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Il Pecoraro perseguitato: e se si dimettesse l'intero gruppo dirigente dei Verdi?

di Paolo De Gregorio - 09/04/2008

 

Abbiamo un altro perseguitato dalla magistratura, Pecoraro Scanio, che si lamenta che le accuse rivoltegli dal procuratore Woodcock non siano fatti specifici che riguardano lui solo, ma che vi sia un complotto contro il suo movimento verde.
Ma ciò sarebbe molto strano poiché in due anni di governo il Ministero dell'ambiente da lui diretto non è stato capace nemmeno di vietare il commercio delle vecchie lampadine ad incandescenza, e decretare la sostituzione con quelle a basso consumo con un significativo e strutturale risparmio energetico.
Non parliamo poi di un piano nazionale per lo smaltimento dei rifiuti, che non riguarda solo l'emergenza napoletana, ma enormi realtà come quella di Roma e di Firenze che si avviano alla saturazione delle loro discariche.
Al suo posto io avrei chiesto, nei primi giorni di governo, un provvedimento legislativo che contenesse i seguenti punti:
-ogni Comune deve provvedere al riciclo dei suoi rifiuti e dimensionare i propri impianti al volume dei rifiuti prodotti
-discariche e inceneritori devono essere messi fuori legge e ovunque va fatta la raccolta differenziata al 100% vendendo a industrie di riciclo i materiali recuperati
-i rifiuti tossici, che provengono in massima parte dalle zone industriali del Nord e sversati nelle zone rurali o nelle discariche della Campania dalla ecomafia, non possono lasciare la regione di provenienza e devono essere smaltiti in impianti idonei, pena la chiusura dell'attività di chi li ha prodotti.
Naturalmente questa rivoluzione andava accompagnata e sostenuta dal ministero con opportuni studi in cui impegnare i migliori ingegneri per definire  le "isole" di riciclo più idonee, con impianti ispirati dai paesi più evoluti in questo settore.
Se queste scelte non sono state fatte da un ministro dell'ambiente del partito dei verdi nella pienezza dei suoi poteri, da chi altro ci potremmo aspettare queste riforme?
Non parliamo poi del piano energetico, anche esso assente, che doveva diffondere sul territorio la microgenerazione solare, fotovoltaica, eolica per fare di ogni casa e di ogni piccola realtà produttiva delle unità autosufficienti anergeticamente, con tecnologie già disponibili, con una potenzialità di coprire il 30% di tutti i consumi elettrici, che sono appunto i consumi domestici in Italia, e ciò sarebbe stato il miglior argomento contro i rigurgiti nucleari.
Non abbiamo avuto né un piano per i rifiuti, né un piano energetico, sulla cui attuazione il ministro Pecoraro aveva il dovere di far pesare le sue dimissioni e la caduta del governo, perché quando si è ministri in un settore che riguarda la vita e la salute della gente bisogna puntare i piedi e andare fino in fondo.
Oggi sentiamo dire che nella campagna elettorale non si è parlato di ambiente, ma dopo una esperienza di governo ininfluente e con il partito verde spaccato e scomparso era difficile che andasse diversamente.
Le dimissioni di Pecoraro e di tutto il gruppo dirigente dei Verdi sarebbero dovute, per non aver saputo costringere il governo Prodi a legiferare sull'ambiente  pur avendo avuto in mano l'arma assoluta che era il voto al Senato, in caso contrario non vedo per i Verdi un grande futuro.