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Apicidio da fitofarmaci

di redazionale - 08/04/2008

Un'arnia
La moria di api su larga scala è provocata dagli antiparassitari con cui vengono trattate le sementi di mais. L'allarme viene dall'Osservatorio nazionale sulla produzione di miele, secondo cui decine di migliaia di alveari sono colpiti da spopolamento/
Oggi il blitz di Legambiente
È in atto un 'apicidio', una moria di api su larga scala provocata dagli antiparassitari con cui vengono trattate le sementi di mais. L'allarme viene dall'Osservatorio nazionale sulla produzione di miele di Castel San Pietro Terme (Bologna), secondo cui decine di migliaia di alveari sono colpiti da spopolamento e questo mette in pericolo l'apicoltura e la produzione di miele. "La situazione - spiega Giancarlo Naldi dell'Osservatorio - è allarmante soprattutto nel Nord Ovest e nelle aree pianeggianti della Pianura padana, dove, in coincidenza con la semina del mais, sono state registrate perdite elevatissime e il fenomeno progredisce con l'avanzare delle operazioni di semina".

Le rilevazioni riguardano in particolare Lombardia e Piemonte, con le province di Milano, Cremona, Mantova, Brescia, Bergamo, Lodi, Varese, Torino, Alessandria, Cuneo. In Emilia-Romagna i danni maggiori sono nel piacentino. Perdite non ancora quantificate anche in Veneto, Friuli e Toscana. "In molte aree si tratta di un vero e proprio 'apicidio', tanto sono elevate le perdite di api", sottolinea Naldi. La quasi totalità delle morie - spiega - si è manifestata in stretta connessione con l'uso di sementi di mais trattate con neonicotenoidi (fitofarmaci di sintesi usati contro i parassiti) e distribuite con seminatrici pneumatiche che disperdono molecole nell'aria e nel terreno.

In qualche caso la responsabilità sembra invece connessa a trattamenti sul grano. "Gli apicidi di questi giorni si aggiungono alle ingenti perdite invernali segnalate nei mesi scorsi, con il risultato - conclude Naldi - che in molte aree non ci saranno api in grado di raccogliere miele e di impollinare le specie vegetali spontanee e coltivate, con prevedibili ingenti danni per l'agricoltura".