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Inflazione nera

di Sara Milanese - 11/04/2008

Fonte: nigrizia




La crisi economica che negli ultimi mesi ha colpito le varie economie nazionali in tutto il mondo pesa drammaticamente anche sui bilanci dei paesi del sud, dall’Asia all’America latina, e chiaramente, l’Africa, dove in molti paesi la popolazione, ormai allo stremo, è scesa in piazza.


Contro l’inflazione manifestazioni in tutta l’Africa
Non è ancora rientrata completamente la crisi sociale in Costa d’Avorio, dopo che la settimana scorsa la popolazione è scesa in piazza per protestare contro il costo della vita e l’inflazione.

La Mauritania, sulla quale grava la previsione del Programma alimentare mondiale di una grave crisi alimentare per il 2008, ha appena promulgato un decreto d’emergenza, nella speranza di riuscire a frenare l’impennata dei prezzi.

In Camerun il malcontento della popolazione, esasperata dalle istituzioni, ma anche dal continuo aumento del costo della vita, è sfociato in protesta due mesi fa, ad inizio febbraio. 40 manifestanti sono morti negli scontri con la polizia, ad oggi oltre 700 persone sono già state condannate a pagare delle multe per i danni causati durante le proteste. Il governo ha promesso di prendere nuove misure per far fronte all’inflazione, ma al momento il trend di aumento dei costi non è cambiato.

Per arginare la corsa al rialzo del riso e degli altri cereali, la Liberia ha firmato un accordo di cooperazione con la Svizzera, che permetterà di costruire la prima grande azienda agricola del paese.

In Repubblica Centrafricana il parlamento ha cercato di giocare d’anticipo, chiedendo al governo provvedimenti urgenti, come l’eliminazione dell’iva sui beni principali e la creazione di un ente di controllo dei prezzi, prima dello sfociare di manifestazioni popolari di protesta.
 
In Guinea il governo ha dovuto cancellare i sussidi che contenevo l’aumento di benzina e gasolio sul mercato internazionale. Come risultato i prezzi sono aumentati più del 60% al litro.

In Burundi sono stati gli importatori di benzina a costringere il governo a rivedere i prezzi: bloccando le importazioni hanno costretto il paese a lunghe file di fronte ai distributori di benzina.
 
Manifestazione pacifiche, almeno finora, in Burkina Faso, organizzate dai sindacati e dalla società civile, che chiedono misure sociali per attenuare l’impatto della crisi economica, e per un aumento di salari e pensioni dei dipendenti pubblici del 25%. Manifestazioni simili anche in Mozambico, ed in Senegal.
 
Economie in ginocchio
Il normale trend di costante aumento del costo della vita si è impennato vertiginosamente a partire dall’estate del 2007, anche in contemporanea alla crisi economica americana dei sub-prime.
Non c’è una sola causa: il fenomeno è imputabile ad una combinazione di “fattori esplosivi”, a partire dall’aumento dei consumi generalizzato anche nei paesi più poveri, e soprattutto dall’enorme richiesta di materie prime da parte dei “giganti asiatici”, soprattutto Cina e India. Ne risentono soprattutto quei paesi costretti a importare molti prodotti alimentari, perché sprovvisti di un’industria manifatturiera.
 
Ad influire sui costi del settore agricolo contribuisce anche l’aumento del prezzo del petrolio. Nonostante molti paesi africani e del sud siano grandi esportatori di oro nero, dipendono ancora dai paesi stranieri per poter raffinare il greggio, e il prezzo del carburante incide sul trasporto dei beni di consumo e sulla produzione agricola stessa.
 
La neonata industria per la produzione di bio-carburanti, sottrae inoltre importanti risorse per il settore alimentare, facendo diminuire le scorte e aumentare quindi i prezzi. Un indice dello stretto rapporto che intercorre tra energia e costo del cibo.  
 
In media, nei paesi africani e non solo, il costo della vita, soprattutto legato ai beni di base, è cresciuto del 55% negli ultimi nove mesi. Il fenomeno colpisce chiaramente le fasce più deboli della popolazione , e nel giro di poco tempo i governi si vedranno costretti ad affrontare il problema della denutrizione e della fame. Dal vertice dei ministri dell’economia africani, ad Addis Abeba la prima settimana di aprile, sono partite alcune iniziative, come la creazione di un Fondo africano di petrolio, destinato ad aiutare le economie dei paesi importatori. Iniziative che non potranno cambiare il panorama in maniera significativa.
 
Anche i paesi del G8, riuniti nei giorni scorsi a Tokyo con i paesi donatori emergenti (Brasile, Cina, India, Indonesia, Malesia, Messico, Corea del Sud e Sudafrica), hanno affrontato il problema del rincaro del costo della vita. I ministri per lo sviluppo hanno ammesso che il fenomeno rischia di compromettere il processo di sviluppo economico in corso in molti paesi, soprattutto africani. Hanno inoltre chiesto alla comunità internazionale di affrontare questo problema. Ma in merito al rincaro del costo della vita, non hanno deciso nessuna manovra concreta da adottare.