo termine. In altri termini, una comunità sostenibile è progettata in maniera tale che i suoi stili di vita e le strutture commerciali, economiche, fisiche e tecnologiche non interferiscano con l'intrinseca capacità della natura di sostenere la vita.
Il primo passo in questo compito naturalmente deve essere quello di diventare "ecologicamente colti", cioè comprendere i principi organizzativi che gli ecosistemi hanno sviluppato per sostenere la rete della vita. Nel nuovo secolo la cultura ecologica sarà un requisito fondamentale per politici, imprenditori e professionisti di tutti i campi. Dirò di più, sarà cruciale per la sopravvivenza dell'intera umanità e quindi sarà la componente più importante dell'educazione a tutti i livelli, dalla scuola dell'obbligo al liceo, alle università, all'educazione permanente e all'addestramento professionale.
Al Centro di ecocultura (http://www.ecoliteracy.org) ci concentriamo sulla scuola dell'obbligo. Il nostro obiettivo è incoraggiare l'esperienza e la comprensione del mondo naturale nell'educazione primaria e secondaria. Essere ecologicamente colti significa, dal nostro punto di vista, comprendere i principi fondamentali dell'ecologia e saperli incorporare nella vita quotidiana delle comunità umane. In particolare riteniamo che i principi dell'ecologia dovrebbero costituire le linee guida per creare comunità scolastiche sostenibili. In altre parole, l'ecocultura offre una struttura di riferimento ecologica per la riforma dell'educazione.
Il pensiero sistemico
Se ci chiediamo come funzionano gli ecosistemi e li analizziamo a fondo scopriremo immediatamente che i loro principi organizzativi di base sono i principi organizzativi di tutti i sistemi viventi.
Così la cornice teorica più adeguata per l'ecologia è la teoria dei sistemi viventi. È una teoria che solo adesso sta acquistando piena rilevanza ma le sue radici vanno ricercate in numerosi campi della scienza che si svilupparono nella prima metà del ventesimo secolo: la biologia organismica, la psicologia della Gestalt, l'ecologia, la teoria generale dei sistemi e la cibernetica.
In tutti questi campi gli scienziati esploravano sistemi viventi, entità integrate le cui proprietà non potevano essere ridotte a quelle delle loro componenti più piccole.
La teoria dei sistemi implica un nuovo modo di vedere il mondo e un nuovo modo di pensare noto come "pensiero sistemico". Significa pensare in termini di contesto, relazioni, modelli e processi.
Il pensiero sistemico ha ottenuto un nuovo status negli ultimi vent'anni con lo sviluppo della scienza della complessità, che comprende un linguaggio matematico interamente nuovo e un nuovo insieme di concetti per descrivere la complessità dei sistemi viventi. Pur essendo quindi l'avanguardia della scienza e nonostante la sua tradizione intellettuale abbia quasi cent'anni, il pensiero sistemico non si è ancora radicato nella cultura occidentale ufficiale dei paesi sviluppati.
Chiedendomi perché gli occidentali trovino così difficile pensare in termini di sistemi, sono giunto alla conclusione che le ragioni principali sono due. Una è che i sistemi viventi non sono lineari bensì reti, mentre la nostra intera tradizione scientifica si basa sul pensiero lineare: catene lineari di cause ed effetti, ovvero quando fai qualcosa che funziona, se ne fai di più funzionerà anche meglio. Così, è sana un'economia che esibisce una forte crescita, una crescita indefinita, e così via.
Il pensiero ecologico e il pensiero sistemico sono completamente differenti. Gli ecosistemi, come tutti i sistemi viventi, sono altamente non lineari. Non massimizzano le proprie variabili ma le ottimizzano. Se qualcosa è buono non significa che una maggior quantità della stessa cosa sarà ancor meglio, perché le cose funzionano in maniera circolare e non lungo linee rette. Il punto fondamentale non è l'efficienza ma la sostenibilità, non è la quantità che conta ma la qualità.
La seconda ragione per cui la cultura
Ma la teoria dei sistemi insegna che l'essenza della vita non risiede nelle molecole bensì nei modelli e nei processi in cui queste molecole sono coinvolte. I modelli fondamentali della vita sono configurazioni di relazioni tra processi biologici, dove sia le relazioni che i processi sono immateriali. Naturalmente riguardano la materia, ma una relazione o un processo sono qualcosa di immateriale. Non è possibile fotografare la rete della vita perché è una trama di relazioni funzionali immateriali.
Questo è il punto della questione. L'essenza dell'ecologia e del pensiero sistemico è l'analisi di entità non lineari e immateriali, qualcosa che la cultura occidentale ufficiale ritiene molto difficile da studiare.
Ecocultura ed ecoprogettazione
Quando l'approccio sistemico viene applicato allo studio della casa terrestre - questo è il significato letterale di "ecologia" - scopriamo che i princìpi organizzativi degli ecosistemi sono i modelli base della vita. Per esempio, osserviamo che:
- un ecosistema non produce rifiuti; i rifiuti di una specie sono cibo per un'altra specie;
- la materia circola in continuazione attraverso la rete della vita;
- l'energia che alimenta questi cicli ecologici fluisce dal sole;
- la diversità accresce la resistenza ai fattori avversi (resilienza);
- la vita, sin dai suoi inizi più di tre miliardi d'anni fa, non ha stabilito il suo dominio sul pianeta attraverso il combattimento ma con la cooperazione, l'associazione e l'interconnessione.
Il compito principale del nuovo secolo sarà quello di applicare la nostra conoscenza ecologica e il pensiero sistemico al ripensamento sostanziale delle tecnologie e delle istituzioni sociali, in modo da colmare l'attuale frattura tra progettazione umana e sistemi di natura sostenibili dal punto di vista ecologico. Fortunatamente questo processo è già in corso e negli ultimi anni c'è stata un'esplosione di ottimismo connessa all'impressionante ascesa delle tecniche di progettazione a orientamento ecologico. La miglior trattazione in proposito è il libro Natural Capitalism di Paul Hawken e Amory e Hunter Lovins.
Progettare, nel senso più ampio del termine, consiste nel dar forma a flussi di energia e di materia per scopi umani. Nell'ecoprogettazione i fini umani sono accuratamente inseriti nei modelli e nei flussi più vasti del mondo naturale.
Per esempio il principio "rifiuti uguale cibo" significa che tutti i materiali e i prodotti fabbricati dall'industria, così come gli scarti del processo di produzione, devono alla fine servire da nutrimento per qualcos'altro.
Un'impresa sostenibile dovrebbe far parte di una "ecologia delle imprese" nella quale gli scarti di una qualsiasi azienda sono risorse per un'altra. In un sistema industriale sostenibile di questo genere la produzione totale di ogni azienda, cioè sia i suoi prodotti veri e propri che i suoi scarti, verrebbero considerati e trattati come risorse da far circolare attraverso il sistema.
Di recente un'organizzazione denominata Zero Emissions Research Initiative (www.zeri.org) ha cominciato a creare degli "insiemi ecologici" di industrie in varie parti del mondo.
Due tipi di meabolismo
Attualmente gli ecoprogettisti parlano di due tipi di metabolismo: un metabolismo biologico e un "metabolismo tecnico". I prodotti del metabolismo biologico - cioè i sistemi agricoli e alimentari, l'abbigliamento, la cosmesi - non dovrebbero contenere sostanze tossiche persistenti, mentre i prodotti del metabolismo tecnico - macchine, strutture fisiche ecc. - dovrebbero essere tenuti accuratamente separati dal metabolismo biologico.
Alla fine tutti i prodotti, materiali e scarti, potranno essere considerati sostanze nutrienti biologiche o "tecniche". I nutrienti biologici saranno progettati per ritornare ai cicli ecologici, cioè per essere letteralmente consumati dai microorganismi o da altre creature presenti nel terreno. I nutrienti tecnici saranno progettati per ritornare ai "cicli tecnici". Quando avranno finito di essere utilizzati come prodotti, il fabbricante li ritirerà, li smantellerà e riutilizzerà i materiali complessi che li costituiscono per fabbricare nuovi prodotti.
Servizio e flusso
Il passaggio da un'economia incentrata sul prodotto a una economia di "servizio e flusso" non è più mera teoria. Per esempio, uno dei più grossi fabbricanti di tappeti degli Stati Uniti ha avviato una transizione delle strategie di marketing dalla vendita al leasing di tappeti. L'idea di base è che le persone vogliono camminare su un tappeto, lo vogliono guardare ma non sono interessate a possederlo.
Oggigiorno gli ostacoli che ostruiscono la strada della sostenibilità ecologica non sono più concettuali o tecnici. Risiedono nei nostri valori di riferimento, in particolare nei valori dominanti delle grandi imprese. I princìpi guida e le scelte di queste ultime sono determinate in larga misura dai flussi d'informazione, di potere e di capitali nelle reti finanziarie globali che modellano le società attuali.
Negli ultimi tre decenni la rivoluzione nella tecnologia dell'informazione ha dato origine a un nuovo tipo di capitalismo globale strutturato intorno alle reti dei flussi finanziari. Manuel Castells, professore di sociologia alla University of California di Berkeley ha analizzato e documentato in maniera esaustiva questo nuovo sistema economico in un'opera in tre volumi
Foto: M.Mastrorillo |
A causa dell'abilità del capitale finanziario di scandagliare senza sosta l'intero pianeta alla ricerca di opportunità di investimento, modificando le proprie scelte in una manciata di secondi, i margini di profitto nei mercati finanziari globali sono generalmente più elevati che nella maggior parte degli investimenti diretti. Perciò i profitti di qualsiasi origine alla fine convergono nel "meta-network" dei flussi finanziari.
I movimenti di questo casinò elettronico globale non seguono una logica di mercato. Il mercato è distorto, manipolato e trasformato in una combinazione di manovre strategiche governate dai computer e di impreviste turbolenze causate dalle complesse interazioni tra flussi di capitali in un sistema altamente non lineare.
La network society
L'Information Technology ha giocato un ruolo decisivo nell'ascesa della rete come nuovo modello di organizzazione delle attività umane, che va ben oltre l'ambito economico. Nella nostra "Network Society", come la chiama Castells, i processi fondamentali della produzione di conoscenza, della produttività economica, del potere politico e militare e della comunicazione mediatica sono stati profondamente trasformati dalla tecnologia dell'informazione, e sono legati alle reti globali di capitali e di potere. Le funzioni e i processi sociali dominanti sono sempre più organizzati intorno alle reti. La presenza o l'assenza nella rete è una sorgente determinante di potere.
L'impatto di questa nuova Network Society sul benessere umano è stato per ora sostanzialmente negativo. Nelle reti globali dei flussi finanziari il denaro è quasi interamente indipendente dalla produzione e dai servizi. Così la classe lavoratrice si vede separata dal proprio rendimento, frammentata nell'organizzazione e divisa nella sua azione collettiva. Di conseguenza l'ascesa del capitalismo globale è strettamente connessa all'aumento della diseguaglianza sociale, della polarizzazione e dell'emarginazione. «La lotta tra capitalisti e classi lavoratrici - scrive Castells - viene riassunta nell'opposizione più fondamentale tra logica dei flussi di capitale e valori culturali dell'esperienza umana».
La resistenza al capitalismo globale sta assumendo la forma di una nuova politica dell'identità che, secondo Castells, è stata il tratto distintivo sociale e politico degli anni Novanta. La politica e l'azione sociale si vengono costituendo attorno a identità primarie «o radicate nelle realtà storiche e geografiche o costruite ex-novo in un'ansiosa ricerca di significato e di spiritualità». C'è la ricerca di un nuovo senso di connessione attraverso un'identità condivisa e ricostruita.
Sono state le femministe e i movimenti ambientalisti a dare inizio ai più macroscopici mutamenti di identità, le prime con una ridefinizione delle relazioni fra i generi, e gli altri con una ridefinizione delle relazioni tra esseri umani e natura. Molto del successo degli ambientalisti deriva dal fatto che, più di ogni altra forza sociale, sono stati capaci di adattarsi alle condizioni della comunicazione e della mobilitazione nel nuovo paradigma tecnologico. Da una parte il movimento si affida a organizzazioni di base (cioè network umani viventi); dall'altra è stato all'avanguardia nell'utilizzazione delle nuove tecnologie di comunicazione (cioè i network elettronici) come strumenti di organizzazione e mobilitazione. In questo modo il movimento ambientalista ha creato un legame unico tra network elettronici ed ecologici.
Due scenari
All'alba del XXI secolo possiamo dunque osservare due linee di sviluppo che avranno un impatto fondamentale sul benessere e sullo stile di vita dell'umanità. Entrambe hanno a che fare con le reti ed entrambe implicano tecnologie radicalmente nuove. Una di esse è l'ascesa del capitalismo globale e della Network Society, l'altra è la creazione di comunità sostenibili attraverso l'ecocultura e le tecniche di ecoprogettazione. Mentre il capitalismo globale riguarda i network elettronici dei flussi finanziari e di informazione, l'ecocultura e l'ecoprogettazione riguardano i network ecologici dei flussi di energia e di materiali. Lo scopo dell'economia globale è quello di massimizzare la ricchezza e il potere delle élite della Network Society, lo scopo dell'ecoprogettazione è massimizzare la sostenibilità della rete della vita.
Questi due scenari, ognuno dei quali implica reti complesse e tecnologie particolarmente avanzate, sono attualmente in rotta di collisione. La Network Society ha un effetto distruttivo sul mondo naturale e sulle comunità locali e dunque è intrinsecamente insostenibile. È basata su quello che è il valore centrale del capitalismo: far soldi per far soldi - indipendentemente dagli altri valori.
Ma i valori umani possono cambiare, non sono leggi naturali. Le stesse reti elettroniche dei flussi finanziari e d'informazione potrebbero avere altri valori alla base. Oggigiorno, grazie alla grande versatilità e accuratezza delle nuove tecnologie d'informazione e comunicazione, è tecnicamente realizzabile un'effettiva regolazione del capitalismo globale secondo princìpi e valori umanistici ed ecologici. La nostra sfida nel XXI secolo sarà quella di trasformare il sistema di valori dell'economia globale in modo da renderlo compatibile con la dignità umana e la sostenibilità ecologica.
È un'impresa che trascende tutte le differenze di razza, cultura o classe. La Terra è il focolare domestico che tutti abbiamo in comune: creare un mondo sostenibile per i nostri figli e per le generazioni future è compito di tutti noi.