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Cina, riarmo su scala globale

di Giorgio S. Frankel - 07/04/2008

 

A dire "riarmo cinese" si evoca l'idea di una sfida colossale quanto la Cina stessa. L'edizione 2008 del rapporto annuale del Pentagono sulla potenza militare cinese, pubblicato di recente a Washington, rivela come la Cina stia modernizzando le sue forze in tutti i campi, compresi lo spazio e la guerra elettronica e informatica (vedi box). Nei giorni scorsi Pechino ha annunciato che nel 2008 le sue spese militari cresceranno di quasi il 18%, come nel 2007. Già da alcuni anni i tassi sono a due cifre, con una crescita media annua di quasi il 16% tra il 2003 e il 2007. Davvero un record mondiale. Ma la Cina è anche la seconda economia planetaria.

Tassi a parte, la spesa prevista è di 418 miliardi di yuan, pari a circa 58 miliardi di dollari, il che pone la Cina ai vertici della classifica mondiale, più o meno alla pari con Gran Bretagna e Francia e davanti a Russia e Giappone. Esclusa la Russia, la Cina ha però problemi che gli altri forse non hanno. Il Giappone deve sì difendersi dalla Cina, dalle forze russe in Asia e dalla Corea del Nord. Ma la Cina deve tener conto di molte potenze, grandi e piccole: Russia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Australia, Nuova Zelanda e India. La loro spesa militare globale supera i 150 miliardi di dollari. Ora, gli americani dicono che la Cina ha bilanci poco trasparenti e in realtà spende il doppio o il triplo di quanto dice, cioè tra 97 e 140 miliardi di dollari. Il che non cambia molto il problema strategico cinese. In effetti, l'avversario cruciale della Cina sono gli Stati Uniti, con una forza militare per ora insuperabile e un bilancio della difesa di oltre 700 miliardi di dollari (comprese le spese per i conflitti in Afghanistan e in Irak), cioè quasi la metà del totale mondiale.

 

Il confronto con Washington impone a Pechino una strategia indiretta, "dal debole al forte" come si diceva un tempo, ovvero una "guerra asimmetrica" come si dice oggi, il che comprende una vasta panoplia di mezzi, dai missili da crociera anti-nave a lungo raggio alle tecniche d'intrusione nei sistemi informatici avversari.

 

Capacità autonoma

Lo sforzo di modernizzazione militare della Cina, puntualmente analizzato dal rapporto del Pentagono, deve ridurre il notevole divario con gli Usa e molti loro alleati. Un aspetto-chiave di questo sforzo è lo sviluppo di una propria capacità tecnologica e industriale autonoma in tutti i settori, dalle costruzioni navali ai satelliti, come si addice a una grande potenza. Ciò rafforzerà l'immagine globale della Cina a livello internazionale e avrà anche notevoli  riflessi commerciali. Ad esempio, il nuovo motore tutto cinese per l'aereo da caccia J-10, che per ora ha una motorizzazione russa, permetterà alla Cina di compete-re sul mercato dell'export con costruttori russi, europei e americani. E le imprese spaziali fanno della Cina, agli occhi del mondo, una grande potenza tecnologicamente avanzata e indipendente.

 

Sul piano strettamente militare si possono ipotizzare tre possibili obiettivi principali. Il primo è il controllo dello stretto di Formosa. Ciò pone la necessità di sviluppare la capacità di condurre con successo complesse operazioni aeronavali contro i micidiali "gruppi da battaglia portaerei" americani (formati da uria grande portaerei e numerose navi per la guerra antiaerea e antisommergibile, tra cui anche uno o due sottomarini a propulsione nucleare) allo scopo d'impedire o dissuadere un intervento aeronavale americano contro la Cina in appoggio a Taiwan. In futuro la Cina avrà anche bisogno di una flotta oceanica da schierare nel Pacifico al di là della "catena" di isole dal Giappone a Taiwan.

 

Gli altri due ipotetici compiti strategici riguardano la sicurezza energetica, ovvero la difesa delle importazioni (petrolio, gas, gas naturale liquefatto, carbone), via terra e via mare, e possibilmente dei propri impianti di estrazione off-shore e in altri Paesi, in Asia centrale, Medio Oriente, Africa. I rifornimenti terrestri, con oleodotti e gasdotti, danno maggior sicurezza strategica. Per la loro eventuale difesa saranno necessarie forze corazzate molto mobili e di rapido intervento.

 

Il problema strategico più importante e difficile è la sicurezza delle linee marittime, soprattutto nello scacchiere dell'Oceano Indiano e attraverso lo stretto di Malacca. Oggi, oltre l'80% dell'import petrolifero viaggia via mare lungo rotte strategicamente vulnerabili. Pechino deve quindi avere una forza navale presente nell'Oceano Indiano.

 

Ma, benché si parli molto della Marina militare cinese, essa è ancora assai sotto-dimensionata rispetto ai requisiti strategici e i suoi 55 sottomarini, ad esempio, per quanto numerosi, sono quasi tutti a propulsione non nucleare e quindi con prestazioni inferiori ai mezzi subacquei nucleari americani. Washington mantiene sempre un paio di portaerei nel Pacifico e una o due nell'Oceano Indiano. L'India ne ha una e fra pochi anni due o anche tre. La Cina non ha ancora detto cosa vuoi fare. Imparare a costruire portaerei è una grande sfida tecnologica e richiede molto tempo.

 

Per ora, come sottolinea anche il rapporto del Pentagono, la Cina non ha un'effettiva capacità di proiezione delle proprie forze per. difendere i suoi investimenti energetici all'estero e le sue linee di comunicazione marittime più vitali. Ma, forse, l'avrà fra una ventina d'anni.