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Acqua azzurra, acqua «antidepressiva»

di Luca Celada - 26/03/2008

 
La specialità di Los Angeles sono gli ansiolitici e gli antiepilettici, nel New Jersey dominano le medicine per l'angina e i tranquillanti come la carbamazepina a Tucson vanno gli antibiotici e a San Francisco c'è una spiccata presenza di ormoni. Un menù farmacologico che comprende antidepressivi, antidolorifici, anticoagulanti, diuretici antinfiammatori e farmaci per il controllo del colesterolo, tutti nell'acqua potabile rilevati da un indagine della Associated Press sulle scorte di acqua dei 50 stati americani comprese 24 grandi zone urbane. Conclusione dell'inchiesta durata 4 anni: «l'acqua potabile usata da almeno 41 milioni di americani è contaminata da una vasta gamma di sostanze farmacologiche».

Si tratta è vero di dosi «traccia» ben al di sotto di quelle ritenute nocive o anche efficaci ma lo studio basato su centinaia di analisi di laboratorio, rilevamenti ambientali e interviste con esperti, conferma che le acque potabili assomiglianao sempre di più ad un «brodo primordiale» farmacologico pieno di supplementi ormonali, antibiotici, anticonvulsivi, psicofarmaci, i residui insomma delle 3,7 miliardi di ricette mediche fatte in America più un altro 3 miliardi e rotti di medicine da farmacia assunte annualmente. Un fenomeno naturalmente non limitato agli Stati uniti; risultati analoghi sono stati rilevati in Canada oltre che in Australia, Asia e Europa.
La fonte delle sostanze chiaramente siamo noi, sempre più popolazione ipermedicata. I farmaci che assumiamo in quantità collettivamente mastodontiche vengono infatti assorbiti solo in parte dal metabolismo degli organismi cui sono inizialmente destinati (i nostri) mentre le quantità eccedenti espulse tornano nell'ambiente attraverso gli scarichi fognari. Sommariamente filtrate queste acque di scarico sono reimmesse nell'ambiente, in laghi e fiumi, riutilizzate per l'irrigazione dei campi, e riassorbite nel ciclo naturale di evaporazione e scolo per tornare infine alle falde acquifere. A volte sono le stesse acque di superficie ad essere purificate per essere riutilizzate direttamente come acqua potabile, ma i sistemi di depurazione non sono però sufficienti a sbarazzarsi del tutto delle sostanze chimiche che compongono i medicinali.

Nessuno conosce gli effetti dell'esposizione cronica a piccole dosi di questo «casuale» cocktail farmaceutico ad esempio sul metabolismo cellulare ma come ha rilevato uno degli esperti consultati dalla Ap, anche se le dosi sono minime si tratta pur sempre di sostanze prodotte per avere effetti specifici sull'organismo umano e quindi almeno potenzialmente più specificamente nocive di veleni ambientali come i pesticidi. Più inquietante ancora è la questione dell'impatto epidemiologico, gli effetti prodotti su una popolazione esposta anno dopo anno a piccole dosi di analgesici o antidepressivi o antibiotici, una specie di omeopatia inversa e perniciosa dagli effetti ignoti sulla tolleranza o le allergie, per citare solo due esempi. Nel caso degli antibiotici proprio la diffusione ambientale pervasiva in piccole dosi dell'attuale campionario sembrerebbe lo scenario ideale per rafforzare le resistenze dei patogeni. Né si tratta di un fenomeno limitato alle aree urbane ad alta densità visto che positivi ai farmaci sono risultati anche campioni prelevati in zone rurali, in campagna inoltre si aggiungono i problemi dovuti alle perdite incontrollate dei pozzi neri. I farmaci sono stati trovati infine anche in acque in bottiglia in particolare quelle contenenti acqua di rubinetto filtrata dato che i medicinali non vengono eliminati da filtri covenzionali ma solo da sistemi sofisticati e costosi come l'osmosi inversa. I risultati dell'inchiesta hanno dimostrato soprattutto una cosa: la terra è una biosfera, un sistema biodinamico chiuso la cui capacità di assorbire e smaltire l'impatto dell'uomo sta rapidamente raggiungendo il limite. La pressione che stiamo applicando all'ambiente sta cioè contaminando una delle risorse più preziose: l'acqua pulita.