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La strada numero 3 trasforma il Laos

di Marina Forti - 12/04/2008

 

La notizia è passata inosservata, almeno dalle nostre parti. Lunedì 31 marzo i primi ministri di Cambogia, Cina, Laos, Myanmar (Birmania), Thailandia e Vietnam hanno inaugurato la Route 3, strada che collega la città di Kunming (capitale dello Yunnan, Cina meridionale) alla capitale thailandese Bangkok. Una strada importante, come conferma un'occhiata alla carta geografica: un nastro di 1.500 chilometri ormai carrozzabili che attraversa una regione remota del Laos settentrionale, scavalca il Mekong, percorre la regione di Chiang Rai in Thailandia settentrionale, e infine prosegue verso Bangkok. Manca ancora il ponte sul Mekong (è in costruzione però: finanziato per metà da Pechino, dovrebbe essere ultimato nel 2011). Quello inaugurato l'altro giorno in effetti è il tratto per ora più remoto della nuova strada, quello laotiano. Ed è qui che si capisce perché una via simile può cambiare la geografia politica indocinese .
La strada appena finita di asfaltare sembra ancora una ferita aperta, terra rossa a nudo nel verde scuro della vegetazione tropicale che ricopre le montagne del Laos settentrionale: la zona faceva parte una volta nel cosiddetto «triangolo d'oro», tra Laos Birmania e Thailandia settentrionale, dove si produceva intorno al 70% dell'oppio mondiale (prima che il primato passasse all'Afghanistan); tra gli anni '60 e '70 era anche un centro delle operazioni segrete della Cia (che aveva reclutato la minoranza etnica hmong come milizia da usare contro il Vietnam del Nord). Finita la guerra, finita l'economia dell'oppio, la regione è rimasta semplicemente isolata. Finché quelle montagne si sono ritrovate al centro dei progetti di sviluppo della «sub-regione del Grande Mekong», una strategia sponsorizzata da Banca Asiatica di Sviluppo e Banca Mondiale fin dai primi anni '90: consiste nel finanziare la costruzione di grandi infrastrutture - strade, produzione di energia idroelettrica (cioè dighe) ed elettrodotti - per «integrare» la regione del Mekong e favorirne lo sviluppo economico. La Route 3 è parte del «corridoio economico nord-sud».
Per questa regione remota, il cambiamento è visibile. Oggi, lungo la strada asfaltata a tempo record, villaggi isolati acquistano nuova vita: sono arrivati i «lao di pianura» (la maggioranza etnica del Laos) come maestri e funzionari statali, i contadini delle minoranze etniche scesi dalle montagne, i mercati, gli autobus. La nuova strada collega Huey Xai, sulla sponda del Mekong, dove approvano i tragjhetti dalla Thailandia, a Luang Nam Tha, cittadina rurale allo snodo delle strade che portano allo Yunnan: il traffico è assicuirato, è cominciato in effetti quando ancora i buldozer erano al lavoro. Il commercio tra la Cina e i paesi del basso Mekong (Laos, Cambogia, Birmania, Thailandia e Vietnam) è passato a 53 miliardi di dollari nel 2007 da appena un miliardo dieci anni prima. Muan Sing, paesotto agricolo a pochi chilometri dalla frontiera con lo Yunnan, è il segno tangibile della novità: le locande hanno scritte bilingui lao-cinese e lungo la via principale si affacciano agenzie di import export di derrate agricole.
Per il momento però, in questa «integrazione regionale» il Laos è poco più che uno snodo. Il paese meno popolato della regione (6 milioni di abitanti), il più povero e l'unico senza sbocco al mare, circondato da economie più forti e stati più potenti, sta diventando una via di passaggio per il commercio regionale. Di suo, il governo di Vientiane punta sull'export: le sue «risorse» sono i fiumi, da vendere sotto forma di elettricità (sei centrali idroelettriche in funzione su altrettanti affluenti del Mekong, una entrerà in produzione tra un paio d'anni raddoppiando il reddito dell'export attuale, una ventina sono in progetto). E poi il legname delle sue foreste, che fanno un quarto del valore totale dell'export laotiano e infatti stanno scomparendo. Già: anche attorno alla nuova strada, interi pendii vengono bruciati, una stagione dopo l'altra, per piantarvi caucciù da vendere ai cinesi...