Lettera a Maurizio Pallante, di Andrea Germonio

Ho “scoperto” da poco il movimento per la decrescita felice che mi ha affascinato e illuminato.
In effetti molti concetti fanno parte praticamente da sempre dei miei comportamenti, ma non ero consapevole che potessero essere riuniti e legati organicamente. Ero un “dePILatore” inconsapevole. Non mi ero mai posto il problema della bontà del parametro PIL, come del resto il 99% delle persone. Vivo in campagna con animali, cerco di fare sempre da solo qualsiasi cosa con risultati apprezzabili, ho rinunciato alla carriera per vivere allegramente nel verde e non in coda in tangenziale.
Le scrivo per illuminarla a sua volta sullo stato dell’università italiana…

Qualche giorno fa ero ad una conferenza su Kyoto, organizzata dal centro comunale di cultura di un comune in provincia di Alessandria, due giorni dopo la proiezione del film “Una scomoda verità” di Al Gore. Mi aspettavo che si discutesse del film (magari anche criticandolo) e di come ridurre la CO2.

Il relatore era il prof. Viarengo, preside dell’Università del Piemonte Orientale (Alessandria).

Il professore parte con qualche parola sulla CO2, ma poi devia subito sul suo campo: l’inquinamento, le microparticelle, il monitoraggio ambientale delle attività antropiche ecc.

Lui è responsabile di questo e quello, del monitoraggio delle coste del mediterraneo, è stato 6 mesi in Antartide, fa continuamente rilievi di inquinamento con varie metodologie ecc. ecc… Insomma, è uno titolato ed esperto.

Poi invita gli studentelli liceali annoiati presenti a visitare il suo campus e i laboratori; seguendo una certo percorso informativo promette tre crediti formativi già adesso che fanno il liceo… In pratica pubblicizza la sua attività e l’Università presieduta.

Dopodichè parte per la tangente e comincia un lungo elogio alla termovalorizzazione che “chiude il ciclo” (le virgolette sono rigorosamente parole dette).

“I termovalorizzatori non inquinano assolutamente, da 20 anni lotto (1) per portare un termovalorizzatore in Alessandria… la soluzione del problema rifiuti, la chiusura del ciclo, la produzione di energia, tutti parlano bene del termovalorizzatore di Brescia, ma ormai è superato, ora sono addirittura migliori” …e cosi via.

Alla fine il pubblico fa un po’ di domande su argomenti vari colme di timore reverenziale, perchè il professore mica si discute, si ascolta. Nessuno si permette di avere dubbi sull’argomento “termovalorizzazione”. D’altra parte, se lo dice lui…

Ma io non resisto: “Sono un po’ perplesso. Si parla di Kyoto e di termovalorizzatori che stanno su due piani completamente opposti e lontani, ma come è possibile? E trovo pure buffo che se ne stia parlando in un luogo in cui è installata una mostra sull’efficacia della raccolta differenziata!

In effetti il professore era letteralmente e grottescamente circondato di pannelli illustrativi dei risultati della RD in Piemonte (la campagna “I tuoi rifiuti? li abbiamo pedinati e abbiamo scoperto cosa diventano”).

E continuo: “inoltre tutta la letteratura scientifica e la legislazione parlano di strategia delle R (riduzione, riutilizzo, raccolta e riciclo); Il piano operativo della provincia di Alessandria punta al 70% di Raccolta differenziata a regime, i rifiuti residui finiscono in un impianto di trattamento meccanico-biologico, ed è attivo l’impianto di produzione del compost. Alla fine, con il poco che rimane (10-20%) in fondo alla catena, si può ricavare un po’ di CDR che il Consorzio porta al termovalorizzatore di Pavia, a 30 km da qui, altro che chiusura del ciclo”.

Il professore si stizzisce e, colpito da lesa maestà e un po’ spiazzato, ripropone i soliti argomenti sui termovalorizzatori che producono energia, sui filtri che abbattono le particelle. Afferma inoltre che non è vero che si possano raggiungere percentuali di riciclo cosi alte.

Quando gli chiedo delle nanoparticelle che nessun filtro è in grado di abbattere, delle polveri e scorie tossiconocive in uscita e del fatto che per mantenere 900 gradi per evitare la formazione di diossine e produrre un pochino di energia si brucia di tutto (scarti e derivati del petrolio, biomasse, metano, oltre alla calce, acqua e altri materiali usati per rendere inerti i fumi) e quindi alla fine la quantità da smaltire in discariche tra l’altro speciali non è certo diminuita di molto, il professore si offende, mi dice “e quindi?” e si siede, non sopportando di discutere con gente non al suo livello.

Non riesco ad andare sul discorso più importante (l’antieconomicità dei termovalorizzatori/ inceneritori) perchè parte il suo assistente infilando un termine in inglese ogni due parole, Robert Kennedy, il PIL, la chiusura del cerchio, il processo visto nella sua interezza, il concetto di NIMBY (basta, non è possibile sempre dire NO!). Ovviamente sa parlare pacatamente molto bene (a differenza di me) anche se secondo me fa un po’ di confusione.

Ribatto che “il termovalorizzatore di Pavia è in Lomellina, a 30 km, più IMBY di cosi! vogliamo farne uno per comune?”

Vorrei aggiungere che la natura non produce rifiuti, ricicla tutto e chiude il cerchio, il termovalorizzatore il cerchio lo interrompe!

Vorrei dire che del Nimby non me ne frega nulla, perchè posso dimostrargli che io differenzio il 90% dei miei rifiuti facendo (in due) al massimo 20 sacchetti all’anno di RSU indifferenziati (cioè circa 60 kg sui 1000 circa che producono in media due persone), oltre al compostaggio domestico. Cerco in ogni modo possibile di ridurre, riutilizzare e differenziare i rifiuti (anzi, spesso riutilizzo cose che gli altri buttano), quindi proprio io posso tranquillamente gridare NIMBY, senza problemi.

Vorrei dire che il RICICLO e la produzione di compost riducono veramente la CO2, non i termovalorizzatori.

Vorrei inoltre parlare dello scandaloso e vergognoso CIP6, ma mi rendo conto che il professore è stato invitato per il suo VERBO e non per essere contraddetto.

Vorrei dire che se l’università insegna che la raccolta differenziata è inutile si vanificano anni di sforzi (sono un consigliere comunale impegnato da almeno un anno nella diffusione e organizzazione del porta a porta)

Vorrei dire agli studenti che la scuola dovrebbe insegnare a ragionare e a essere in grado di capire da soli la differenza tra le cose, e che non dovrebbero accettare passivamente nozioni discutibili impartite in cambio di crediti formativi.

Vorrei attaccare il professore dicendo che il suo lavoro consiste nel creare inquinamento e poi misurarlo, cosi si crea il lavoro da solo e chiude il ciclo.

Vorrei dire tante cose, ma mi rendo conto che è inutile e non sono mica io il conferenziere titolato.

Io non sono bravo a parlare in pubblico, rischio di sembrare arrogante e imbarazzante. Comunque non potrei mettermi a discutere sul loro livello, sono solo un povero ingegnere elettrico, consapevole del livello generale dell’Università italiana.

Esco borbottando tra gli studenti annoiati che corrono finalmente a ballare… “se questa è l’università italiana, andate a fare i panettieri, che è più utile!”

Questi studenti hanno imparato che i termovalorizzatori chiudono il ciclo (?) e sono la soluzione al problema dei rifiuti e al riscaldamento climatico globale (a favore quindi del protocollo di Kyoto), che dagli avanzi del loro minestrone si produce un sacco di energia e che differenziare non serve a nulla.

Avranno i loro 3 crediti formativi e domani si compreranno un nuovo cellulare.

Cordiali saluti
Andrea Germonio
Valenza (AL)