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Le guerre della sinistra

di A. Berlendis - 14/04/2008

 

 

Solo l’estetismo  politico  della sinistra (complementare a quello della destra) ha consentito di vedere solo la forma e non la sostanza, ed addirittura di scambiare la forma per la sostanza stessa dei fenomeni. Ne è un esempio paradigmatico il famoso e fumoso ‘ritiro delle truppe italiane dall’Iraq’ (tra l’altro in tema di elezioni vale la pena di ricordare come l’esercizio in Iraq forma elettorale della democrazia capitalistica ha, per gli stessi sinistri, rimosso la sostanza dell’occupazione militare…)

Il sostegno italiano all’occupazione politico-militare Usa dell’Iraq è stato fornito in modo diretto o indiretto : la forma è dipesa dalle circostanze definite . Il governo di centrosinistra ha continuato a fornire appoggio indiretto all’occupazione militare USA dell’Iraq : tramite la base di Vicenza  che “è una delle maggiori unità che effettuano la rotazione di truppe per l' Iraq e l'Afghanistan” (Dinucci) tanto che “il 1° battaglione del 503° reggimento da assalto aereo che, dopo aver partecipato nel 2004 in Iraq all'attacco contro Fallujah, è stato trasferito lo scorso giugno da Camp Casey, nella Corea del sud, alla caserma Ederle di Vicenza” ( Il manifesto 18-01-2007). Inoltre tramite la base di Napoli dal cui comando  dipende “Il gruppo navale da attacco, che «opererà sia nell'area della Sesta flotta che in quella del Comando centrale», ossia nel Golfo dove l'Iran …«continua a fornire appoggio ai ribelli che combattono in Iraq».  (Dinucci  Il manifesto 27-01-2007).

2. Ma, dietro la facciata del ritiro formale, ha continuato a fornire anche un appoggio diretto all’occupazione USA dell’Iraq .

In primo luogo , attraverso l’integrazione nella catena di comando Usa, aerea e navale : ricordava Dinucci nel 2006 “In questo momento l'Italia partecipa a Enduring Freedom non solo con unità della marina inserite nella Combined Task Force 152 operante nel Golfo persico, affidata per sei mesi a un ammiraglio italiano che, nella catena di comando, è agli ordini del vice-ammiraglio Walsh, capo del Comando centrale delle forze navali Usa .Vi partecipa anche con una unità dell'aeronautica: il 7° Reparto operativo autonomo (7° Roa) “ (Manifesto 7 luglio 2006). Ne concludeva che “Il governo italiano, dunque, mentre con una mano toglie le nostre truppe da Nassiryia dove erano state inviate soprattutto per difendere gli interessi petroliferi dell'Eni, con l'altra manda le nostre navi da guerra a difendere gli stessi interessi facendo sì che il petrolio iracheno venga pompato dalle grandi compagnie multinazionali sotto la protezione di Enduring Freedom. Non c'è quindi da stupirsi che, nel decreto di finanziamento delle missioni all'estero, siano aumentati i fondi per la partecipazione a Enduring Freedom. Operazione cui l'Italia partecipa ad alto livello, dato che 8 ufficiali italiani sono integrati nel Comando centrale Usa a Tampa.Il governo italiano intende in questo modo compensare il ritiro da Nassiryia con altre forme di cooperazione militare col Pentagono nello stesso teatro di guerra. Intende allo stesso tempo mantenere la presenza militare italiana in Afghanistan, sia nel quadro delle forze Nato sotto paravento Onu, sia in Enduring Freedom.” Manifesto 7 luglio 2006).

In secondo luogo, attraverso il sostegno militare al governo quisling iracheno,segnalato a suo tempo  da Panorama : “Quel che è certo è che si tratta di una missione addestrativa messa a punto nell’ambito del programma della Nato di assistenza alle forze militari e di sicurezza irachene. I carabinieri che daranno vita alla nuova missione selezioneranno e addestreranno in due anni 8 battaglioni composto ognuno da 400 agenti iracheni alle tecniche antisommossa e antiguerriglia e anti-terrorismo.” http://blog.panorama.it/mondo/2007/07/30/.

Pochi giorni fa, nel silenzio assordante della sinistra (in ogni sua sfumatura), il quotidiano ‘Il Messaggero’ del  1 aprile 2008  ha potuto titolare così un suo articolo : ‘L’Italia è ancora in  Iraq : ottanta militari impegnati ad addestrare i generali.’ In cui affermava che  Gli italiani in Iraq ci sono. Non solo, ma comandano un piccolo contingente NATO impegnato in uno dei compiti forse più importanti  per quanto riguarda la sicurezza irakena : l’addestramento e la formazione dei vertici militari irakeni.  Creano i nuovi generali, gli ufficiali di grado più alto, istruiscono l’elite di quello che sarà l’esercito iracheno… il cuore del comando è nella ‘zona verde’  […] Nel piccolo esercito di istruttori ci sono anche quaranta carabinieri che addestrano un’intera divisione di polizia, insegnano tutto quello che c’è da sapere nel campo del terrorismo…”

3. Forse non è inutile sapere che la Legge 29 marzo 2007, n. 38  avente come oggetto la ‘Partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali’,  all’ articolo 2  ‘Missione umanitaria, di stabilizzazione e ricostruzione in Iraq’  conteneva questi due commi :

“10. E' autorizzata, fino al dicembre 2007, la spesa di euro 2.800.000 per la partecipazione italiana ai Fondi fiduciari della NATO destinati all'assistenza e al reinserimento nella vita civile del personale militare in esubero in Bosnia-Erzegovina e Serbia e al rafforzamento della gestione autonoma della sicurezza in Iraq.”

“13. E' autorizzata, a decorrere dal 1° gennaio 2007 e fino al 31 dicembre 2007, la spesa di euro 10.389.747 per la proroga della partecipazione di personale militare impiegato in Iraq in attivita' di consulenza, formazione e addestramento delle Forze armate e di polizia irachene.”

Alla Camera, dove non vi erano problemi numerici relativi alla maggioranza  del Governo Prodi questo provvedimento è stato votato da tutti (ad esclusione di due) i deputati delle forze ora coalizzate nella sinistra arcobaleno (oltre che ovviamente dal PD). Gli stessi che, mentendo sapendo di mentire, hanno  contrabbandato come ritiro (sia pur da quel solo teatro di guerra e con compensazioni in altri teatri) quella  che invece è stata solo un cambiamento della forma della nostra permanenza in Iraq, nel quadro di una subalternità più generale agli USA  ed alla loro strategia politico-militare. E pensare che durante i vuoti rituali di celebrazione dell’anniversario della morte di Gramsci costoro ricordavano che per il rivoluzionario sardo la ‘verità è rivoluzionaria’ !

 

 

 

Il Manifesto 18 Gennaio 2007

 Con il potenziamento della base di Vicenza, viene rafforzato l'intero sistema delle basi Usa in Italia, le cui dimensioni si deducono dall'ultimo rapporto del Pentagono Base Structure Report 2006 : le forze armate statunitensi posseggono nel nostro paese 1.546 edifici e ne hanno in affitto 1.168, con una superficie complessiva di quasi 2 milioni di metri quadri. Il potenziamento delle forze e basi statunitensi in Italia è non solo quantitativo, ma qualitativo. Lo dimostra il fatto che la 173a brigata aviotrasportata, di stanza a Vicenza, è stata trasformata, il 15 settembre, in una «unità modulare»: la Squadra di combattimento 173a brigata aviotrasportata (173rd Abct).
Essa è formata attualmente da sei battaglioni: il
1° battaglione del 503° reggimento da assalto aereo che, dopo aver partecipato nel 2004 in Iraq all'attacco contro Fallujah, è stato trasferito lo scorso giugno da Camp Casey, nella Corea del sud, alla caserma Ederle di Vicenza;

Perché è un problema politico l'ampliamento della base USA

Proprio mentre il governo Prodi annunciava il nullaosta al raddoppio della base Usa di Vicenza ed esplodeva la protesta contro tale decisione, è arrivata in Italia, tacitamente, un'altra «base» statunitense: il Bataan expeditionary strike group (Esg), un gruppo navale di spedizione d'attacco la cui capacità offensiva è maggiore di quella della Squadra di combattimento di stanza a Vicenza.

...Questo possente gruppo navale da attacco - specificano i comunicati ufficiali - opererà nel Mediterraneo non nel quadro della Nato ma «quale forza da sbarco della Sesta flotta sotto il Comando europeo degli Stati uniti»: dipenderà quindi dal quartier generale delle forze navali Usa in Europa, situato a Napoli. ...Il gruppo navale da attacco, quindi, «opererà sia nell'area della Sesta flotta che in quella del Comando centrale», ossia nel Golfo dove l'Iran «sta tentando di diventare una potenza nucleare» e «continua a fornire appoggio ai ribelli che combattono in Iraq».  manifesto 27-01-2007

 

Con il nulla osta annunciato nel gennaio 2007, il governo Prodi ha dato luce verde al raddoppio della base Usa di Vicenza. Secondo tale progetto, la base allargata di Vicenza, collegata alle basi Usa di Aviano, Sigonella e Camp Darby, sarà trasformata sempre più in trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi: la Squadra di combattimento, qui acquartierata, è una delle maggiori unità che effettuano la rotazione di truppe per l' Iraq e l'Afghanistan.

Contributo di Manlio Dinucci all'incontro della Rete nazionale "Disarmiamoli"

Manlio Dinucci

30 giugno 2007

 

 

http://blog.panorama.it/mondo/2007/07/30/ecco-chi-sono-i-carabinieri-che-andranno-in-iraq-per-altri-due-anni/

Quel che è certo è che si tratta di una missione addestrativa messa a punto nell’ambito del programma della Nato di assistenza alle forze militari e di sicurezza irachene.
I carabinieri che daranno vita alla nuova missione selezioneranno e addestreranno in due anni 8 battaglioni composto ognuno da 400 agenti iracheni alle tecniche antisommossa e antiguerriglia e anti-terrorismo.

 

Legati alla catena di comando


Navi e ammiraglio La task force navale Usa nel Golfo Persico sarà guidata da un italiano. Così il nostro paese garantirà, con uomini e mezzi, le estrazioni di petrolio in Iraq
Manlio Dinucci


Con una cerimonia svoltasi il 28 giugno al Comando centrale delle forze navali Usa a Manama (Bahrain), il contrammiraglio italiano Salvatore Ruzittu ha assunto per sei mesi il comando della Task force combinata 152 (Ctf 152), formazione navale che opera nel Golfo persico. E' la prima volta - sottolinea la marina Usa - che le tre principali task force operanti in quest'area sono affidate a ufficiali non statunitensi: al comando delle altre due, la Ctf 150 e la Ctf 158, vi sono ora un contrammiraglio pachistano e un commodoro australiano. Ma, precisa, «anche se nessuna delle tre task force è in questo momento agli ordini di un ufficiale Usa, tutte e tre dipendono dal vice-ammiraglio Patrick Walsh che, a capo del Comando centrale delle forze navali Usa, comanda sia la quinta Flotta che le Forze navali combinate». Il contrammiraglio italiano, cui è stata affidata la Ctf 152, è quindi agli ordini del vice-ammiraglio Walsh, capo del Comando centrale delle forze navali Usa; questo dipende dal Comando centrale Usa, il cui quartier generale è a Tampa in Florida; a sua volta il Comando centrale dipende dal segretario alla difesa Rumsfeld e questi dal presidente Bush. Il contrammiraglio italiano è quindi inserito nella catena di comando statunitense. La Ctf 152, va precisato, non fa parte della Nato ma della marina Usa impegnata nell'operazione Enduring Freedom lanciata dal Pentagono nel 2001. Dalla stessa catena di comando dipendono le navi italiane Etna e Comandante Foscari che, aggiuntesi alla nave Euro già operante in Enduring Freedom, hanno portato a oltre 600 gli uomini impegnati in questa operazione. Perché le tre task force sono state affidate a ufficiali non statunitensi? Lo ha spiegato alla cerimonia di Manama il contrammiraglio John Miller, vice di Walsh: «Non possiamo condurre efficacemente operazioni di sicurezza marittima senza una coalizione pienamente integrata». L'«area di responsabilità» del Comando centrale delle forze navali Usa, estesa su quasi 20 milioni di km2, comprende il Golfo Persico, il Mar Rosso, il golfo di Oman e parti dell'Oceano Indiano su cui si affacciano 27 paesi. Qui la marina Usa da sola non ce la fa a effettuare «operazioni di sicurezza marittima», ha quindi bisogno di una «coalizione pienamente integrata», ossia di alleati che mettano a disposizione forze da integrare nella catena di comando statunitense. Quale «operazione di sicurezza marittima» deve svolgere la Ctf 152 affidata al contrammiraglio italiano? «La Ctf 152 pattuglia il Golfo persico settentrionale per fornire sicurezza a due stazioni offshore di pompaggio del petrolio iracheno» (Navy Times, 30 giugno). Il governo italiano, dunque, mentre con una mano toglie le nostre truppe da Nassiryia dove erano state inviate soprattutto per difendere gli interessi petroliferi dell'Eni, con l'altra manda le nostre navi da guerra a difendere gli stessi interessi facendo sì che il petrolio iracheno venga pompato dalle grandi compagnie multinazionali sotto la protezione di Enduring Freedom. Non c'è quindi da stupirsi che, nel decreto di finanziamento delle missioni all'estero, siano aumentati i fondi per la partecipazione a Enduring Freedom. Operazione cui l'Italia partecipa ad alto livello, dato che 8 ufficiali italiani sono integrati nel Comando centrale Usa a Tampa.


Il governo italiano intende in questo modo compensare il ritiro da Nassiryia con altre forme di cooperazione militare col Pentagono nello stesso teatro di guerra. Intende allo stesso tempo mantenere la presenza militare italiana in Afghanistan, sia nel quadro delle forze Nato sotto paravento Onu, sia in Enduring Freedom

Chi vorrà affrontare in parlamento questo nodo politico, finora eluso ?



manifesto 5 luglio 2006

 

Anche l'aeronautica in Enduring Freedom


Alleati fedeli I militari italiani del Roa di Pisa in Afghanistan per conto del Pentagono. E premiati dagli Usa


Manlio Dinucci


Nell'odierno incontro con il ministro Arturo Parisi sarebbe bene che i capigruppo di Rifondazione comunista e Verdi chiedessero ulteriori «chiarimenti» sulla partecipazione italiana a Enduring Freedom decisa dal governo Berlusconi. Va anzitutto chiarito che non si tratta di una operazione Nato ma di una operazione del Pentagono. Le forze italiane che vi partecipano sono di conseguenza inserite nella catena di comando statunitense. Lo conferma il Ministero italiano della difesa: dopo aver definito Enduring Freedom una «operazione a guida Usa», specifica che «il Capo di stato maggiore della difesa delega l'impiego delle forze in teatro di operazioni al comandante in capo dell'operazione, ossia al comandante dell'area centrale degli Stati uniti a Tampa» (Missioni in corso al 5 giugno 2006). L'impiego delle forze italiane viene dunque deciso dal Comando centrale americano (nei cui ranghi sono inseriti 8 ufficiali italiani), a sua volta dipendente dal segretario alla difesa Rumsfeld e dal presidente Bush.


In questo momento l'Italia partecipa a Enduring Freedom non solo con unità della marina inserite nella Combined Task Force 152 operante nel Golfo persico, affidata per sei mesi a un ammiraglio italiano che, nella catena di comando, è agli ordini del vice-ammiraglio Walsh, capo del Comando centrale delle forze navali Usa (v. il manifesto, 5 luglio). Vi partecipa anche con una unità dell'aeronautica: il 7° Reparto operativo autonomo (7° Roa). Esso è dislocato nella base aerea di Al Bateen ad Abu Dhabi (Emirati arabi uniti), dove operano unità dell'aeronautica Usa (380° stormo di spedizione e 763° gruppo di rifornimento in volo). Come informa l'aeronautica militare, il 7° Roa, che opera con velivoli C130J della 46ª Brigata aerea di Pisa, è «responsabile dell'immissione nei teatri operativi (missioni Isaf ed Enduring Freedom in Afghanistan e Antica Babilonia in Iraq) di tutto il materiale a supporto della logistica operativa nonché del personale in armi». Dal gennaio 2002 al gennaio 2006 ha compiuto circa 3.300 sortite per complessive 6.900 ore di volo, permettendo «l'immissione in teatro di circa 68.000 persone e un enorme quantitativo di materiale». E in marzo ha raggiunto le 7.000 ore di volo, «con lo sguardo rivolto al prossimo traguardo: il raggiungimento dei 70.000 passeggeri trasportati nei teatri operativi».

I «passeggeri» e il «materiale» che il 7° Roa trasporta in Afghanistan sono sicuramente anche statunitensi. Esso opera infatti nel quadro di Enduring Freedom e allo stesso tempo di Isaf, l'operazione Nato dietro paravento Onu di fatto inserita nella catena di comando del Pentagono. L'Isaf - documenta il ministero italiano della difesa - ha «un costante e robusto coordinamento operativo con la struttura di comando e controllo già costituita per Enduring Freedom». E' questo comando a stabilire quali «passeggeri» e «materiale» deve trasportare in Afghanistan il 7° Roa.


Non solo. Tra i 22 C-130J che l'Italia ha acquistato dalla statunitense Lockheed Martin (a un costo di oltre 50 milioni di dollari l'uno, più quello operativo), vi sono sei KC-130J allestiti per il rifornimento in volo dei cacciabombardieri. L'aeronautica riceverà inoltre quattro KC-767A, i più avanzati aerei del mondo per il rifornimento in volo, costruiti da Boeing e Aeronavali (Alenia Aeronautica/Finmeccanica). La scelta è strategica: con questi aerei-cisterna i cacciabombardieri italiani, compresi i Joint-Strike Fighter che l'Italia si è impegnata ad acquistare dalla Lockeed, potranno operare in lontani teatri bellici. Intanto questi aerei-cisterna potrebbero servire a rifornire in volo i cacciabombardieri Usa. Il Pentagono è riconoscente per tutto questo: il 26 giugno il gen. Philip Breedlove e il col. T.J. Koff hanno consegnato medaglie dell'aeronautica Usa al personale della 46a Brigata aerea di Pisa distintosi nell'«operazione umanitaria Enduring Freedom in Afghanistan» (come la definisce Il Tirreno, 27 giugno). Si possono dunque rifinanziare le missioni all'estero e accrescere i fondi per la partecipazione italiana a Enduring Freedom: quelli che mandiamo in Afghanistan non sono militari. Sono missionari.



Manifesto 7 luglio 2006

 

 

Legge 29 marzo 2007, n. 38

"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali "

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del 31 marzo 2007

 

Art. 2.
Missione umanitaria, di stabilizzazione e ricostruzione in Iraq

10. E' autorizzata, fino al dicembre 2007, la spesa di euro 2.800.000 per la partecipazione italiana ai Fondi fiduciari della NATO destinati all'assistenza e al reinserimento nella vita civile del personale militare in esubero in Bosnia-Erzegovina e Serbia e al rafforzamento della gestione autonoma della sicurezza in Iraq.

 

 

13. E' autorizzata, a decorrere dal 1° gennaio 2007 e fino al 31 dicembre 2007, la spesa di euro 10.389.747 per la proroga della partecipazione di personale militare impiegato in Iraq in attivita' di consulenza, formazione e addestramento delle Forze armate e di polizia irachene.

 

Gruppo Parlamentare

Favorevoli

Contrari

Astenuti

AN    

    61  (100%) 

     0    (0%) 

     0    (0%)  

COM-IT

    15  (100%) 

     0    (0%) 

     0    (0%)  

DC-PS 

     2  (100%) 

     0    (0%) 

     0    (0%)  

FI    

   117  (100%) 

     0    (0%) 

     0    (0%)  

IDV   

    14  (100%) 

     0    (0%) 

     0    (0%)  

LNP   

     0    (0%) 

     1  (5.0%) 

    19 (95.0%)  

MISTO 

     9  (100%) 

     0    (0%) 

     0    (0%)  

RC-SE 

    36 (94.7%) 

     2  (5.3%) 

     0    (0%)  

RNP   

    15  (100%) 

     0    (0%) 

     0    (0%)  

UDC   

    35  (100%) 

     0    (0%) 

     0    (0%)  

UDEUR 

    11  (100%) 

     0    (0%) 

     0    (0%)  

ULIVO 

   195  (100%)