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Gli Usa sono in stagnazione

di Marzio Paolo Rotondo' - 21/03/2008

 

Gli Usa sono in stagnazione



È ormai molto vicina la recessione dell’economia Usa profetizzata da tempo. Secondo il rapporto fornito dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi, l’economia americana non segnerà alcuna crescita nel secondo trimestre del 2008, mentre in Europa ci sarà un ulteriore rallentamento.
“L’economia Usa stagna, se non si contrae già”. L’Ocse rileva però che “potrebbe essere prematuro parlare di recessione, ma con un ritmo di crescita sotto il potenziale, l’indebolimento dell’economia si manifesta più rapidamente”. Ciò significa dunque che l’inversione del ciclo economico Usa non è ancora avvenuta, ma indubbiamente è sempre più vicino e probabile.
Rispetto alla scorsa pubblicazione dell’Ocse di tre mesi fa, più convinta della solidità delle economie occidentali di fronte alla crisi economico-finanziaria, l’attuale rapporto appare dunque dipinto di tinte più fosche. Per la prima volta dal terzo trimestre del 2001, negli Usa si registrerà una stagnazione che seguirà un’espansione dell’economia dello 0,1% nel primo trimestre rispetto agli ultimi tre mesi del 2007. Sull’intero anno, la crescita economica è prevista all’1,4%, ben lontana dal rasentato 5% di pochi mesi fa, e risulta ancora in rallentamento.
Ciononostante, l’inflazione rimane su livelli sostenuti, circa il 4%, tanto da far parlare di un ciclo di stagflazione per gli Stati Uniti, dove crescita zero e prezzi in aumento convivono in modo paradossale. Il settore immobiliare, fondamentale per la crescita a stelle e strisce, ha ormai invertito il proprio ciclo e non fa ben sperare nemmeno per il futuro, segno che non si è ancora toccato il fondo.
Lunedì, il segretario generale dell’Ocse, sulla stessa linea del direttore generale Dominique Strauss-Kahn, aveva rigettato la teoria del “disaccoppiamento”, ovvero il distacco della crescita degli Stati Uniti da quella delle altre potenze economiche oltre che un declino della loro centralità nel sistema globale. I vertici dell’Organizzazione sono più propensi a pensare che nessuna delle economie più sviluppate o emergenti sarà in grado di sfuggire al rallentamento Usa, rendendo la crisi inevitabilmente mondiale.
L’Ocse afferma che in qualsiasi Paese, allo stato attuale, “l’economia reale non è protetta dalle turbolenze finanziarie”, il che ridimensiona di parecchio l’opinione dell’istituzione sulla gravità della crisi. L’impatto sulla domanda sarà certamente significativo, affermano da Parigi, ma resta ancora difficile da misurare. L’Ocse giudica peraltro che è sempre più necessario varare un piano di rilancio sia negli Stati Uniti che nell’Unione europea.
Rispetto agli Stati Uniti, la decelerazione nei Paesi di Eurolandia “è stata meno brusca, ma la crescita rimarrà nella parte bassa del potenziale per un certo tempo”, spiega l’Organizzazione internazionale. L’Ocse prevede per il primo trimestre un’espansione dello 0,5%, per poi vedere un rallentamento al 0,4% nel secondo. Per il 2008 la stima della crescita è stata rivista all’1,9%, ma potrebbe essere rivista nuovamente al ribasso nelle prossime proiezioni. Le esportazioni soffrono molto ma, secondo istituzione parigina, resistono ancora al forte deprezzamento del dollaro e non dovrebbero pesare sull’espansione economica del Vecchio Continente.
In Europa più che in America, i salari sono amputati dalla fiammata dei prezzi energetici e dei prodotti alimentari, il che rende la situazione economica ancora più precaria per via delle ripercussioni sulla domanda interna all’Ue. L’inflazione si attesta a circa il 3,3%, più bassa di quella statunitense ma comunque sostenuta. Questo fenomeno potrebbe “costare abbastanza caro” all’Ue in termini di crescita, ha affermato il capo economista Jorgen Elmeskov, visto anche l’andamento della politica monetaria all’interno dell’Eurozona.
A livello mondiale, il pil nei Paesi del G7 dovrebbe crescere dello 0,3% nel primo trimestre dell’anno e dello 0,2% nel secondo trimestre. In Germania il pil dovrebbe crescere dello 0,6% nel primo e dello 0,4% nel secondo trimestre. In Francia dovrebbe incrementare dello 0,4% nei due trimestri mentre nel Regno Unito dello 0,6% nel primo e nel secondo trimestre del 2008. In Canada e in Giappone il pil dovrebbe crescere rispettivamente dello 0,3% nel primo trimestre e dello 0,2% nel secondo. Per quanto riguarda il nostro Paese, sia nel primo sia nel secondo trimestre, la crescita economica sarà pari ad un 0,3% rispetto al periodo precedente.
Il quadro complessivo mostra dunque che la crisi ha ormai raggiunto le economie più sviluppate ai quattro angoli del pianeta. Nonostante non si sappia ancora fino a dove e quando si spingeranno gli effetti negativi della crisi, è ormai chiaro che sia a livello finanziario che sempre di più anche a livello economico, le maggiori economie del pianeta stanno andando incontro ad una situazione sempre più difficile e complicata. La recessione degli Usa sembra ormai essere questione di settimane più che di mesi, mentre la situazione dell’Ue appare sempre più fragile tanto da mettere in discussione l’attuale approccio alla crisi delle istituzioni nazionali e comunitarie, prima fra tutte la Bce.