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JP Morgan e Bear Stearns: le lobbies fanno la spesa

di Manuel Zanarini - 17/03/2008

 

 

Pochi giorni fa era arrivata la notizia che una grande banca d’affari statunitense, la Bear Stearns stava affrontando una grave crisi di liquidità.

I problemi per la banca sono iniziati nel 2007, quando a seguito della crisi finanziaria e creditizia che ha investito gli Stati Uniti, non c’erano più soldi a sufficienza per soddisfare i creditori; infatti due fondi speculativi del valore di miliardi, gestiti dalla banca, sono falliti perché avevano scommesso sui mutui subprime.

Come ha dichiarato l’ad Alan Schwarz “le domande (di rimborso) sono arrivate da clienti, creditori e controparti” e la banca si è trovata in enormi difficoltà.

A seguito delle notizie di un possibile fallimento, il valore del titolo azionario della Bear Stearns è crollato del 50%, con effetti a catena su molti altri titoli che hanno visto calare fortemente il proprio valore.

Per giungere in soccorso della banca si sono mosse la Federal Riserve e soprattutto la JP Morgan.

La banca centrale statunitense ha tagliato i tassi di 25 punti base portandoli al 3,25%, dando respiro al mercato delle obbligazioni immobiliari, mentre la JP Morgan aveva annunciato di fornire finanziamenti “non recourse back-to back” con scadenza a 28 giorni, cioè prestiti senza garanzia in caso di insolvenza del debitore, ma al contempo rassicurava i propri azionisti sulla scarsa incidenza di questa operazione sul proprio istituto e annunciando che si stava lavorando per trovare soluzioni più a lungo termine.

Bene, oggi la JP Morgan ci ha svelato quali erano queste strategie. Esattamente ieri notte, la JP Morgan ha annunciato di aver acquisito la Bear Stearns per un valore complessivo di 236,2 milioni dollari, cioè a 2 dollari per azione.

Bisogna riconoscere che non è stato un affare da poco se si considera che solo Venerdì le azioni della Bear Stearns erano quotate 30 dollari l’una!

Ovviamente sia il Governo Federale che la Federal Riserve hanno dato il benestare all’acquisizione.

Vorrei però fare il parallelo con una notizia di qualche tempo fa. In piena crisi dei mututi subprime, la Goldman Sachs (si veda articolo specifico per maggiori informazioni) annunciava che i suoi utili erano saliti di 2,85 miliardi di dollari nel trimestre chiusosi il 31 Agosto scorso, con un giro d’affari aumentato del 63% rispetto all’anno precedente.

Ora mi viene da chiedere, aldilà della bravura dei vari dirigenti, non ci sarà qualcosa sotto?

Per la Goldman Sachs abbiamo già detto che ormai ha propri uomini negli organi di controllo del sistema economico-politico dell’intero emisfero occidentale del mondo, per la JP Morgan è curioso notare che è riuscita in pochi giorni ad acquistare la quinta banca d’affari al mondo ad un prezzo stracciatissimo.

Aldilà delle varie congetture che si possono fare, resta il fatto che mentre i piccoli risparmiatori perdono i risparmi di una vita e sempre più persone non riescono a pagare le rate dei mutui rischiando di perdere le loro case, le grandi banche d’affari newyorchesi, spesso collegate al potere politico, guadagnano miliardi di dollari al mese!

Per quanto durerà ancora?