Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Scacco latino allo zio Sam

Scacco latino allo zio Sam

di Bernardo Gutiérrez - 10/04/2008


L’iniziativa del Brasile di dare vita a un consiglio militare per l’America meridionale conquista consensi. Chávez e Kirchner l’appoggiano

- Cosa può fare Washington per collaborare nel Consiglio di Difesa sudamericano?
- Nulla, solo tenersi alla larga.

Potrebbe essere il dialogo di una soap-opera anticapitalista di TeleSur o di Cubavisión. O quello di un utopico film di gusto bolivariano. Il sogno degli oppressi, con aroma di celluloide: un potente politico americano che offre il suo appoggio militare. E uno spaccone sudamericano che lo rifiuta.

L’eroe latino, che aspira al classico finale felice, confessa al capaccio militare americano un piano di difesa congiunta per l’America meridionale. Non esiste neanche la benché minima possibilità che lo Zio Sam partecipi a operazioni militari congiunte.

Il dialogo ha avuto luogo il 21 marzo a Washington. Il falco di Bush che articolava la domanda era Robert Gates, segretario della Difesa. Il guerriero latino, Nelson Jobim, Ministro della Difesa del Brasile. Il piano di Difesa non è altro che il progetto Consiglio di Difesa del Sudamerica, che Brasile ha appena lanciato dopo la recente crisi intercorsa tra Ecuador e Colombia. E che, in un modo o in un altro, potrebbe concretarsi in una specie di Organizzazione del Trattato Atlantico del Sud (OTAS).

Il dialogo, moltiplicato dagli echi bolivariani di Hugo Chávez, ha eccitato la stampa latino-americana. In una visita effettuata in Brasile la scorsa settimana, Chávez ha lodato la risposta del ministro brasiliano: “Jobim gli ha risposto di no. Il che vuol dire: lasciateci in pace. E ciò bisogna ribadirlo sotto tutti gli aspetti: politico, economico, e sociale”, ha dichiarato Chávez nella città di Recife.

Il presidente venezuelano ha appoggiato senza incrinature la creazione del consiglio. Ha tirato acqua, questo sì, al proprio mulino (bolivariano) e si è in parte attribuita la paternità di questa NATO del Sud: “Lo scopo di Bolívar era proprio quello, creare un’alleanza non solo economica, bensì anche politica e militare per difenderci”.

Il Brasile, che sin dalla guerra delle Malvine del 1982 vede con preoccupazione l’ingerenza delle potenze esterne in una geografia compromessa e ricca di risorse naturali, sta spingendo senza complessi di alcuna sorta il carro armato dell’integrazione militare.

Nel 2006 ha avuto luogo in Argentina una metaforica esercitazione militare piena di significati, nella quale parteciparono Brasile, Bolivia, Paraguay, Uruguay e Venezuela. Il compito della prova di difesa, che faceva leva nella protezione delle risorse naturali, consisteva nel recupero di un aeroporto invaso da una potenza extra continentale.


Gli USA innervosiscono sempre di più

Il ruolo militare degli USA in Sudamerica è in piena fase di arretramento. La presenza armata dello zio Sam innervosisce più che mai. Provoca persino delle crisi politiche.

La base americana sita in Mariscal Estigarribia, nel Chaco paraguaiano, ha messo in pericolo l’integrità del Mercosur. Il 5 maggio 2005, gli USA e il Paraguay autorizzarono “esercitazioni e scambi militari bilaterali”. E il Parlamento paraguaiano approvò l’insediamento di una base per la lotta contro il narcotraffico e il terrorismo. Concesse persino l’immunità diplomatica ai soldati americani.

Carlos Pereyra Mele, del Centro Studi Strategici Sudamericani in quell’occasione allertava che la presenza della base americana “poteva rappresentare il momento più difficile dell’America meridionale dai tempi della Guerra d’Indipendenza”. Brasile e Argentina, che minacciarono di espellere il Paraguay dal Mercosur, riuscirono a far decadere l’immunità dei soldati americani a cominciare dal 2007.

Il fatto è che qualsiasi tentativo da parte degli americani di voler primeggiare nelle coalizioni, ultimamente si scontra contro un muro di biasimo e di diffidenza. L’operazione Fuerzas Comando 2006, ad esempio, sponsorizzata dal Comando Sud nordamericano, contò, tra gli altri, con la presenza di soldati degli USA, di Colombia, del Cile, di Costa Rica e del Paraguay. Ma Brasile, Argentina e Venezuela si mantennero in disparte.

D’altra parte, la manovra Partnership of the Americas, che ha avuto luogo nei Caraibi tra i mesi di aprile e maggio sotto il comando americano, provocò l’ira di Chávez. L’Ecuador di Rafael Correa, a sua volta, comunicò a Washington che non avrebbe rinnovato il convegno sulla base aerea di Manta, dove l’esercito americano si trova insediato per “lottare contro il narcotraffico”.

L’America latina non crede più alla balla della lotta contro il narcotraffico. Molto meno alla crociata yankee contro il terrorismo. Dopo decadi d’interventismo (invasione di Panama, finanziamento della contra nicaraguense, appoggio a dozzine di dittature sanguinarie …), L'America latina si fida poco e nulla del suo cugino ricco del Nord.

Wellington Sandoval, ministro della Difesa dell'Ecuador, è arrivato a insinuare alcune settimane fa che gli USA hanno usato la base di Manta per appoggiare la Colombia nell’assassinio di Raúl Reyes, il leader della FARC. E per tale ragione sono davvero in pochi coloro che credono ciecamente ai buoni propositi di Washington.

La base di Mariscal Estigarribia, secondo il proprio giudizio del sempre più numeroso asso del male latino, pretende controllare l’acquifero guaranì (seconda riserva di acqua dolce nel mondo) e le riserve di gas e di petrolio di Tarija (Bolivia). Inoltre, pretende destabilizzare il Mercosur.

Per questa ragione, la Colombia si trova sempre più isolata nel continente. La sua ferrea alleanza con Washington (appoggio economico per una presunta lotta contro il narcotraffico) si scontra davanti al percorso antinordamericano del Sudamerica.

Dubbi sull’OSA

Brasile si era già opposto nel 2004 all’iniziativa americana di trasformare la Junta Interamericana de Defensa (JID) [Giunta Interamericana per la Difesa] appartenente all’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), in un organismo di coordinamento per la lotta contro il narcotraffico e il terrorismo. La stessa OSA, dopo il suo tiepido ruolo svolto nella crisi Colombia – Ecuador, si trova interdetta.

Ha un senso che la sua sede si trovi a Washington, così lontana da Brasilia o da Buenos Aires e così vicina alla Casa Bianca?
Quali interessi si nascondono sotto la sua presunta vigilanza della democrazia?
L’America meridionale dubita ogni giorno di più dell’OSA.

Fonte: http://www.publico.es/internacional/066756/jaque/latino/tio/sam
(traduzione dallo spagnolo di V. Paglione)