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Dnsvidania, bambola

di Fabrizio Di Ernesto - 21/03/2008

 

“Mi chiamo Andrea Doria, titolato di dubbia fama, e più che la politica amo l’antipolitica: su internet seguo Beppe Grillo e il Movimento zero di Massimo Fini, non Gianfranco eh!; leggo il quotidiano Rinascita; ascolto la radio pirata Bandiera Nera; mi auguro uno scisma guidato da Milingo; credo al motto è tutto un magna magna; non mi impegno, non I care ma me ne frego; e sono più di vent’anni che non vado a votare. L’ultima volta ho messo la croce sull’Uomo Qualunque. Va da sé che sono anche un po’ confuso”.
Terza avventura per lo strampalato, ma infallibile, detective pontino Andrea Doria, prodotto della fantasiosa mente dello scrittore Pierluigi Felli, già protagonista di Nella coda il veleno e Guarda che luna.
Nel nuovo Dasvidania bambola l’autore porta il detective ad indagare nella Russia di Putin; obiettivo della missione rintracciare una certa Rubenia, figlia naturale di una donna sposata che in punto di morte ha confessato al marito questo suo peccato di gioventù ed ora l’uomo ha tutta l’intenzione di vederci chiaro in questa vicenda; unico indizio il nome della ragazza e nulla più.
Giunto a Mosca tramite le avventure di uno dei suoi personaggi più riusciti Felli, non senza rinunciare a quello stile ironico che più gli è congeniale, coglie al balzo l’occasione per realizzare quasi un saggio di geopolitica dove mette alla berlina la gestione Eltsin, quella che in pratica stava facendo perdere all’ex Urss tutte le proprie ricchezze tramite quella politica delle privatizzazioni che anche in Italia, sfortunatamente, vanta innumerevoli estimatori ed imitatori. Analizzando i risultati dell’amministrazione Putin, che ha saputo porre un freno all’affarismo sfrenato dei nuovi ricchi russi che anziché fare gli interessi del paese sembravano fare non solo i loro ma anche quelli di avide multinazionali e banche d’affari, l’autore cerca anche di sfatare alcune notizie false fatte ormai proprie dagli organi di stampa embedded che fanno del presidente russo un oligarca interessato più al proprio tornaconto che a quello della propria nazione.
In un romanzo scorrevole, ma denso di informazioni spesso taciute dalla stampa politicamente corretta, l’autore mescola realtà e fantasia ricordando al lettore alcuni trascorsi professionali di personaggi oggi alla ribalta, non disdegnando un accenno anche alle democratiche rivoluzioni arancioni con cui gli Usa e vari politici ultra atlantici stanno cercando di isolare il nemico russo. Costante poi in quasi tutto il romanzo la presenza del fantasma della giornalista russa ed antiputiniana Anna Politkovskaja, forse non casualmente strenua sostenitrice di Khodorkovsky nemico del nuovo zar russo.
Senza risparmiarsi in nomi e cognomi Felli non ci pensa su due volte ed in poco più di cento pagine mette alla berlina i potenti del mondo, Usa ed Israele su tutti, sposando la causa di quei paesi, ad esempio Venezuela ed Iran, che al libero mercato preferiscono la nazione proprietaria.
Nell’analisi alla situazione della Russia contemporanea non poteva poi mancare un accenno all’ex spia del Kgb Alexander Litvinenko, morto a causa di avvelenamento da polonio 210; omicidio dietro cui il mondo libero, senza penarsi troppo, vede l’ombra del presidente russo, anche perché durante la degenza ospedaliera causata dall’avvelenamento l’agente segreto l’avrebbe confermata sul letto di morte. Indirettamente però perché a riferirlo è stato Alex Goldfarb, suo portavoce.
Utilizzando le indagini di Doria come mero artifizio letterario lo scrittore laziale, ormai attestatosi su livelli altissimi, riesce a mescolare bene il giallo, il rosa ed il romanzo politico cambiano registro con una facilità spesso disarmante che riesce a mantenere desta l’attenzione del lettore su tre diversi registri stilistici dando vita a tre storie in una.
Dasvidania bambola: più che un giallo quasi un trattato di politica e storia contemporanea imperdibile per chiunque voglia capire cosa c’è dietro la nuova guerra fredda in corso tra Mosca e Washington; consigliato soprattutto a chi crede ancora alla favola dei buoni, gli Usa, che continuano ad adoperarsi per il progresso e lo sviluppo del resto del mondo.