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La caduta dell'alleato imprescindibile

di Uriel - 07/04/2008

 
Durante la seconda guerra mondiale, gli italiani erano almeno in parte consapevoli di non essere una potenza militare. Si consolavano dicendo "ma noi abbiamo un alleato".

L'operazione non e' superficiale come sembra, perche' di fatto si tratta di un'operazione che dura sino ad oggi. E' quello che chiamerei "alleato imprescindibile", cioe' un qualche vantaggio o un qualche potere che ti appoggia comunque, a prescindere dai tuoi meriti.

Che gli italiani fossero forti o meno, che trovassero difficolta' persino nell'invasione della Grecia(1) contava poco: c'era sempre qualcosa, un deus ex machina, che arrivava e metteva tutto a posto con la sua geometrica potenza.

Di concetti simili ci siamo nutriti fino ad oggi. Pensiamo per esempio al "Made in Italy".

Voglio dire: se una regione e' piena di immondizia e l'aria di quella regione e' strapiena di fumi di rifiuti bruciati a basse temperature, quanto tempo passera' prima che qualcuno faccia notare come il cibo "Made in Italy" che viene da li' sia una merda?

Negli USA "Bologna" indica la mortadella, ed e' ormai sinonimo di una schifezza a basso costo, di nessun sapore e di nessuna particolare qualita'. Sicuramente molto diversa da quella che puoi comprare a Bologna, ma: quanto tempo doveva passare prima che vendendo salumi di bassa qualita' agli americani "tanto non se ne accorgono", gli americani smettessero di comprarla?

Due o tre giorni fa una sentenza ha dichiarato che un oggetto e' "Made in Italy" se c'e' l' "italianita' del prodotto", anche se viene prodotto in Tunisia. Si trattava di scarpe. Quanto tempo passera' prima che il mondo si accorga che il Made in Italy e' materialmente  identico al Made in Tunisia?

Il "Made in Italy" e' stata una delle palle, l'alleato imprescindibile che ha accompagnato i nostri imprenditori nelle peggiori nefandezze di sempre, nefandezze che accumulandosi negli ultimi anni ci hanno portato alla crisi di vendite odierna.

Per non parlare delle certificazioni. Se il consorzio del Vino Taldeitali della valle taldeitali, per questioni di qualita', escludeva il vino taldeitali di una valle diversa, immediatamente saltava fuori il consorzio del Vino taldeitali della valle talaltra, dimenticando che nella valle "talaltra" mancava il sole necessario ad ottenere.... un buon vino taldeitali. Motivo per il quale NON si veniva certificati dal consirzio originario.

Cosi', a furia di inventare certificazioni, l'Italia ne ha prodotte cosi' tante che non valgono piu' nulla,e per gli americani e' difficile distinguere il Brunello di Montalcino D.O.C.G. dal Brunello di Montalcino S.D.R.O.P.D.Z. che si fa a Sassari, rispetto piuttosto al celebre Brunello di Moltalcino S.B.R.U.B.M.Z.G.C. che si fa a Comacchio usando le zanzare al posto dell' uva.

Dove si voleva arrivare seguendo una politica dissennata come questa? Alla situazione nella quale il vino italiano e' considerato "maybe excellent, with luck". Se ti capita la bottiglia giusta, insomma.

Lo stesso dicasi per l'olio d'oliva.

In generale non appena qualcuno crea un marchio esclusivo, esclusivo perche' garantisce qualita' a scapito dei produttori che la qualita' NON la garantiscono, gli esclusi si organizzano producendo un marchio simile che garantisce la qualita'... di cui nessuno sa nulla.

Un esempio preso a caso nella montagna di cialtroni potrebbe essere , che so io, questo. Si tratta di un vinaccio da osteria proveniente da una regione, l' Emilia Romagna, che ha molto da dire sui cibi ma "meno" sui vini.

Se escludiamo l'obiettivo di stordire una bagascia dentro un'osteria onde ottenere uno sconto, si tratta di un vino che non vi impressionera' mai. Del resto e' sufficiente leggere tra le righe per capirlo. Ci sono tre varieta' di vino, a patto di capire che "La zona modenese presenta caratteri di evidente uniformità negli aspetti pedoclimatici vista la comune origine, la giacitura e l'esposizione dei terreni.(2) Il clima nelle sue varie espressioni ha uniformato il paesaggio e, di conseguenza, le colture, tanto che i vitigni che compongono la base ampelografica dei vini a denominazione di origine controllata "RENO" sono allevati e coltivati con tecniche sostanzialmente omogenee in tutto il territorio."

In pratica vi stanno dicendo che questi TRE vini sono LO STESSO VINO, solo che OGNUNO di questi tre vini ha un apposito consorzio e un'apposita certificazione che ne garantirebbe la qualita' e la conformita' a degli standard. Che sono standard di altri due vini, cioe' NON sono standard.

Vi faccio notare le seguenti perle: "Il Montuni, forse il più caratteristico delle tre varietà, viene prodotto da un vitigno dalle origini sconosciute,". Ora, in pratica mi stai dicendo che questo vino viene fatto con una pianta di cui non sai nulla, perche' non ne sai identificare la specie. Essendo identico agli altri due vini, del resto, non potrebbe essere altrimenti, e l'unico modo di sfangarla e' di decidere da dove venga il nome "montuni".

Alla voce "Uso in cucina", poi, c'e' l'apoteosi: questi vini, bianchi o rossi che siano, vanno bene praticamente con tutto, e lo fanno indipendentemente dalla marca. Se uno va bene coi tipici salumi di modena, l'altro va benissimo col prosciutto di Modena, e via via in un fiorire di sinonimi. Fino all'esilarante "piatti di pesce non troppo elaborati": col mare che c'e' a Modena, del resto, vorrei anche vedere.

Quanto tempo passera' prima che una simile cialtroneria venga riconosciuta come tale e il "prestigioso" marchio "Made in Italy" venga considerato fumo negli occhi?

Probabilmente zero, nel senso che grazie a questo genere di cialtronerie il cibo  Made in Italy e' gia' considerato dello stesso livello di un take away cinese, praticamente in tutto il mondo.

Il fulcro di tutta questa sopravvalutazione e' un pensiero che ha le proprie radici nel mondo fascista, dove abbondavano i riferimenti al "profondo legame tra uomo e terra", per cui viene considerato sopraffino qualsiasi cosa possa vantare una tradizione.

Il problema e' che per "tradizione" si intende un qualsiasi legame con il mondo arcaico , cosa che trasforma in tradizione lo stupro, per dirne una.

La convinzione che ogni cosa sia "tradizionale" finisca col produrre qualche cibo o qualche manufatto di straordinaria qualita' e' la convinzione che porta i nostri imprenditori a puntare tutto sul "made in Italy", che in questo modo viene trasformato in una spece di esaltazione del pauperismo , nel momento in cui gli imprenditori evitano di innovare le proprie aziende scommettendo sui "metodi antichi".

In una situazione culturale come questa, e' assai facile far credere che un'azienda obsoleta dove si lavora la pelle coi metodi di due secoli fa produca una pelletteria migliore, quando non esistono nemmeno dei test di fatica affidabili sui manufatti.

Ma questo importa poco ai nostri imprenditori: quando un prodotto nostrano incontra difficolta' legate alla sua scadente qualita', essi non fanno altro che "esaltarne l' italianita'", come se fosse un toccasana capace di rendere migliori scarpe malcucite, tacchi che si spezzano, vestiti di pessime pezzature, cibi contaminati e/o sopravvalutati.

La sopravvalutazione di tutto cio' che e' "tradizionale" e/o "italiano", unita alla pretesa che il mondo intero si unisca a tale allucinazione , non e' altro che il motivo principe per il quale ogni cosa, ogni fottuta cosa in questo paese e' destinata a collassare.

Che sia Alitalia (compagnia scadente , priva di professionalita' e del tutto malgestita), che sia la "mozzarella di bufala", che sia il nostro tessile (che e' in crisi da anni perche' facciamo vestiti di merda) , che siano le nostre Piccole e Medie Imprese (ormai piene di debiti), tutto cio' che ha perso consistenza affidandosi al "marchio" e' destinato a finire in merda, perche' non si e' capita una cosa:

"Il brand si regge sul prodotto, e non viceversa"

Dopo il "made in Italy", dopo l' "italian food", cosa e' destinato a crollare? Il mito del nordest, patetica dizione dietro laquale si nascondono azienducole fondate sui debiti, che non fanno innovazione, su base familiare, strutturate a furia di contoterzismo?
Il mito delle Piccole e Medie imprese italiane, sorta di tuguri mandati avanti da personaggi che sono diventati imprenditori leggendo La capanna dello Zio Tom?

Il mito del "monte dei paschi di Siena " che e' una banca antica e che era una banca quando non c'erano le banche e blablabla, quando e' solo un'entita' paramassonica infiltrata dalla politica ed incapace di strategie internazionali?

Quale dei nostri miti cadra'  nei prossimi mesi?

Si accettano scommesse.



(1) L'unica nazione che l' Italia riusci' ad invadere senza sforzi fu l' Albania. Vabe', come non detto. L' Albania, capito?

(2) E' una troiata catastrofica. Il modenese ( e chiunque di voi puo' constatarlo su una carta geografica) va dalle zone montane e nevose di Vignola alle pianure nebbiose di Mirandola. Vorrei capire dove sarebbe l'omogeneita', e perche' si aspettino di produrre vini identici a 700 metri slm e a -2 metri slm, con una differenza di minime di 8 °C e di massime di 5°C, per non parlare dei terreni diversi.