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Zero Voto: oltre il non voto

di Valerio Lo Monaco - 11/04/2008

       

 

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In realtà non c'è molto in più da dire rispetto ai tanti interventi già letti su queste pagine: la scelta di non votare è l'unica veramente degna e logica per chi, forte della consapevolezza (non bastasse l'adesione al manifesto di Movimento Zero nel quale è scritto chiaramente che siamo contro la democrazia rappresentativa) ha chiaro in mente che qualunque scelta elettorale fosse fatta servirebbe esclusivamente a legittimare il sistema e la classe politica attuali. Che noi invece vogliamo abbattere.
Dignità e logica, dicevamo.
Dignità di cittadini, che pertanto non vogliono vedere il loro diritto di voto imprigionato in modo antidemocratico in un sistema atto (con queste regole) solamente a legittimare in modo coercitivo ciò che di più indegno, scorretto e punitivo ci sia nella funzione politica attuale.
Logica nello scegliere di non votare. Come manifestazione di vera e propria azione politica (gli "zeristi" lo sanno bene che gli appelli al qualunquismo e menefreghismo con i quali viene additato chi dichiara di non partecipare al voto sono unicamente ulteriori sistemi messi in atto dalla classe politica e dai suoi saltimbanchi di corte per evitare il diffondersi di una - vera, per una volta almeno - azione politica).
C'è dunque altro da dire, che è alla base dell'azione indispensabile in questo momento storico della nostra attività. Ovvero in merito all'opera di diffusione della consapevolezza. Che deve essere in questo momento costante e incisiva. Come vera azione politica oltre che metapolitica.
Beninteso, vi sono (fortunatamente) diversi altri intellettuali liberi, scrittori e persone della società civile che operano una scelta di questo tipo, che denunciano le medesime cose e partecipano personalmente a questa astensione politica. La differenza di Movimento Zero è che dalla teoria passiamo alla pratica. E la pratica in questo momento non si esaurisce nell'azione individuale, ma deve necessariamente proseguire nella diffusione e nella replica numerosa della propria azione, affinché il non voto divenga di una massa critica più difficile da ignorare.
Da poiesis a praxis. Uno zerista questo è, questo deve fare nell’attuale stagione del Movimento.
Facciamo un esempio: corretto non votare, naturalmente, non legittimare col voto lo scempio dei dis-onorevoli che presentano ai cittadini una proposta tanto abominevole, ma quanta azione abbiamo fatto per diffondere la campagna Zero Voto? Quante persone abbiamo aiutato a capire la situazione e a fare propria l'azione del non voto?
Il discorso è molto semplice. Possiamo ritenerci soddisfatti per ogni persona in più che abbiamo avvicinato, aiutato a capire e convinto a non votare. Facciamo, ognuno, un rapido calcolo di quante fra le persone che abbiamo intorno abbiamo avvicinato e convinto a non votare.
Questo calcolo, per una volta almeno, ci avvicina immediatamente a quella che dovrebbe essere la politica. In modo diretto, senza servi giornalisti, lobby finanziatrici e rimborsi elettorali. Fare operazione di diffusione, spiegazione, istruzione e convincimento è - in tutto e per tutto - politica. Molto più vera di quella che abbiamo visto in questa nauseabonda campagna elettorale e negli ultimi venti anni.
Abbiamo ancora tempo, qualche giorno, qualche ora, prima delle prossima tornata elettorale, per fare politica sul campo, in questo caso, con la campagna Zero Voto. Da mercoledì prossimo, qualunque sia il risultato alle urne, proseguiremo con altre azioni.