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Animali a caccia di freddo

di redazionale - 28/03/2008

Parchi:  Gran Paradiso
Animali e vegetali che vivono sulle Alpi e nell'Appennino centrale in habitat estremi sono a caccia di neve e ghiaccio. Gli stambecchi del Gran Paradiso dal '90 sono passati da 4.000 a meno di 2.500. E della pernice bianca rimangono solo 5.000 coppie.
Tempi duri, non solo per i ghiacci in Antartide, ma anche per i pochi rimasti sulle nostre montagne. E le specie animali e vegetali che vivono sulle Alpi e nell'Appennino centrale in habitat estremi sono ormai a caccia di freddo, neve e ghiaccio. Non se la passa bene lo Stambecco nel Parco nazionale del Gran Paradiso, i cui esemplari sono diminuiti di circa il 30% dal 1990 ad oggi, passando da 4.000 a meno di 2.500.

Anche della pernice bianca in Italia rimangono solo 5.000 coppie, con una popolazione sempre in declino, tanto da diventare specie sull'orlo dell'estinzione. E come la pernice bianca, caratterizzata dal manto candido durante l'inverno, soffrirà l'ermellino, che in assenza di neve non si mimetizza nell'ambiente per difendersi dai predatori. In generale, le specie animali e botaniche glaciali, si trovano in grave affanno.

A ricordare gli effetti del riscaldamento globale a casa nostra è il Wwf, che sottolinea come l'unica strada da seguire per combattere i cambiamenti climatici in atto sia la riduzione dei gas serra in atmosfera e con la sua campagna GenerAzione clima lavora a una diminuzione di almeno il 30% delle emissioni di anidride carbonica (CO2) entro il 2020, che aiuterebbe a salvare il 30% delle specie animali e vegetali.

"L'alternarsi di periodi caldi e freddi ha sempre caratterizzato la storia climatica della Terra e le specie animali e vegetali hanno potuto adattarsi - afferma Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia - attualmente esiste un legittimo motivo di preoccupazione dovuto essenzialmente alla rapidità con cui avvengono questi cambiamenti, che rende di fatto impossibile l'adattamento".

Per avere un'idea dei tempi, dalla metà del XIX secolo le Alpi hanno perso il 40% di superficie dei ghiacciai mentre nell'Italia centrale si sta lentamente sciogliendo il ghiacciaio del Calderone, a 2800 metri di quota sul Gran Sasso d'Italia (2.912 metri), perdendo così il primato come quello più a sud d'Europa. In Lombardia nell'ultimo biennio si sono estinti 30 ghiacciai, tra quelli più piccoli, più esposti a sud e ad altitudini minori, ma anche i ghiacciai più grandi e meglio esposti non sfuggono alla tendenza generale, dal 2003 tutti in drastica diminuzione.

Come i ghiacciai lombardi, con una perdita media di spessore negli ultimi 20 anni di 2 metri all'anno. Un campanello d'allarme questo anche per specie come il fringuello alpino, un piccolo passeriforme e l'arvicola delle nevi, piccolo roditore dalla folta e morbida pelliccia, diffusi sia sulle Alpi che nell'Appennino centrale, del tutto impreparate a sopravvivere a temperature più alte. C'é poi l'ululone dal ventre giallo, piccolo rospo che con meno piogge non trova pozze vitali per la sua riproduzione ed è in calo in molte aree appenniniche.

Quanto alla flora alpina, un recente studio durato 3 anni, condotto dall'Università di Pavia e coordinato dal Wwf, ne ha rilevato la fuga verso l'alto. In particolare, le piante del gruppo del Bernina, sulle Alpi valtellinesi, negli ultimi 50 anni sono risalite in quota: 56 sono le specie migrate da 10 a 430 metri, mentre 25 sono le specie 'nuove' trovate dai ricercatori, 15 quelle di cui si sospetta la scomparsa, a fronte di un aumento medio della temperatura nella zona di 1,2 gradi.

La farfalla (Tussilago fanfara nel 1959 era a 2.620 metri, ora a 3.025) e la genziana della Baviera (Gentiana bavarica var. subacaulis; prima 2.850 metri ora 3.080) hanno mostrato gli incrementi maggiori, pari rispettivamente a 405 m. e 230 m. Alle quote più basse e marginali della catena alpina si prevede poi che il 60% della flora venga progressivamente annientata e sostituita entro il 2080.