Guerra e globalizzazione: la nuova politica americana
di Fabrizio Legger - 15/01/2006
Fonte: Rinascita
Il saggio di Michel Chossudovsky, intitolato “Guerra e Globalizzazione. La verità dietro l’11 settembre e la nuova politica americana” (pagine 160, Euro 12,00), pubblicato dalle edizioni EGA, di Torino, è un testo di grande interesse, che dovrebbe essere letto in particolare, da tutti i sempliciotti di destra e di sinistra che ritengono che gli americani vadano in giro per il mondo fare guerre con lo scopo di difendere la libertà dei popoli e di esportare il libero commercio e la democrazia. Ciò è quanto blaterano i mass-media (Tv e grandi quotidiani) asserviti al potere dominante, ma chi ha un minimo di capacità critiche e di conoscenze storiche adeguate, non può non comprendere come, dietro tutte le guerre d’aggressione che, in questi ultimi dieci anni, hanno insanguinato il pianeta, ci sia un progetto ben preciso della superpotenza capitalista mondiale per esportare il “suo” Mercato (cioè quello che favorisce gli interessi della sua classe dirigente) in tutto il resto del globo, dove ancora fervono “sacche di resistenza” al dilagare di questo feroce capitalismo imperialista che si nasconde dietro la maschera della “globalizzazione”.
Nelle pagine di questo illuminante saggio, Chassudovsky esamina impietosamente e con profonda lucidità, l’aggressività inaudita del capitalismo nordamericano, pronto a utilizzare la guerra totale, addirittura la “guerra preventiva”, come strumento prioritario per “normalizzare” i paesi ribelli e renderli docili al dominio del sistema di mercato a stelle e strisce. Già nel 1991 questa politica fu attuata con l’Iraq (che si illudeva di poter condurre una politica petrolifera che, giustamente, non tenesse conto degli interessi statunitensi), per poi continuare, nel 1999, contro la Serbia, rea di avere un governo social-nazionalista che intendeva portare avanti, in Europa centrale, una politica decisamente avversa agli interessi Usa. Sia nel 1991, sia nel 1999, nel primo caso sotto la bandiera dell’Onu, nel secondo sotto quella della Nato, gli Usa condussero spietate guerre di aggressione contro Baghdad e Belgrado, prostrando i due paesi e riducendoli all’impotenza. Ma è stato con gli attacchi all’America dell’11 settembre 2001 (lasciati volutamente avvenire per poter sbandierare il pretesto di una lotta mondiale al terrorismo, cioè, contro tutti quei paesi ostili all’egemonia economica planetaria degli USA) che la cricca Neocon al potere in America ha deciso di esportare su scala mondiale la politica degli interventi armati per spianare la strada al sistema di Mercato a stelle e strisce. Alimentando a dismisura la crescita del loro complesso sistema militare-indistriale, gli Usa ritengono di poter imporre a tutto il mondo il loro modello economico di sfruttamento e di sottosviluppo, utilizzando gli interventi militari come strumento di annientamento delle sacche di resistenza che propongono alternative radicali alle sciagurate politiche neoliberiste. Da qui, dopo aver ridotto la Serbia ad un cagnolino scodinzolante e averla amputata del Kossovo (divenuto, di fatto, un territorio sotto controllo statunitense), la “macchina da guerra” a stelle strisce si è mossa dapprima contro l’Afghanistan dei Talebani, poi contro il riottoso Iraq (occupandolo e trasformandolo in una sorta di colonia), ed ora si sta lentamente e insidiosamente scatenando contro la Siria, l’Iran e il Venezuela (i tre paesi che, insieme a Cuba, alla Corea del Nord e alla Bolivia del neoletto presidente indio Evo Morales, più di ogni altro si oppongono alle politiche neoliberiste USA). Dunque, come scrive lucidamente Chossudovsky, ci troviamo di fronte ad una politica statunitense di neoimperialismo spietato ed aggressivo, che non esita ad utilizzare l’arma della guerra per imporre il “suo” modello di Mercato e che fa della Globalizzazione la punta di diamante per l’imposizione di inique politiche neoliberiste in tutti i paesi del globo. Un saggio molto illuminante, che smaschera definitivamente la sciagurata “illusione democratica” di una accettabile guerra al terrorismo e che invece ci rivela la nuova politica americana dei Neocon della cricca di Bush jr. per quello che è veramente: una politica guerrafondaia, di aggressione, volta unicamente allo sfruttamento delle risorse economiche dei paesi sottosviluppati e al mantenimento di una egemonia planetaria basata sulla potenza militare. A lettura ultimata, ci si rende conto che Chassudovsky ha pienamente ragione e che ce n’è quanto basta per incominciare ad opporsi tenacemente a questo sciagurato nuovo corso della politica neoimperiale degli Usa. Un libro di importanza fondamentale, per conoscere e per comprendere, richiedibile in tutte le librerie.