Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / I vigneti dell'Amarone assediati dal cemento

I vigneti dell'Amarone assediati dal cemento

di Giancarlo Gariglio - 11/03/2008

In un mondo in cui la gestione del limite è sempre più spesso calpestata, purtroppo anche la Valpolicella non fa eccezione. La patria dell’Amarone, infatti, è assediata dal cemento, nel vero senso della parola; un assedio che viene direttamente da una delle sue capitali: Fumane. Qui si installò nel 1962 un cementificio che ha avuto il merito di dare lavoro a molte persone in un periodo storico di “vacche magre” per il Veneto. Con gli anni, gli affari di questa industria sono andati crescendo, fino alla richiesta nel 1998 di un sostanziale allargamento dei terreni in concessione mineraria, perchè quelli utilizzati fino a oggi sono ormai prosciugati delle loro risorse. Dopo un lungo iter burocratico ora pare che siano stati individuati i terreni adatti a questo scopo all’interno del vicino parco naturale dei Monti Lessini. Una zona ancora intatta dal punto di vista naturalistico e che un progetto di tale ampiezza metterebbe in grave difficoltà. A peggiorare le cose e a surriscaldare gli animi dei cittadini della Valpolicella vi è anche la richiesta di rinnovare i forni dello stabilimento, perchè quelli attuali sono considerati obsoleti. Nel frattempo sulla stampa locale sono uscite pesanti indiscrezioni sui materiali bruciati dal cementificio: pneumatici, carbone, rifiuti e carcasse animali. Tutto questo in un territorio in cui l'elemento di sviluppo dovrebbe essere invece proprio la valorizzazione di quel patrimonio naturale e culturale costituito dal sistema vitivinicolo Valpolicella che non necessita di ulteriore urbanizzazione né di ferite ambientali difficilmente sanabili. In un contesto come questo, proprio i produttori di vino – punta di diamante dell’eccellenza agricola locale – hanno il compito di rilanciare il forte legame tra l’uomo e il territorio proteggendo le proprie terre con sistemi di coltivazione più consapevoli. Un esempio virtuoso in tal senso è rappresentato dai Vignaioli delle marògne – terrazzamenti creati nei secoli passati per strappare lembi di terra ai primi balzi dei Lessini – che si sono uniti per la difesa dei muretti a secco, svolgendo così un ruolo centrale nella valorizzazione del contesto naturale dove operano.

Tratto da Agricoltura - La Stampa, del 09/03/2008