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Il Sessantotto. Un anno ancora da capire (novità editoriale)

di Massimo Bontempelli - 26/03/2008

Fonte: www.cuec.eu


Massimo Bontempelli
Il Sessantotto. Un anno ancora da capire
(CUEC 2008)

Il titolo di questo libro enuncia un'idea precisa: il Sessantotto non va
celebrato, attaccato o difeso, ma va per prima cosa capito. In quest'opera
di comprensione, necessaria anche per capire il nostro presente,
Bontempelli utilizza approcci apparentemente diversi ma che in realtà
convergono verso un'interpretazione unitaria. Proviamo a sintetizzarla: il
Sessantotto è il momento storico che conclude la storia della sinistra del
Novecento. Esso rappresenta una conclusione, e non l'inizio di una "nuova
sinistra", perché,  nonostante la correttezza di molte delle istanze
allora poste, il movimento è radicalmente incapace di porsi all'altezza
dei problemi che esso stesso solleva, e questa incapacità deriva dai
profondi limiti del movimento stesso, e in particolare dei suoi leader.
Nell'analisi di questi limiti Bontempelli introduce una categoria di
origine psicologica, quella di "narcisismo", utilizzandola in un contesto
di interpretazione non psicologica ma storico-sociale. Il narcisismo di
cui danno prova i vari leaderini del Sessantotto, e che fu uno dei motivi
del suo sfaldarsi senza aver dato un esito alle sue istanze migliori, non
è un fatto casuale, ma è il risultato di una nuova fase storica, e in
particolare della nuova realtà antropologica prodotta dalla società dei
consumi.
Questa analisi del Sessantotto in termini di "narcisismo" è uno degli assi
fondamentali del testo di Bontempelli. Esso contiene però molte altre
cose. Il lettore vi potrà trovare una narrazione storica avvincente del
Sessantotto italiano, con la sua preparazione nel 1966-67 e la sua
conclusione nel dicembre del 1969 (per Bontempelli l'inizio della
"strategia della tensione" segna la fine del movimento del 1968). Inoltre,
pur concentrandosi sul Sessantotto italiano, Bontempelli discute alcuni
dei fenomeni internazionali la cui interazione col Sessantotto italiano
meglio permette di capirlo: il Vietnam, il Sessantotto francese e tedesco,
la rivoluzione culturale cinese, l'agosto cecoslovacco. L'autore propone
interpretazioni originali e avvincenti. Riassumiamo, come esempio,
l'analisi che Bontempelli compie della vicenda cecoslovacca. Da una parte
la "Primavera di Praga" è giudicata come l'ultima possibilità di riforma
interna e di autocorrezione del "socialismo reale", per cui, afferma
Bontempelli, la sua sconfitta ha in sostanza preparato la resa del
"socialismo reale" al "capitalismo reale", cioè la fine del "campo
socialista" che precipiterà vent'anni dopo. Dall'altra, la reazione di
indifferenza e di fastidio dei contestatori sessantottini nei confronti
della repressione sovietica della Primavera di Praga è indice di quei
limiti di cui si diceva sopra. I contestatori avvertono che nella
Primavera di Praga vengono posti come valori alcuni dei principi borghesi
che loro contestano, e questo li infastidisce. Sono incapaci di cogliere,
nella vicenda cecoslovacca, l'articolazione di diverse linee di tendenza
sociopolitiche, e rimuovono la complessità di quella situazione con poche
formulette pseudomarxiste. Come spiega Bontempelli "ciò che essi non sanno
di loro stessi è che il lato migliore e più valido della loro
contestazione è nato in loro dalla cultura ereditata dai loro padri, ed il
giusto rivolgersi contro i lati negativi di quella cultura esigerebbe di
essere accompagnato, per essere davvero rivoluzionario, dalla
consapevolezza, che però non può esserci in una personalità narcisistica,
che il superamento del capitalismo passa per la rettifica e l'inveramento,
non la distruzione, dei valori borghesi" (pag. 166-167).

Il testo può essere richiesto direttamente alla CUEC, al prezzo di euro
13,50 più le spese di spedizione.
CUEC (Coopertiva Universitaria Editrice Cagliaritana), www.cuec.eu,
tel. 070-291201, 070-271575
email: info@cuec.eu





Marino Badiale