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La crescita degli Usa si è fermata

di Maurizio Molinari - 28/03/2008

 
 

La crescita economica dell'America è quasi piatta, i timori di crollo di Lehman Brothers si moltiplicano e Wall Street ne fa le spese chiudendo al ribasso mentre le Borse europee sorridono proprio grazie ai titoli finanziari. A fotografare il rallentamento della locomotiva americana è stato l'atteso rapporto del Dipartimento del Commercio di Washington: nell'ultimo trimestre 2007 la crescita del pii è stata dello 0,6 per cento a causa dell'impatto avuto dalla crisi immobiliare tanto sugli investimenti che sui consumi degli americani.

 

Molti analisti ritengono che lo 0,6 conferma che la recessione è già iniziata e verrà solo formalizzata a fine aprile dagli analoghi dati del primo trimestre dell'anno. «L'economia alla fine del 2007 si è tenuta di poco sott'acqua - commenta Nigel Gault, capo economista di Global Insight - e sapremo presto che è affondata nel primo trimestre del 2008, continuerà così per tutto il semestre». Se lo scenario della recessione non causa più sorpresa, altrettanto non si può dire per le sorti della quarta banca d'affari degli Stati Uniti: le azioni di Lehman Brothers hanno registrato un forte calo - circa il 10% - per le indiscrezioni sull’ipotesi che possa subire la stessa fine di Bear Stearn, finire venduta a prezzi stracciati salvandosi dal fallimento solo grazie all'intervento della Federai Reserve di Ben Bernanke.

 

Kerrie Cohen, portavoce di Lehman Brothers, ha definito «del tutto infondati» i timori di collasso ricordando che il presidente Dick Fuld il 18 marzo aveva fatto sapere di possedere 34 miliardi di proprietà da vendere e di essere in grado di dare garanzie per avere liquidi altri 64 miliardi ma ciò non è servito a rassicurare i mercati di Wall Street, dove proprio le difficoltà della banca di Fuld hanno spinto la seduta di contrattazioni a terminare in negativo annullando i ricavi che erano stati registrati a metà giornale. A conferma che è proprio la sorte delle maggiori istituzioni finanziarie a preoccupare gli operatori c'è l'attesa per i dati relativi al numero di banche di investimento che negli ultimi giorni si sono rivolte alla Federai Reserve per avere accesso ai nuovi prestiti mirati a frenare l'impatto dei mutui.

 

In difficoltà anche il comparto tecnologico, spinto al ribasso dal gigante del software Oracle i cui bilanci inferiori alle attese hanno fatto perdere alle azioni il 6,9 per cento del valore. Anche il gigante Google ne ha risentito. Diverso il clima invece in Europa, dove la Borsa di Francoforte è salita dell'1,3 per cento, quella di Milano dell'1,2 e di Londra dell'1.

 

A trainare i listini europei sono stati i titoli del settore finanziario, tallone d'Achille di Wall Street, a conferma del fatto che i timori sulla tenuta delle banche americane ancora non hanno contagiato il Vecchie Continente.