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Voto o non voto? Vuoto!

di Svolte Epocali - 03/04/2008

Fonte: svolte-epocali





Gli attenti lettori del blog avranno certamente notato che qui a destra, proprio in testa alla pagina, è comparsa un'immagine nuova (peraltro fatta in 5 minuti con photoshop, forse violando anche i copyright delle pubblicità regresso) che vi invito anche a far girare. In realtà questo post palesa un'intenzione neanche poi tanto implicita in tanti dei miei interventi in questo spazio virtuale. Mi pare quindi giusto informarvi che ho intenzione di godermi lo spettacolo, guardare ballare le marionette, tutte manovrate dagli stessi fili [*1 - *2], tutte rassegnate ad un destino già scritto secondo il volere dei "direttori artistici". Certo, non che la mia condizione mi elevi al di sopra degli altri; in realtà, ho solo avuto la sciagura di riuscire vedere i miei fili (e nonostante ciò non ho ancora ben capito chi li manovra) e di conseguenza non ho la minima intenzione di partecipare a questo gioco, rifiutandomi di accettarne il risultato (anche se poi rimarrò schiavo di leggi e balzelli tanto quanto chi ha scelto per me). Sono altrettanto consapevole, per quanto nel mio piccolo mi sforzi per contrastare questa tendenza, che il pubblico di ovini si metta anche stavolta in fila, zitto zitto, per salvare l’Italia dal nazismo di Berlusconi o dal comunismo di Veltroni. A cui non serve saper parlare, o saper ragionare o aver letto molti libri. Serve saper suggestionare la gente, ricorrendo a prove false, mutile, incomplete ed evitando il rigore della logica [*3 - *4]. Tutto per influenzare le proprie vittime ripetendo frasi vuote, attaccando furiosamente un capro espiatorio [*5], portando l'intera questione su un piano puramente emozionale (e non razionale, come l'assunzione alle proprie dipendenze di un rappresentante comporterebbe), per poter trattare l'intero argomento come una questione di principio religioso e di dovere patriottico, escludendo ogni barlume di razionalità. In definitiva, per raggiungere il successo il propagandista deve saper manipolare istinti e sentimenti; chi vuole conquistare le masse deve conoscere la chiave che aprirà la porta dei loro cuori, pertanto deve far leva sulle speranze degli elettori, ispirando, attraverso false promesse, una devozione che li stimoli all'azione (il voto). L'aveva intuito Hitler, che trovò appoggio fra quei lavoratori (in particolare borghesi) rovinati dall'inflazione del 1923 e poi ancora dalla crisi del '29; le "masse" a cui lui si rivolgeva erano avvilite, deluse, in stato cronico d'ansietà. Proprio come i precari di oggi, e più in generale quelli che non riescono ad arrivare a fine mese [*6] proprio a causa delle politiche economiche delle stesse persone che poi votano. "La propaganda efficace" scriveva Hitler "deve limitarsi a poche semplici necessità, e quindi a esprimerle in forme stereotipate". Queste formule vanno ripetute continuamente, perchè "solo la ripetizione costante riuscirà alla fine a imprimere un concetto nella memoria di una folla". Ora ciascuno di voi si chieda quante volte ha sentito parlare di salari minimi, di Alitalia, del problema rifiuti, degli approvvigionamenti energetici e di inflazione senza che poi, questi problami fossero seguiti da una lucida e razionale spiegazione delle contromisure da prendere. Quanti di voi si sono presentati ad un colloquio di lavoro vantandosi di capacità fuori dal normale senza poi portarsi un curriculum vitae o senza dare dimostrazione pratica delle proprie possibilità? Il metodo scientifico ci insegna ad analizzare con fredda razionalità tutti gli elementi a nostra disposizione. La propaganda, all'opposto, ci insegna ad accettare come assiomatiche certe cose su cui la ragione vorrebbe che si sospendesse il giudizio, e intervenisse il dubbio (perchè ad esempio affidare uno Stato a due partiti che hanno già fallito in precedenza?). Lo scopo del demagogo è creare una coerenza sociale, un'omogeneità di giudizio a scapito dell'identità personale. Tant'è che i mercanti della politica, da Bertinotti a Storace e passando per Veltrusconi, fanno appello solo alla debolezza dei votanti, alle loro paure (dal terrorismo alla stabilità economica), ma mai alla loro forza potenziale. Il governo, le elezioni, la campagna elettorale fatta di urla, spintoni e strillazzi di Repubblica, sono favole. La situazione non cambierà di mezza virgola.