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Sono i piccoli contadini del mondo i principali custodi della biodiversità

di Luca Bernardini - 26/03/2008

 
Sono i piccoli contadini del mondo i principali custodi della biodiversità. Questo secondo una ricerca di Biodiversity International, la più grande ong al mondo che si occupa di varietà genetica in agricoltura, pubblicata dalla rivista Procedings of the National Academy of Science (Pnas).

I ricercatori hanno raccolto in dieci anni i dati sulla diversità genetica di 27 specie vegetali importanti per l’alimentazione in tutto il mondo. Campioni presi da piccole fattorie nei cinque continenti sono stati analizzati per verificare la distribuzione delle varietà: il risultato è stato che le varietà tradizionali sono dominanti, e vengono coltivate in una percentuale variabile l’80% e il 100% dei terreni.

Inoltre per ogni specie viene coltivata più di una varietà, con il numero medio che in qualche caso arriva a 4.25, ma con punte massime anche di 60 varietà. «Questi risultati suggeriscono che la biodiversità può essere preservata all’interno delle fattorie» secondo gli autori della ricerca «e può essere utilizzata per affrontare futuri cambiamenti ambientali o sociali».

Una tesi condivisa da Carlo Petrini: «Le colture agricole di piccola scala sono quelle che garantiscono in modo più incisivo la conservazione della biodiversità ed essendo piccole ma diffuse mantengono territori e conoscenze, e sono più radicate rispetto a quelle intensive. Con l’esperienza di Terra Madre, abbiamo messo in rete 3000 comunità di 154 Paesi: avanguardie di contadini più efficaci ed efficienti nel presidiare i territori di istituti universitari, senza nulla togliere a questi ultimi, grazie a un’agricoltura agile e che conserva i semi».

Fonte:
Ansa
Pnas.org