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Atlantide di ghiaccio nell'Antartide

di Paola Desai - 28/03/2008

 
Un enorme iceberg di 415 kmq, grande sette volte Manhattan, si è staccato da una banchisa nel Polo Sud e ha cominciato ad affondare. È l'effetto più clamoroso dei cambiamenti climatici


È una superficie di ghiaccio grande sette volte Manhattan, o due volte e mezzo quella di Milano. E si sta disintegrando: nell'Antartide una superficie di ghiaccio polare di 415 chilometri quadrati ha cominciato a frantumarsi e affondare, sotto l'effetto di un riscaldamento climatico sempre più accentuato. La notizia viene dal Centro nazionale per la neve e il ghiaccio (Nsicd, National Snow and Ice Data Centre) dell'Università del Colorado, che sul suo sito web ha messo alcune foto assai eloquenti scattate dai suoi radar satellitari.

Dalle foto risulta che il 28 febbraio è avvenuto l'improvviso distacco di un iceberg di 25 chilometri di lunghezza per 2,4 di larghezza, che si è staccato dal fianco sud-occidentale di una vasta banchisa nota come Plateau Wilkins. Il distacco del «piccolo» iceberg ha provocato la disintegrazione di un blocco di 569 chilometri quadrati del Plateau, di cui 415 kmq sono già scomparsi. Stiamo parlando di superfici gigantesche: il plateau Wilkins si estende su 13mila chilometri quadrati - all'incirca la superfice della Campania - al sud-ovest della penisola antartica, cioè la regione più settentrionale del continente (dista 1.600 chilometri dalla punta meridionale dell'America del sud). E' una formazione che esiste da qualcosa come 1.500 anni, ma ormai da segno di cedimento. Gli scienziati del Nsidc lo osservano da parecchio tempo per monitorare il ritiro dei ghiacci: e dal confronto tra dati storici e le vecchie foto satellitari risulta che la massa di ghiaccio ha cominciato ad assottigliarsi a ritmo sempre più accelerato dalla metà degli anni '80. Negli ultimi anni hanno registrato parecchi piccoli eventi di rottura (blocchi di ghiaccio che si staccano dalla massa principale), il più importante nel 1998.

Il punto è che questa volta non abbiamo solo un grande iceberg che si stacca dalla banchisa per andare alla deriva: da quello che dicono gli scienziati americani, un'intera superficie di ghiaccio si è disintegrata. «Blocco dopo blocco, il ghiaccio di frantuma e si inabissa nell'oceano», ha spiegato Ted Scambos, responsabile scientifico del Nsidc (alle agenzie di stampa). «Il Plateau Wilkins non si sta solo fissurando con qualche pezzo che si stacca, ma si sta completamente disintegrando. Non si vede spesso un fenomeno del genere». Ormai, ha spiegato, una gran parte della banchisa è tenuta insieme solo da uno strato di ghiaccio sottile: «Se i ghiacci continuano a ritirarsi, questo strato potrebbe disintegrarsi e noi perderemmo probabilmente la metà della banchisa nel giro dei prossimi pochi anni».
La scomparsa di una porzione così grande di banchisa polare non può che allarmare. Tutte le osservazioni sul cambiamento del clima globale dicono che ai poli l'aumento medio della temperatura è stato più veloce rispetto all'insieme del pianeta. In particolare, negli ultimi 50 anni la parte occidentale della penisola antartica ha registrato l'aumento di temperatura più accentuato dell'intero pianeta, più 0,5 gradi centigradi in media ogni dieci anni. In una cinquantina d'anni oltre 13mila chilometri quadrati di banchisa sono già scomparsi, e anche la scomparsa del ghiaccio polare sembra destinato ad accelerare. Lo scioglimento dei ghiacci polari a sua volta accelera l'innalzamento del livello degli oceani: al momento salgono al ritmo di 3 millimetri l'anno (è la media tra il 1996 e il 2006), ma secondo proiezioni circolate di recente gli oceani potrebbero essere saliti di 1,4 metri entro la fine del secolo.

Per questo c'è da preoccuparsi, quando massa di ghiaccio così grande che si sbriciola e scompare come è successo il 28 febbraio. Ora l'intero plateau Wilkins è in pericolo: «L'aria sempre più calda e le onde dell'oceano provocano la sua distruzione», avverte Ted Scambos. Per il momento non bisogna aspettarsi altri crolli, non nei prossimi mesi, perché nell'emisfero meridionale l'estate sta finendo. «Lo spettacolo per questa stagione è terminato», spiega ancora Scambos: «A partire da gennaio prossimo però osserveremo con attenzione per vedere se il plateau Wilkins continua a disintegrarsi».