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La strage dimenticata

di F. D’Attanasio - 26/03/2008

 

 

 

Carla Del Ponte, ex procuratore capo del tribunale per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia, ha scritto un libro, di prossima pubblicazione in Italia, in cui rivela molti particolari accaduti durante le guerre balcaniche. Ne parla Fausto Biloslavo in un suo  articolo apparso su il Giornale del 22 Marzo, il quale mette in risalto in particolare un avvenimento risalente all’estate del 1999, quando l’Uck, vittorioso grazie ai bombardamenti della Nato, entra in Kosovo ed inizia la sua opera di vendetta a danno dei serbi. Tra i tanti orribili fatti, accadde che diversi prigionieri, circa 300, in gran parte civili, furono deportati in Albania; quelli più giovani ed in salute non subivano violenze e ricevevano pasti abbondanti per essere trasferiti in alcuni centri di detenzione. Qui venivano allestite sale operatorie allo scopo di estrarre gli organi ai prigionieri che, attraverso l’aeroporto di Tirana, con documentazione falsa, venivano portati all’estero in favore di pazienti che avevano pagato profumatamente. In alcuni casi alle povere vittime veniva espianto solo un rene e poi tornavano in prigionia fino a quando non si trovava un altro acquirente per gli organi vitali. Nonostante le dettagliate informazioni, la Del Ponte ammette nel libro che i suoi investigatori hanno dovuto abbandonare il caso, sia perché molte prove erano del tutto scomparse e sia perché praticamente impossibilitati a portare avanti ulteriori indagini. L’autore dell’articolo continua dicendo che, al di là se questa storia sia vera o solo una leggenda delle guerre nella ex Jugoslavia, un dato però è certo: oltre 1.300 serbi sono scomparsi nel nulla all’arrivo dell’Uck in Kosovo, alcune ragazze serbe rapite furono sfruttate per anni nei bordelli albanesi prima di essere ammazzate. Gli uomini, deportati in Albania, venivano utilizzati come schiavi in piccole miniere o cave fino alla morte. Durante il primo anno della «liberazione» sarebbero stati uccisi fra i 500 e i 700 serbi o rom considerati loro alleati, ma fonti di Belgrado parlano di almeno mille esecuzioni.

Ma a questo punto è bene ricordare che i due principali comandanti dell’Uck erano Haradinaj, attualmente dietro le sbarre all’Aia per rispondere di crimini di guerra, e Thaqi, che è attualmente, incredibile a dirsi, primo ministro del Kosovo indipendente. Chiaramente i mezzi di informazione che vanno per la maggiore non hanno niente da dire in proposito, impegnati come sono a stigmatizzare le autorità cinesi rei di reprimere le aspirazioni del popolo tibetano. Non parliamo poi del nostro mondo politico istituzionale, quelle “facce” sono sempre le stesse e sempre lì a parlarci di democrazia e libertà. Chiaramente non provano la minima vergogna perché la dignità non ce l’hanno, o perlomeno ce l’hanno ma di un tipo che non può, a mio avviso, essere considerato umano, ma di esseri replicanti, alla guisa di umanoidi progettati e realizzati in laboratorio. La guerra alla Serbia da parte della Nato fu un’aggressione criminale a tutti gli effetti, i paesi europei, compresa l’Italia dell’allora primo ministro D’Alema, ebbero un ruolo non secondario nell’obbedire e servire le mire espansioniste statunitensi, perché solo di questo si trattò e niente più. Ed il riconoscimento del Kosovo indipendente, violando ancora una volta in maniera del tutto spudorata le più elementari norme del diritto internazionale (ma si sa il diritto in questi tipo di società ed organizzazione internazionale non è altro che un’arma di cui solo pochi possono usufruire appieno per ribadire e rafforzare la propria superiorità) non fa altro che portare a compimento la strategia americana in quella parte del mondo, fra l’altro molto vicino al nostro, le cui conseguenze si dovranno ancora manifestare con tutta la loro intensità. Voglio ricordare che l’ex presidente della repubblica Cossiga, non  molto tempo addietro, ci ha rivelato che D’Alema fu messo (da lui ed altri importanti ambienti politici americani) a presiedere il consiglio dei ministri proprio perché ritenuto il più adatto a gestire politicamente una situazione così delicata, non solo per l’Italia, ma appunto per tutto il piano geo-stategico imperialista degli USA. A quei tempi fu montata una campagna propagandista pro-intervento con pochi precedenti, ad essa pochissimi riuscirono a sottrarsi; Milosevic fu dipinto come un criminale dittatore al pari se non superiore ad Hitler, colpevole di aver ordinato e quindi attuato tramite le forze militari del suo paese la pulizia etnica ai danni della minoranza albanese del Kosovo. In prima battuta la Nato (cioè gli Stati Uniti) tentò di occupare la Serbia ed il Kosovo senza ricorrere all’intervento militare diretto, a tal fine predispose un piano (il cosiddetto trattato di Rambouillet) che Milosevic non potè accettare in quanto prevedeva appunto l’occupazione totale della Serbia da parte delle forze della Nato. Successivamente, dopo la fina della vile e criminale aggressione ad una nazione ed un popolo sovrano che aveva eletto democraticamente il suo presidente e non si sentiva affatto schiacciato e represso da alcun regime dittatoriale (contrariamente a quanto la propaganda occidentale voleva farci credere), ci fu un rapporto dell’OCSE (mica di un organo qualsiasi) verso cui mai nessuno si è degnato di muover alcuna obiezione; detto rapporto asseriva che i morti ritrovati nelle fosse erano in realtà solo una piccola percentuale rispetto a quella che la propaganda sosteneva, ma appunto parlava genericamente di morti e non di morti albanesi-kosovari ammazzati dall’esercito di Belgrado durante la fase della pulizia etnica. In realtà, oggi possiamo dire che fu proprio l’Uck a gettare, più di tutti, benzina sul fuoco delle divisioni etniche; sostenuta con ogni mezzo dagli Stati Uniti, questa organizzazione è stata fin dall’inizio un’organizzazione criminale dedita principalmente al traffico di droga ed armi e che ha lavorato in maniera ferrea e decisa al soldo della super potenza d’oltre atlantico.