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L'Italia che si mangia ...la salute.

di Agenzia Stampa Indipendente Arti e Culture - 16/01/2006

Fonte: Agenzia Stampa Indipendente Arti e Culture

 
Continuano le contraffazioni del settore agroalimentare.
Ora la farina dei mulini Casillo sotto sequestro

Roma, 12 gennaio 2006 (da un articolo apparso sulla stampa veneta). Parmalat, Cirio, uova marce ed ora grano contaminato da sostanze cancerogene. Che legame con quest'ultimo grande scandalo e i terremoti finanziari che hanno messo in ginocchio migliaia di risparmiatori? Tutto e niente, anche se un filo sottile sembra percorrere in maniera poco piacevole il settore agroalimentare del nostro paese. Diciamo pure che anche in tempi di crisi nessuno vuole rinunciare al cibo ed è alla costante ricerca del migliore rapporto qualità prezzo. Da una parte la corsa ai discount per cercare di far pesare meno la borsa della spesa sui conti di fine mese, dall'altra l'attenzione alla qualità, alla marca, al made in Italy che nonostante tutto continua a confortarci.

Ocratossina: è questa la sostanza fortemente nociva e cancerogena contenuta in grano duro proveniente dal Canada e sequestrato a settembre nel porto di Bari. Comincia da qui, da questo sequestro, la vicenda che ieri ha portato all'arresto in Puglia dell'imprenditore Francesco Casillo con l'accusa di avvelenamento e adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari.
Delle 58.000 tonnellate di grano sequestrate sulla motonave «Loch Alyn» giunta a settembre nel porto di Bari, 48.000 tonnellate, infatti, avevano come destinazione finale l'azienda proprio di Casillo, l'imprenditore trentanovenne di Corato, in provincia di Bari, arrestato ieri dai militari del gruppo repressione frodi del nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di Finanza su disposizione del gip del Tribunale di Trani Michele Nardi e sulla base della richiesta fatta dal sostituto procuratore della Repubblica Antonio Savasta.

Casillo, definito dagli investigatori un vero e proprio «re del grano», è amministratore e, di fatto, gestore dell'azienda «Molino Casillo Francesco srl» di Corato, azienda leader in Italia nella produzione di semola di grano duro e tra i maggiori importatori mondiali di grano.
Dopo il sequestro a settembre, il grano è stato sottoposto ad analisi da parte dei laboratori centrali dell'ispettorato centrale repressione frodi del ministero delle politiche agricole e forestali e i i risultati sono resi noti a dicembre: hanno evidenziato la presenza nel grano di ocratossina, contenuta in percentuale tre volte in più rispetto ai limiti massimi consentiti dalla normativa sanitaria comunitaria in materia di alimentazione umana.
Non solo: l'imprenditore - secondo quanto accertato - sapeva della ocratossina sin dal momento dell'acquisto in Canada del grano; ciò emerge da una certificazione della competente autorità di controllo canadese che attestava la presenza, seppur nei limiti previsti dalla normativa comunitaria, di una contaminazione da ocratossina del prodotto da importare.

Dopo il sequestro del grano e mentre erano in corso accertamenti nelle quattro società importatrici del carico contaminato (la «Molino Casillo Francesco srl» di Corato, la «Louis Dreyfus Italia spa» di Ravenna, la «Candeal Commercio srl» di Foggia e «Agriviesti srl» di Altamura) e in altre aziende ancora, l'imprenditore avrebbe cercato e ottenuto certificazioni da parte di laboratori chimici indipendenti.
Con raggiri e false promesse di future commesse, Casillo ha ottenuto così - secondo gli investigatori - una certificazione della assoluta salubrità del cereale. Presentata questa documentazione, Casillo ha quindi ottenuto nei primi giorni del mese di ottobre 2005 il dissequestro da parte della magistratura dell'intero carico contaminato: ha così introdotto in commercio un prodotto acquistato a prezzi di gran lunga inferiori a quelli tariffari, realizzando - secondo la guardia di finanza - spregiudicati margini di guadagno e, ritengono i militari, destabilizzando l'equilibrio dell'intero settore.
Intanto gli investigatori fanno anche sapere che la Procura di Trani ha informato l'assessorato alle politiche della salute della Regione Puglia sull'esito delle analisi, «al fine di porre l'ente nelle condizioni di avviare le eventuali procedure di allerta previste per legge, sino a livello comunitario».

Si chiamano micotossine e rappresentano uno dei killer più insidiosi che si annidano nell'alimentazione. Uno dei primi allarmi sugli effetti nocivi era arrivato dal professor Umberto Veronesi ancora l'estate scorsa: sotto la lente il latte e la polenta, possibili ricettacoli delle aflatossine. Oggi si torna a parlare di un'altra micotossina, l'ocratossina, altamente tossica. La "famiglia" delle micotissine è vasta: alcune esplicano azione nefrotossica (ocratossine), epatotossica (aflatossine), immunotossica (aflatossine, ocratossine), mutagena (aflatossine), teratogena (ocratossine) e cancerogena (aflatossine, ocratossine, fumonisine).
Fra i prodotti più esposti alla contaminazione sono i cereali, contaminazione che è legata anche a fattori ambientali quali quelli climatici e geografici, al tipo di coltivazione e di conservazione. Attualmente, sono note più di 300 micotossine, solo il 7 per cento di queste si ritrovano negli alimenti a livelli significativamente elevati tali da costituire un pericolo per la salute umana.
Più speficatamente le ocratossine sono prodotte da diverse specie di Aspergillus e di Penicillium, e in particolare da A. ochraccus e da P. viridicatum, si tratta di muffe che si possono trovare in ogni luogo. Oltre ai cereali, le ocratossine possono annidarsi anche in arachidi, fagioli, legumi in generale, caffè, prodotti da forno (pane), mangimi e alimenti diversi.
A dosi elevate è stato riscontrato che le ocratossine possono provocare danni anche gravi al sistema immunitario e possono avere effetto cancerogeno. Ed era proprio in questa direzione che il professor Veronesi aveva lanciato l'allarme, sollevando non poche proteste fra i fautori delle coltivazioni biologiche.

È leader nella produzione di semole in Italia l'azienda Molino Casillo, di Corato (Bari), coinvolta nella vicenda che ha portato all'arresto di Francesco Casillo, definito dalla guardia di finanza amministratore e gestore di fatto dell'impresa. Francesco Casillo è uno dei tre fratelli che dagli anni Novanta si occupano della società e che, dallo stabilimento originario, avviato alla fine degli anni Cinquanta, hanno realizzato altri tre impianti a Corato. Secondo notizie fornite sul sito internet di 'Molino Casillo', dal 1990 alla fine del 2003, l 'azienda ha investito oltre 40 miliardi in impianti, tecnologie, servizi ed uomini. Il gruppo Molino Casillo - informa sempre il sito internet - è collegato con altre tre società molitorie, con le quali interagisce negli acquisti e vendite e nello scambio di conoscenze, pur mantenendo gestioni indipendenti. Secondo la stessa fonte, con il titolo di primo utilizzatore privato di grano duro del mondo (un milione di tonnellate) la Molino Casillo rappresenta uno dei principali Market Maker mondiali del grano duro e delle semole. L'acquisto del grano da parte della Molino Casillo avviene infatti in tutto il mondo. L'acquisto comincia a maggio con il grano prodotto in Sicilia e in Spagna, a giugno col raccolto pugliese e lucano, a luglio in Grecia e nell'Italia centrale. Ad agosto si completa il monitoraggio dei raccolti europei con la Francia e, «dopo un breve sguardo ai paesi dell'est (Turchia, Ungheria e Kazakihstan)», si riparte a settembre col Canada e il Nord Dakota. Tra novembre e dicembre si acquista in Australia, a gennaio in Argentina. A marzo in India, a fine aprile in Messico per il nuovo raccolto, «con successivo spostamento in Arizona per il desert durum». La Molino Casillo - informa ancora il sito - ha una capacità di stoccaggio di oltre 200.000 tonnellate e si avvale delle strutture portuali di Bari, Barletta e Molfetta per i grani che arrivano via mare