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Biocarburanti letali

di redazionale - 11/03/2008

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I piani americani per estendere le coltivazioni per agrocarburanti farebbero espandere la zona morta, un'area del Golfo del Messico già compromessa dall'inquinamento. Lo studio su Proceedings of the National Academy of Science/ Bioetanolo 2.0
Quella dei biocarburanti si rivela ogni giorno che passa una coperta corta, che genera enormi svantaggi per la natura. L'ultima tegola per la nazione che più punta su questa fonte di energia, gli Usa, viene da uno studio pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Science (Pnas), secondo cui i piani americani per espandere le coltivazioni da dedicare ai carburanti farebbero espandere la "zona morta", un'area del Golfo del Messico già compromessa dall'inquinamento.

Il senato americano ha deciso di portare la produzione di bioetanolo a 144 miliardi di litri entro il 2022, di cui quasi metà ricavati dal grano. I ricercatori dell'università del Wisconsin hanno calcolato quanto peseranno le maggiori coltivazioni in termini di rilascio di inquinanti, soprattutto a base di azoto, derivanti dalla fertilizzazione del terreno. Il risultato è stato che il Golfo del Messico verrebbe investito da una ulteriore marea di inquinanti superore del 20% a quella attuale.

«Questo vorrebbe dire che il fiume Mississippi conterrebbe il doppio dell'azoto consentito - spiega Simon Donner, che ha coordinato lo studio - la politica energetica statunitense di questo passo renderà impossibile risolvere il problema della zona morta». L'azoto favorisce la crescita di alghe che impoveriscono di ossigeno l'acqua. Nel Golfo del Messico l'area già compromessa cresce ogni anno, e ha raggiunto i 20mila chilometri quadrati, un'area quasi pari all'Emilia-Romagna».