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Elezioni in Iran: affermazione popolare

di Manuel Zanarini - 18/03/2008

 

 

Lo scorso week-end si sono svolte le elezioni politiche in Iran, la più popolosa democrazia del Medio Oriente.

I cittadini iraniani erano chiamati a votare per eleggere il Parlamento(il Majles), organo estremamente importante nel sistema politico iraniano. Infatti, esso deve approvare la legge finanziaria proposta dal Presidente (nel 2006 ha respinto 5 volte quella proposta da Ahmadinejad), può chiederne le dimissioni esprimendo un voto di sfiducia e nessuna carica, nemmeno la Guida della Rivoluzione (la più alta carica dello Stato), può scioglierlo.

Era un test molto importante per capire il vero sentimento del popolo iraniano in questo difficile periodo storico, visto che era la prima consultazione elettorale dell’era-Ahmadinejad.

Nel 2004, precedente tornata elettorale, l’affluenza elettorale fu la più bassa dalla cacciata dello Scià, il 51% degli aventi diritto, a causa della disastrosa esperienza riformista del governo Khatami e i mass-media occidentali prospettavano una percentuale ancora inferiore.

I risultati sono stati ben diversi; infatti si è recato alle urne ben il 65% dei cittadini iraniani, dato clamoroso se paragonato per esempio a quello degli “esportatori di democrazia” a stelle e strisce, dove difficilmente viene superato il 30%!

Per quanto riguarda il risultato delle elezioni, il popolo ha assegnato una clamorosa vittoria ai conservatori, 163 seggi contro i 43 dei riformisti, tanto che Shahabeddin Sadr, candidato conservatore probabilmente destinato a vincere un seggio nella capitale, ha dichiarato che “Più del 70% dei seggi in parlamento sono dei conservatori” e che “è un grande onore che la gente ci accordi nuovamente la sua fiducia”.

Nelle elezioni per il Consiglio Comunale di Teheran, i riformisti otterrebbero solo 2 o 3 seggi, mentre nella città santa di Qom il “conservatore revisionista” Ali Larijani, vicino all’ Ayatollah Khamenei, ha ottenuto addirittura il 75% dei consensi.

Questi dati sono la dimostrazione che le manipolazioni giornalistiche occidentali hanno le gambe corte. Dopo le manifestazioni di protesta all’Universtià di Teheran contro Ahmedinejad, cosa che peraltro è avvenuta senza incidenti di rilievo a differenza di molti paesi occidentale, si è voluto far credere ai cittadini occidentali che il popolo iraniano fosse stanco della guida conservatrice e che i riformisti avessero l’appoggio della gente. Le consultazioni appena svoltesi hanno dimostrato che il popolo iraniano è completamente dalla parte conservatrice, seppur stavolta sembra essere stata premiata la parte vicina agli ayatollah, e che solamente una piccola minoranza sostiene i riformisti filo-occidentali.

Ovviamente né i mass media né il mondo politico occidentale hanno perso occasione per commentare. A volte con mistificazioni, altre con vere e proprie menzogne.

Intanto, si è parlato di una situazione economica disastrosa (disoccupazione alta ed inflazione quasi al 20%), senza ovviamente citare gli enormi sviluppi che il Paese sta vivendo (dai rapporti internazionali con Cina, India e Sud America alle missioni spaziali) e che i costi sociali sono dovute a politiche volte a tutelare i ceti più deboli della popolazione (sussidi e prestiti coi ricavati dalla vendita del petrolio), senza citare ovviamente che il Paese vive da anni sotto embargo, viene da una miseria incredibile e che la situazione occidentale è uguale se non peggiore.

Una volta che ci si è resi conto che il popolo iraniano queste cose le sa benissimo, si è passati a sminuire il risultato delle elezioni. I candidati conservatori revisionisti sono diventati una specie di riformisti alla Veltroni che si oppongono all’oscurantismo conservatore. Ovviamente viene citato di sfuggita che questi rappresentano l’ala conservatrice vicina agli Ayatollah, presentati come “oscuri signori della morte” fino a qualche giorno fa; mentre il fatto che i riformisti rappresentino ormai una esigua percentuale viene abilmente celato.

Per finire, visto che anche questo giochino non regge, è rispuntata fuori la vecchia manfrina delle “elezioni truccate”.

Nessun dato di fatto, qualche candidato riformista è stato eliminato dalle liste elettorali esattamente come succede in qualunque paese del mondo qualora esso non abbia i requisiti previsti dalla legge, ma solo giudizi politici.

Così come è accaduto per le elezioni in Algeria quando vinse il FIS ed in Palestina quando vinse Hamas, per i “bravi democratici” di Washington e Bruxelles, il popolo ha diritto di scegliersi i propri governanti solo se questi hanno il benestare occidentale. Fortunatamente però esistono ancora popoli orgogliosi e liberi di scegliersi da solo i propri governanti.

L’unico rammarico è che non siano mai popoli europei!