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La paghiamo cara. Fino all'ultima goccia

di Massimiliano Viviani - 14/03/2008

     

 

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"Sul prezzo del petrolio è in corso una grande speculazione mondiale". A scoprire l'acqua calda è proprio il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. Un'uscita del tutto fuori luogo.
Sentire Confindustria denunciare la speculazione fa davvero sorridere: oggi l'industria dipende dalla finanza come non mai, e ogni azienda sopravvive nella globalizzazione solo grazie ai generosi crediti del sistema bancario e borsistico: chissà se Montezemolo lamenta ugualmente la speculazione quando i titoli delle imprese di Confindustria sono gonfiati oltre misura rispetto alle reali possibilità produttive e commerciali.
Solo quando l'economia rischia di rallentare, i liberisti la chiamano speculazione. Quando invece l'economia "gira", si chiama "scelta razionale".
Dietro il prezzo del petrolio che vola c'è soprattutto la speculazione finanziaria, da parte di quei raider che coprono le perdite derivate dai mutui subprime con l'acquisto di una materia prima come il greggio, che in prospettiva sarà sempre più richesta. Soprattutto a causa della domanda delle economie emergenti (Cina, India).
Ma la speculazione non riguarda solo il petrolio, ma anche i suoi derivati (benzina e gasolio). E questa volta non viene dall'ambiente finanziario, bensì industriale (cosa che Montezemolo tace perchè rispondente a una logica che deve difendere). Le compagnie petrolifere sono sempre pronte ad adeguare il prezzo delle benzina al rialzo, ma quando questo scende, invece di abbassarlo, lo tengono fermo. Così i quattrini che sborsiamo alla pompa di benzina aumentano sempre e comunque.
Sarebbe il caso di ricordare a Montezemolo e a tutti i suoi amici che questo non dipende dal fatto che le tasse sono più alte della media europea: dipende invece dal clima di favore e di voluto "laissez-faire" che da sempre domina nel nostro Paese, ben noto ai tanti industriali che ricevono generosi finanziamenti a fondo perduto dallo Stato (la Fiat, per esempio). E, aggiungiamo, ai tantissimi industriali alquanto disinvolti al momento di compilare la dichiarazione dei redditi.
Questo "clima" di favore impedisce di adottare un provvedimento molto semplice ed efficace: aggiornare i prezzi dei carburanti ogni tre mesi e non quotidianamente, sulla base della media delle variazioni del periodo. Questo toglierebbe molti alibi agli speculatori.
Dovremo invece cercare di ristrutturare i trasporti, il lavoro e il consumo su scala locale: in questo modo tutta la bolla della domanda di carburante si troverebbe sgonfiata.