Aviaria: sta mutando il virus?
di greenplanet - 16/01/2006
Fonte: greenplanet.net
Immunologi e virologi spaccati dopo la conferma della mutazione del virus in Turchia. Allarme (rientrato) a Trieste
«Il contagio uomo-uomo forse c’è già stato Ma solo il ‘caso zero’ lo proverà» di Paola D’Amico
Il ‘caso zero’, il primo caso di trasmissione del virus aviario da uomo a uomo, che darebbe il ‘la’ a una nuova pandemia, potrebbe anche sfuggire agli osservatori di tutto il mondo. Non basta aver seguito per nove lunghi anni, passo passo, gli spostamenti del virus killer, H5N1, in metà del pianeta. Non basta aver contato milioni e milioni di polli, anatre, tacchini uccisi e le settantotto vittime tra la specie umana.
L’immunologo milanese Alberto Mantovani (a destra, Fotogramma), direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas, concorda con il messaggio del responsabile delle malattie trasmissibili dell’Oms, Guenael Rodier: il virus dell’aviaria potrebbe aver iniziato a trasmettersi da uomo a uomo in Turchia.
Non ci sono le prove.
E non ci saranno finché non «sarà stato documentato ogni singolo caso di contagio — spiega Mantovani — Per trovare il caso zero occorre una meticolosa indagine epidemiologica. Ma senza, il caso zero ci può sfuggire».
Si è detto quasi tutto del virus H5N1.
Che più sta in circolo più muta. E più muta più è probabile che trovi le condizioni ottimali per adattarsi all’uomo. Ma anche se il ‘vigilato speciale’ non è ancora pronto a fare il salto di specie, avrebbe già un requisito che lo rende ben più pericoloso del comune virus influenzale: «Sappiamo che ha le caratteristiche per potersi agganciare sia alle alte vie respiratorie sia alle basse», aggiunge Mantovani. Peculiarità che lo rende cioè in grado di causare «da un banale raffreddore ad una violenta polmonite».
E potrebbe bastare questo per giustificare l’elevato livello di allerta che l’Oms mantiene da mesi.
Il nome è sempre quello, H5N1, ma il suo nucleo — che gli scienziati chiamano polimerasi ed è il cuore della fabbrica di nuovi virus — ha aggiornato i macchinari. Ha la necessità di sopravvivere e per farlo deve trovare nuovi ospiti, possibilmente umani.
Dai ricercatori britannici del Medical Research Council, che hanno esaminato i campioni biologici delle vittime in Turchia, arriva una nota più ottimistica: «Le mutazioni dell’H5N1 che ha ucciso tre bambini turchi sono simili a quelle osservate nel 2003 a Hong Kong e nel 2005 in Vietnam, ma riguardano solo una componente del virus, la polimerasi», strategica appunto nella replicazione.
E questo è decisamente «rassicurante — commenta la microbiologa dell’Università di Milano, Maria Rita Gismondo — In nove anni H5N1 non è ancora riuscito a completare le mutazioni che lo renderebbero capace di aggredire l’uomo».
E il collega di Bologna, Michele La Placa (a sinistra, foto Fn), le fa eco: «Da sole queste mutazioni non sono in grado di favorire lo sviluppo verso la capacità di legarsi alle cellule umane. Siamo ben lontani dalla comparsa di un virus sicuramente trasmissibile da uomo a uomo». Perché diventi capace di agganciarsi ai recettori presenti sulle cellule umane, deve subire «un’altra importante mutazione, quella della proteina del suo rivestimento chiamata emoagglutinina e indicata con H».
Il virologo Fabrizio Pregliasco precisa che «l’influenza umana ogni anno fa più vittime di quante ne ha fatte H5N1 fin ad ora, 4mila solo in Italia”.
Ma, poi, precisa: «In realtà il virus dell’aviaria presenta già una modificazione del rivestimento: sta cambiando l’uncino che gli permette di agganciarsi alle cellule umane. Quindi si può dire che c’è una maggiore affinità con le cellule umane, anche se non completa».
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AVIARIA, MORTA UNA RAGAZZINA IN TURCHIA
ANKARA. Una ragazzina di 12 anni è morta in Turchia per sospetta influenza aviaria, mentre il suo fratellino di 5 anni, ricoverato in gravi condizioni in ospedale, è risultato positivo al virus H5N1.
Sono le novita di ieri sul fronte influenza aviaria in Turchia, mentre in Europa occidentale, dove si temeva vi potessero essere stati casi di contagio umano, c’è da registrare l’allarme rientrato in Belgio e in Germania.
E, al confine con la Turchia, la Siria ha adottato misure di prevenzione. In Turchia, sebbene il ministero della Sanità affermi che i test iniziali sulla dodicenne Fatma Ozcan risultano negativi, i medici sospettano tuttora che la causa della morte sia proprio il virus H5N1, il più letale tra gli agenti patogeni dell’ influenza aviaria. Se verrà confermato il contagio per entrambi i fratelli, il numero dei casi di influenza aviaria tra gli esseri umani in Turchia salirà a 20, di cui quattro mortali. Il ministero della Sanità ha precisato che le analisi hanno mostrato che il fratello della ragazzina, Muhammet, è positivo all’H5n1, che ha già causato la morte di altri tre bambini a Dogubayazit, la stessa località, nella provincia orientale di Van, della famiglia Ozcan.
I malati in Turchia sono i primi casi di contagio umano segnalati al di fuori dell’Asia orientale dal dicembre 2003. Il virus colpisce, e uccide, in grandissima maggioranza gli uccelli, ma, da due anni a questa parte, ha contagiato anche circa 150 persone, uccidendone almeno 79.
L’H5N1 è stato scoperto in uccelli selvatici e pollame in vaste aree della Turchia - perlopiù poveri villaggi rurali - da Istanbul, alle porte dell’Europa, fino a Van, vicino al confine con Iran e Iraq. Fatma Ozcan è stata espolta a Dogubayazit, città con popolazione in prevalenza curda.
«La ragazza che era in cura a Van, Fatma Ozcan, è morta per insufficienza polmonare. Non avrebbe potuto essere salvata», ha affermato il ministero della Sanità. «Le prime analisi di laboratorio sono risultate negative per l’influenza aviaria, ma i test continuano», ha aggiunto il comunicato, per poi precisare: «Suo fratello, che si trova nello stesso ospedale, è risultato positivo».
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AVIARIA, MUORE UNA RAGAZZA INDONESIANA
Giacarta, 16 gen. (Ap) - Una ragazza indonesiana e' morta a causa dell'influenza aviaria. Lo ha annunicato un responsabile del ministero della sanita' citando i risultati di analisi eseguite localmente.
La ragazza e' morta sabato a Indraymay, nella zona occidentale dell'isola di Giava, ha riferito Hariadi Wisibono, alto responsabile del ministero della sanita'. Se i risultati saranno confermati dai laboratori riconosciuti dall'Oms, Organizzazione mondiale della sanita', si trattera' del tredicesimo decesso umano a causa della influenza aviaria in Indonesia.
Altri due membri della famiglia della ragazza morta per l'influenza aviaria sono stati ricoverati in ospedale con gli stessi sintomi, ma i risultati delle analisi non sono ancora disponibili, secondo Hariadi Wisibono.
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TRIESTE: RIENTRATO L'ALLARME AVIARIA
Dimessi 2 camionisti turchi sospettati di aver contratto il virus dei polli, esami negativi anche per il terzo I conducenti si trovano in Europa già da almeno una settimana. Si erano recati in Riva Traiana per prendere in consegna gli automezzi appena sbarcati dal traghetto Aviaria: scatta l’allerta, poi tutto Ok Falso allarme ma è stata l’occasione per testare il piano d’emergenza
È passata la grande paura per il temuto sbarco a Trieste del virus della peste dei polli. Sarebbe stata la prima segnalazione della presenza dell’influenza aviaria in Europa.
I tre camionisti turchi ricoverati sabato notte nel reparto infettivi dell’Ospedale Maggiore stanno molto meglio.Due sono sfebbrati e ieri in serata sono stati dimessi. È rimasto invece nel suo letto il terzo camionista che presenta lievi sintomi di bronchite. Ma il caso dei tre camionisti è stata anche l’occasione per testare le misure d’intervento, e cioè la macchina anti-avaria messa a punto nei giorni scorsi in una riunione in Prefettura.
Omer Zaffer Gizenci, Suleyman Tutsak, Sahin Gur, questi i nomi dei tre, erano entrati sabato alle 22 nel reparto infettivi diretto dal professor Roberto Luzzati. «A meno di 24 ore dal momento dell’allarme il caso sembra risolto», hanno precisato i medici riunitisi in consulto. «Il terzo camionista resterà al Maggiore finché non saranno concluse tutte le indagini diagnostiche» ha precisato ieri nel pomeriggio il direttore sanitario dall’Azienda ospedaliera Nicolò Delli Quadri.
Un attimo prima aveva affermato che «gli elementi in nostro possesso escludono il sospetto che si tratti di influenza viaria. Lo dice l’anamnesi, lo dicono i sintomi denunciati dai tre camionisti turchi».
Allarme disattivato dunque. Determinanti per questa soluzione positiva si sono rivelate sia la scomparsa della febbre alta, sia le dichiarazioni dei tre camionisti, che hanno risposto alle domande dei medici servendosi di un interprete.
«Siamo in Europa da sette-otto giorni. Siamo arrivati qui per guidare i camion dopo esserci imbarcati su un aereo diretto a Lubiana. Non abbiamo avuto alcun contatto con polli, anatre o altri volatili».
Il racconto dei camionisti è stato confermato indirettamente da Enrico Samer, console onorario di Turchia a Trieste e amministratore della «Samer & Co Shipping». Ha ricostruito attraverso i documenti la presenza dei tre autisti sulla banchine del terminal traghetti del Porto Nuovo. Lì sabato sera i tre si sono sentiti male e hanno fatto scattare l’allarme, ora rientrato.
Tutti e tre lavorano per la stessa ditta di trasporti turca. Tutti e tre fanno parte di quei particolari gruppi di autisti che rientrano in patria ogni mese e mezzo. Nei 40-45 giorni di permanenza in Europa, guidano i Tir che, una volta sbarcati in porto a Trieste, percorrono le autostrade dirette a Vienna, Budapest, Praga, Berlino. Poi fanno dietrofront e con un altro carico di merci rientrano a Trieste per imbarcare il semirimorchio su uno dei tanti traghetti che fanno la spola con il terminal di Bursa, una zona industriale posta a Sud della capitale turca.
«I tre ricoverati sono degli autisti che non hanno nulla che fare con la zona montagnosa armena dove sono stati segnalati negli ultimi giorni alcuni focolai del virus dei polli e dove sono morte una dozzina di persone. Inoltre sono sospese da ottobre le importazioni di pollame e di altri animali dalla Turchia. I traghetti non sono attrezzati per gestire la catena del freddo indispensabile ai camion-frigoriferi» hanno affermato ieri i responsabili della «Samer & Co Shipping».
Dopo aver saputo che i tre ricoverati non mostrano i sintomi dell’influenza aviaria hanno tirato un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. Il 60 per cento del traffico del nostro porto è costituito dai traghetti da e per la Turchia e tutte la gestione fa capo alla Samer.
Se i sospetti di sabato notte si fossero concretizzati, l’attività del porto avrebbe subito un colpo durissimo dall’applicazione severa delle misure sanitarie. In effetti ieri è stato collaudato in una sorta di prova generale non simulata, il piano di prevenzione messo a punto una settimana fa in Prefettura. A Trieste ogni settimana sbarcano e si imbarcano circa 15 mila Tir turchi. «Il momento è di emergenza, ma la situazione è sotto controllo. Le verifiche e i controlli sono costanti» aveva affermato il prefetto Annamaria Sorge.
L’importazione di polli è bloccata così come quella di piume.
«Nessun animale vivo e pochi sottoprodotti come la lana e le budella sotto sale transitano per il porto di Trieste» aveva spiegato il responsabile dei Servizi veterinari Marco Fiorentini. Il rischio di infezione è dunque molto basso. Ma il clima di allerta resta generale.
Per far scattare il piano «antivirus» è stato sufficiente che tre camionisti turchi si fossero sentiti male con febbre alta, forse scatenata dalla loro lunga esposizione al freddo di gennaio, forse per un pasto consumato male.
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AVIARIA, COSA FARE PER PREVENIRE IL VIRUS
Il virus dell'aviaria arrivato alle porte dell'Europa preoccupa l'Unione Europea.
Il governo di Bruxelles ha messo al bando l'importazione di piume non trattate dai Paesi confinanti con la Turchia. In Italia, come per la Sars, anche per l'influenza aviaria è stata istituita un'unità di crisi che ha il compito di seguire e gestire l'evoluzione dell'emergenza, limitata alla Turchia, ma troppo vicina all'Italia per non destare preoccupazione.
A San Stino il sindaco Luigino Moro, in applicazione di provvedimenti specifici adottati dal Ministero della salute e dalla Regione, ha emanato un'ordinanza e diffuso alcune note informative che hanno lo scopo di prevenire il propagarsi del virus. L'ordinanza che risale all'inizio dello scorso novembre dispone alcune misure e prescrizioni che devono essere adottate dai cittadini per evitare il contatto, in ambito domestico, tra volatili da cortile, le anatre in particolare, e gli uccelli selvatici. Tutto il pollame domestico deve essere tenuto ed allevato esclusivamente in locali chiusi o in aree protette da doppie reti antipassero. Il pollame, inoltre, deve essere alimentato ed abbeverato al chiuso o sotto copertura in modo che sia evitata la sosta di uccelli selvatici e il contatto di questi con il mangime e l'acqua destinati al pollame.
Il pollame deve essere abbeverato con acqua non proveniente da serbatoi di superficie, pozzi o stagni all'aperto, in quanto potrebbero essere contaminati da uccelli selvatici di passaggio. " Se i proprietari e i detentori di pollame domestico - scrive il sindaco nell'ordinanza - non possono o non vogliono attenersi a tali disposizioni, in alternativa dovranno quanto prima abbattere il pollame ed utilizzarlo per il consumo domestico. Inoltre, devono essere prontamente segnalati al servizio veterinario dell'Asl 10 ogni segno o sintomo della malattia o comunque sospetto in modo da garantire la diagnosi precoce della malattia ".
L'ordinanza del sindaco Moro, infine, vieta nel territorio comunale le mostre mercati, le fiere o qualsiasi altra iniziativa riferita agli uccelli di qualsiasi specie salvo eventuali deroghe autorizzate dal servizio veterinario regionale.
Ai contravventori sarà applicata la sanzione amministrativa da 50 euro a 300 euro.
Il giorno, 14 gennaio 2006
Gazzetta di Mantova, 15 genaio 2006
AP, 16 gennaio 2006
Il picolo, 15 gennaio 2006
Il gazzettino, 15 gennaio 2006