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Great Depression Reloaded

di redazionale - 18/03/2008

Fonte: svolte-epocali

 




Trecento miliardi di euro bruciati nella giornata di oggi e il dollaro in caduta libera sotto il peso di una crisi finanziaria definita come "la più grave dalla fine della seconda guerra mondiale" dall'ex presidente della Fed, Alan Greenspan. Questo il sanguinoso bollettino della giornata, che fotografa una borsa in ginocchio:

[*RaiNews24] Tutti i maggiori mercati europei accusano una nuova battuta d'arresto, sulla scia della chiusura negativa dei mercati asiatici, questa mattina, e dopo le difficoltà in avvio di Wall Street.[...] Nella chiusura degli indici principali delle piu' importanti borse europee e' la fotografia dell'ultimo ciclone che ha investito oggi i mercati mondiali. Nel vecchio continente sono stati bruciati in un giorno piu' di 300 miliardi di capitalizzazione. [...]


Questo crollo è la conseguenza degli ennesimi giochi malsani della Fed, che a sorpresa nella notte ha tagliato il tasso di sconto per i prestiti diretti alle banche, così da fronteggiare la crisi del credito. Una contromisura che ricorda molto quelle prese durante la Grande Depressione. Non si tratta di una coincidenza, visto che anche gli effetti ricordano molto quello che avvenne 70 anni fa circa: come negli anni '30 sorsero le Hoovervilles, oggi iniziano a spuntare tendopoli [*1] in California e i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 24% [*2] in tutta America. Ben Bernanke ha motivato la scelta di tagliare i tassi per promuovere mercati finanziari liquidi e ben funzionanti (sic!) facilitando così l'immissione di liquidità che va tutta a favore delle banche sull'orlo della crisi (per chi non l'avesse ancora fatto, consiglio la lettura di *questo post). Tant'è che subito dopo il provvedimento della FED, la Bear Stearns, istituto sull'orlo della bancarotta per via dei mutui subprime [*3], è stata acquisita dalla Jp Morgan, a cui è stato garantito un finanziamento speciale da parte della Federal Reserve. Insomma, una palese dimostrazione che le Banche centrali sono lì apposta per parare le spalle agli istituti bancari. Non potendo salvare Bear Stearns direttamente, la Fed ha usato JP Morgan come ponte per l'acquisto [*4] ad un prezzo di "favore" di 236 milioni di dollari (in una situazione di normalità con questa somma non ci si sarebbe comprati nemmeno la sede fisica dell'istituto). Questa transazione è la dimostrazione che la Fed ha scelto di avallare gli acquisti delle banche che si trovano in difficoltà, nonostante il taglio di questi tassi di sconto sia una delle cause principali dell'insopportabile inflazione che ha causato i vertiginosi aumenti dei prezzi (dal petrolio al cibo) e le tendopoli californiane. Insomma, Bernanke viene quotidianamente incensato come salvatore della patria, quando in realtà le politiche monetarie centralizzate sviliscono costantemente il valore della moneta causando una perdita di potere d'acquisto del lavoratore. Per usare un'espressione che spesso sentiamo, se non si riesce ad arrivare a fine mese, il dito va puntato soprattutto contro la Banca centrale. Alla luce della scelta di tagliare i tassi di sconto viene spontaneo chiedersi quante altre banche riceveranno lo stesso trattamento di favore, ovvero, quanti altri dollari "Helicopter Ben" è disposto a stampare per salvare i "suoi amici". Ne va del nostro stipendio.