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C´era una volta il lago Ciad...

di redazionale - 26/03/2008

Il presidente della Nigeria, Umar Yar´Adua ha chiesto alle parti della Commissione del bacino del lago Ciad di riesaminare la loro strategia, per poter raggiungere più efficacemente gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile nell’area di quello che, pur agonizzante, rimane di uno dei più grandi laghi dell’Africa.

A portare le preoccupazioni presidenziali alla 54esima sessione del Consiglio dei ministri, che prepara nella capitale Nigeriana Abuja il dodicesimo summit della commissione per il lago Ciad, è stato il ministro degli esteri Ojo Maduekwe, che ha insistito sul fatto che «il lago è oggi minacciato da una serie di cambiamenti climatici e da attività umane. La vita di circa trenta milioni di persone di 6 Paesi dipende dal lago Ciad, il presidente ha incaricato le parti interessate di trovare una soluzione per adattarsi alla situazione del lago».

Yar´Adua sembra voler rompere l’immobilismo politico che da anni guarda impotente l’agonia del grande bacino del Ciad e si è detto insoddisfatto per il numero insufficiente di programmi di elevata qualità realizzati dalla Commissione ed a fatto sapere che «la sessione deve concentrarsi sulle sfide crescenti relative alla sicurezza regionale, alla integrazione economica ed alla gestione delle risorse idrauliche che sono di fronte ai Paesi della regione».

La Commissione del bacino del Ciad, creata nel 1964 a N´Djamena (la capitale del Ciad) da Nigeria, Niger, Camerun e Ciad, i 4 Paesi che si affacciano sul lago ed ai quali si è unita nel 1994 la Repubblica Centrafricana, ha l’obiettivo di realizzare un miglior utilizzo dell’acqua ed una sua gestione integrate della risorsa idrica e del suolo per giungere ad uno sviluppo sostenibile.

Un compito che si dimostra sempre più arduo in una zona sconvolta da continue guerre, guerriglie, e percorsa da masse crescenti di profughi che fuggono da un Paese all’altro spinti da conflitti come quello del Darfur o dai colpi di Stato tentati o riusciti e dall’odio interetnico.

Ma la sfida più grande che i Paesi che si affacciano sul lago (o meglio dire si affacciavano, visto che il lago vero e proprio ormai si estende al confine tra Camerun e Ciad) o che traggono beneficio dalle sue acque è quella ambientale. Il grande lago che sorge al bordo del Sahara è un vero e proprio esempio di disastro ambientale in corso, un caso di scuola per la perdita di una risorsa indispensabile. Il lago Ciad è poco profondo e sembra essere una delle vittime predestinate del global warming e dell’intensivo sfruttamento umano: nel 1964 aveva una superficie di 25 mila chilometri quadrati, oggi copre solo 9 mila kmq.