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Carceri Usa in Iraq vietate all'Onu

di Ornella Sangiovanni - 15/03/2008


Le carceri americane in Iraq sono off limits per le Nazioni Unite. Il relatore speciale Onu per la tortura, Manfred Nowak, ha detto che gli Usa hanno respinto la sua richiesta di poterle visitare, nonostante egli abbia ricevuto informazioni che dicono che la situazione al loro interno sarebbe migliorata.

“Sono un po’ sorpreso che il governo statunitense non sia disponibile a concedermi l’accesso, perché forse potrebbe essere perfino nel loro stesso interesse se io mettessi a confronto strutture di detenzione diverse", è stato il commento garbato di Nowak, durante una conferenza stampa di pochi giorni fa a Ginevra, riferendosi all’eredità lasciata dallo scandalo del carcere di Abu Ghraib, venuto alla luce nella primavera del 2004, con la scoperta di torture e gravi abusi sui prigionieri commessi da personale delle forze armate Usa.

Da allora, Nowak dice di avere ricevuto informazioni credibili dall’Iraq, secondo cui le condizioni nelle strutture carcerarie gestite dagli americani sarebbero migliorate, e i detenuti preferirebbero rimanere lì piuttosto che essere trasferiti nelle prigioni irachene.

“La situazione è migliorata in reazione alle critiche per i fatti di Abu Ghraib", ha detto l’esperto Onu, aggiungendo che “l’attuale comandante, Generale Stone, sembra avere un atteggiamento abbastanza liberale, e prende il trattamento dei detenuti più seriamente dei suoi predecessori".

Ad ogni modo, Nowak ha sottolineato la necessità di vedere le cose di persona, senza fidarsi di resoconti di seconda mano.

"La Gran Bretagna ha detto sì, gli Usa hanno detto no", ha riferito Nowak ai giornalisti, dopo essere intervenuto alla sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, in corso in questo periodo, e aggiungendo che spera ancora di ricevere l’Ok per visitare le carceri gestite dagli americani prima di decidere se andare in Iraq.

"Se andrò in Iraq”, ha sottolineato, “dovrebbe essere una missione lunga, per seguire la situazione nel modo più esaustivo possibile". Questo significa avere accesso illimitato a tutte le strutture di detenzione, e la possibilità di fare visite a sorpresa, nonché di interrogare i detenuti in privato.

La risposta dei funzionari statunitensi è stata che le carceri gestite dalle forze Usa in Iraq non sono soggette alle disposizioni del diritto umanitario internazionale, a causa del conflitto armato in corso nel Paese, e come tali sono al di fuori del suo mandato di relatore speciale Onu sulla tortura.

Un portavoce del Dipartimento di Stato, sentito dalla Associated Press, non ha voluto fare commenti ufficiali sulla questione.

Ma un funzionario dello stesso dipartimento, che conosce bene il caso, ha detto che gli Stati Uniti hanno rifiutato la richiesta di Nowak per “ragioni operative” . Solo al Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) è stato consentito l’accesso totale ai detenuti in custodia degli americani, perché Washington considera l’organismo neutrale il più appropriato per compiere visite di questo genere, ha aggiunto il funzionario, che ha voluto restare anonimo in quanto non autorizzato a parlare. Estendere l’accesso ad altri gruppi o singoli, ha spiegato, non è fattibile, a causa della situazione della sicurezza in Iraq.

Gli Stati Uniti, comunque - ha concluso - sono lieti di continuare le discussioni con Nowak.

Iracheni più disponibili?

L’esperto Onu sembra avere vita più facile con gli iracheni.

Nowak, che ha un invito del governo di Baghdad per recarsi in visita in Iraq dal 18 al 26 ottobre prossimo, che gli è stato riconfermato a Ginevra dal vice ministro per i Diritti Umani, Hussein Jasim Al-Zuhairi, dice di aspettarsi accesso totale anche alle carceri gestite dagli iracheni, nonostante la cosa sia ancora oggetto di trattative. Le autorità britanniche, invece, hanno accettato di permettergli di visitare i detenuti in loro custodia.

Secondo l'ICRC, che ha potuto visitare per la prima volta i cosiddetti “detenuti per ragioni di sicurezza” in custodia delle autorità irachene nell’ottobre scorso, questi sarebbero almeno 30.000. E a tutt’oggi il comitato, un organismo neutrale, i cui rapporti sono confidenziali, a differenza di quelli delle Nazioni Unite, sta chiedendo un accordo più ampio che gli consenta l’accesso a tutti i detenuti nelle carceri gestite dal governo di Baghdad.

Dove ci sarebbero non pochi problemi. I sunniti, in particolare, accusano il ministero degli Interni, controllato dagli sciiti, di gestire centri di tortura e prigioni segrete in cui i detenuti sunniti subirebbero abusi di ogni tipo.

Nowak, un professore austriaco di diritto, che ricopre l’incarico di relatore speciale Onu per la tortura dal 2004, in passato si era scontrato con gli Usa in merito al carcere di Guantanamo, di cui sostiene la chiusura, e all’utilizzo di alcune tecniche di interrogatorio per i sospettati di terrorismo.


Fonti: Agence France Presse, Reuters, Associated Press