De Benoist: intervista su "La paura e l'arroganza"
di www.lulop.com - 15/01/2006
Fonte: www.lulop.com
Il 26 settembre 2004 sulla rete televisiva La7, nella puntata della trasmissione "Otto e mezza" dedicata al libro
La paura e l'arroganza, sono intervenuti due coautori del volume, Franco Cardini e Marco Tarchi. Non è andata invece in onda l’intervistarilasciata appositamente sull’argomento da Alain de Benoist. Riprendendo il testo dell'intervista dal sito
www.lulop.com, losottoponiamo ai nostri lettori.
Lei ha partecipato ad una raccolta di scritti intitolata "La paura e l'arroganza" nella quale spiega che c'è
una alternativa tra il Mac World e la Jihad islamica. Che cosa intende dire?
Voglio semplicemente dire che non dobbiamo per forza scegliere tra l’"Internazionale del terrorismo" e la
colonizzazione americana. Credo, insomma, che gli europei possano far sentire la propria voce in maniera
autonoma ed indipendente, senza cadere nel delirio islamista radicale o nel delirio dovuto ai benefici della
civilizzazione americana che trasformerebbe il pianeta in una sorta di grande mercato mondiale.
Dunque questo grande mercato porrebbe gli Usa a un livello leggermente superiore agli altri. Ma lei che
cosa pensa del ruolo degli Usa dopo gli attentati dell'11 settembre?
Gli attentati dell’11 settembre hanno visibilmente stimolato negli Usa il desiderio imperialista di imporsi
come la sola potenza mondiale che si arroga il diritto di intervenire come un gendarme ovunque nel
mondo, così consentendosi di imporre ovunque la propria legge e la propria concezione del mondo a
qualsiasi nazione. L’abbiamo visto in Afghanistan, e lo vedremo presto in Iraq. Il sistema è sempre lo
stesso. Si sceglie un pretesto più o meno buono per intervenire, per installarsi ed all'occorrenza
per prendere il controllo delle risorse energetiche locali.
Questo pretesto, ovviamente, è il terrorismo. Quali sono le ragioni del terrorismo e quali i mezzi per
difendersene e combatterlo?
La fonte del terrorismo è una reazione contro l'egemonia occidentale che tende a sopprimere ogni
specificità culturale e ad instaurare un modello unico in tutto il mondo. le forme di queste reazioni sono
del tutto comprensibili ma nient’affatto accettabili. Non possiamo assolutamente accettare questo
terrorismo globale che si è costituito da qualche tempo a questa parte e di cui gli attentati dell’11
settembre sono una scioccante dimostrazione; ma è altrettanto chiaro che se si vuole lottare contro questa
forma di terrorismo bisogna lottare contro i mezzi che esso utilizza e in particolare prendere coscienza del
sua carattere non territoriale, cioè del fatto che le sue radici sono piantate su scala mondiale e non sono
individuabili in un paese in particolare.
Ma l’Europa può avere un ruolo autonomo e quale sarebbe in un possibile intervento americano in Irak?
Io credo che l'Europa debba dissociarsi dall'aggressione americana contro lo stato iracheno sostenendo
che il pretesto addotto non ha fondamento, dato che nessuno può seriamente affermare che oggi l’Iraq
costituisce una minaccia per il vicino oriente o altrove. Il solo paese del vicino oriente che possiede delle
armi di distruzione di massa è lo Stato di Israele. D’altra parte è chiaro che l’Iraq non è affatto implicato,
anzi è il solo paese arabo in cui non ci sono le basi terroristiche di cui parliamo. Gli americani, dopo gli
attentati dell’11 settembre, hanno arrestato e interrogato sospettati provenienti da tutti i paesi tranne che
dall’Iraq. Aggiungo poi che l’Iraq è oggi il solo paese laico del mondo arabo. Di conseguenza voler
lottare contro il terrorismo e l’islamismo radicale combattendo l’Iraq è veramente poco serio. Le vere
ragioni sono altrove e consistono nella volontà di mettere le mani sulle risorse petrolifere dell’Iraq così da
premunirsi da una eventuale defezione dell’Arabia Saudita.
E a questo proposito, cosa pensa delle politiche francese ed italiana? Ci sono tra loro differenze in merito
all'intervento americano in Iraq?
Penso che la miglior posizione sia quella del governo tedesco che ha dichiarato molto chiaramente che
non faceva parte di questa minaccia di spedizione. La Francia è in una posizione più sfumata, s'è un poco
rifugiata dietro le eventuali decisioni del Consiglio di Sicurezza, credo una posizione abbastanza
ragionevole. Ho l'impressione che l'Italia non abbia dichiarato abbastanza nettamente le propria posizione
e personalmente credo che ancora una volta si allineerà a fianco della potenza americana piuttosto che
cercare di definire per l'Europa una posizione indipendente.